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5.0 su 10
"Mine vaganti" è, in fin dei conti, un film deludente da tutti i punti di vista. Ozpetek per rattoppare la distanza con il suo pubblico torna al suo primo amore: il film omosessuale. Ma non è Corsicato, tantomeno Almodovar. Ivan Cotroneo, bravo sceneggiatore, diventa vittima dello stesso regista. Questo film più che un atto di intelligenza o di vicinanza al mondo gay diventa una storia forzata, tipicamente corale, com'è nella tradizione cinematografica italiana, in cui tutto accade perchè nulla avvenga. Un pò come l'Italia di oggi, a quanto pare. Soprattutto dal punto di vista delle minoranze, con aperture e chiusure che non corrispondono mai a chiarezza. Come Pilato, Ozpetek, che nel genere ci bazzica e deve ringraziare una fetta del mondo lgbt per la sua affermazione, altrimenti tutt'altro che scontata, si lava le mani e da una parte propone la tematica con argomentazioni corrette, dall'altra ne fà un punto di partenze per una baracconata fuori misura, poco intelligente e consapevole, tanto linda da piacer al grande pubblico, tanto carica di clichè da piacer anche a chi ama i Vanzina. Il risultato è irritante e soprattutto non fà che minare la credibilità di un regista che, da "Harem" alle "Fate Ignoranti" era riuscito ad emergere con uno stile profondamente social-politico, non perfetto, eccedente anch'esso nei clichè e nel melò facile, ma almeno sincero. Un giro di boa, "La finestra di fronte", in cui la coppia Bova-Mezzogiorno faceva altisonare scintille di noia e solo Massimo Girotti riempiva la scena. Va dato atto che il regista turco ci abbia provato a seguire strade diverse. "Cuore sacro" era poco riuscito ma almeno un tentativo coraggioso; "Un giorno perfetto" era, tolti gli attori, orrendo. A questo punto, box-office fermo, Ozpetek cerca di tornare al vecchio amore per i film che toccano la tematica omosessuale. Peccato che non ci sia un minimo di coinvolgimento e che il progetto sembri studiato a tavolino, dalla scelta dei protagonisti, Scamarcio e Preziosi, al recupero di grandi attrici come la Occhini e al solito pastiche corale, famigliare, della commedia all'italiana. Ozpetek ha perso anche lo stile, inteso come apparato formale, ed è diventato quasi un regista di fiction Rai. Gli consigliamo di dedicarsi a questo e di trattare altro, perchè Gus Vas Sant, Almodovar oggi, con tutti i loro discepoli, e Fassbinder tempo fa, sono altra roba. Dite a Fantastichini che recitare non significa gigioneggiare, alla Savino che lo studio compito è passato di moda, allla Grimaudo che il medesimo carattere ovunque, senza personalità, non permette di valutarla appieno. Brave la Ricci e la Occhini, Scamarcio non è il nostro Robert Pattinson. Nonostante la monoespressione. Preziosi sembra echeggiare un'antipatia mostruosa, ma nella prima parte del film, è il carattere migliore, per poi diventare invisibile senza ragione.
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