Dodici anni sono passati da quel fatidico 11 settembre 2001 che mise in ginocchio l’America e, con essa, anche molte delle nostre certezze. Vorremmo commemorare questo anniversario in maniera diversa.
Non parleremo dei fatti e delle vittime, ben presenti nella mente di tutti, in quei fotogrammi indelebili che hanno portato l’orribile scenario della morte in diretta, bensì delle ipotesi di complotto e delle verità insabbiate che si sono sviluppate nel corso di questi anni.
Naturalmente si parla soltanto d’ipotesi: non vi sono certezze. Ma in 12 anni il quadro nelle menti dei ricercatori della verità sull’11 settembre è avanzato, è cambiato, al punto da poterle dichiarare plausibili.
Si è affermato che gli aerei non abbiano fatto crollare nulla e che siano stati “lanciati” contro le Torri Gemelle solo per un fatto di scena televisiva, per poter asserire un attentato islamista. In realtà, le Torri sarebbero state “preparate” in precedenza con delle cariche esplosive: più precisamente con un composto bellico detto Termite che, una volta innescato, brucia a quasi 3 mila gradi, ed è quindi in grado di fondere l’acciaio. La Termite è utilizzata nelle cariche cave delle armi anticarro per perforarne le corazzature. Tracce di questo esplosivo sarebbero state ritrovate nei detriti del W.T.C.
Nelle viuzze posteriori, nei giorni che precedevano l’accaduto, sarebbero stati avvistati una quantità di camion di traslochi che scaricavano colli voluminosi e coperti da teli grigi: scrivanie, computer, poltrone, mobili da ufficio o qualunque altro oggetto.
Come si ricorderà, la polizia di New York arrestò 5 uomini che festeggiavano l’esplosione delle Torri, fotografandosi a vicenda con alle spalle le torri in fiamme; questi giovani, tutti israeliani, appena dimessi dal servizio militare, lavoravano come facchini per un’azienda di traslochi, la Urban Moving Systems, di proprietà di un israeliano tuttora ricercato. Il sospetto è che questo team di facchini abbia trasportato all’interno delle torri i materiali necessari all’attentato, esplosivi e cavi, in forma di colli voluminosi coperti da teli. Il fatto che fossero stranieri spiega alcune cose: e cioè che nessuno abbia parlato. Chi sa è tornato in Israele e tace, anche perché furono immediatamente espulsi.
All’interno delle Torri vi erano sempre lavori in corso. Tecnici ed ingegneri, è probabile fossero esperti di esplosivi, e potevano lavorare e agire tranquillamente, senza mai dare nell’occhio.
Si aggiunga che la “security” delle Twin Towers, l’11 settembre 2001 non era quella solita. Il capo era nuovo, al suo primo giorno di servizio. Era John O’Neill, ex alto funzionario dell’FBI che s’era dimesso ad agosto insinuando che la nuova amministrazione Bush ostacolasse le ricerche su Bin Laden e Al Qaeda. O’Neill morì sotto le macerie, proprio nel suo primo giorno di lavoro. La preparazione degli edifici, sempre se c’è stata, è avvenuta prima che egli prendesse servizio.
La maggior parte dei piani erano sfitti, poiché le Twin Towers avevano costi proibitivi, tanto che Rudolph Giuliani, l’allora sindaco di New York, voleva farle abbattere per costruire al loro posto edifici più moderni. Dentro quei piani vuoti ci potevano lavorare ogni genere di “operai” e “tecnici”, una volta chiuse le porte. Altri particolari? L’interruzione di corrente il giorno prima: molte aziende dovettero fare il back-up dei loro computer.
Queste le ipotesi di complotto. Inverosimili, assurde, dite pure quello che volete, ma è bene che il lettore ne sia messo comunque a conoscenza. Naturalmente c’è chi sostiene che non siano ipotesi attendibili e non si possa parlare di “lancio di agenzia”, poiché le voci giravano già dal 2009 e si tratterebbe di una bufala opportunamente tirata fuori dall’armadio delle teorie complottiste ad ogni anniversario della tragedia. Un po’ come quella della sciagura di Lady Diana.
Ad ognuno di noi spetta crederci oppure no, certo che la teoria delle cariche esplosive, disposte all’interno delle due torri in precedenza, spiegherebbe il perché, in pochissimo tempo, strutture progettate per essere indistruttibili, siano crollate sotto gli occhi di tutti, in diretta televisiva, come miseri castelli di carta.
Written by Cristina Biolcati