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Il dilemma tuttavia è che c'è subito uno squadramento di fondo a scattare e a sgretolare rapida la costruzione delle dinamiche di "Two Mother", dinamiche che, nella loro spessa assurdità, se maggiormente curate avrebbero potuto portare senza dubbio a dei frutti quantomeno più maturi. Ogni cosa nella pellicola della Fontaine accade infatti con estremo e puntuale schiocco di dita, qualsiasi svolta o colpo di scena, oltre che telefonato, vien montato in maniera priva di logica e di credibilità, affossando così la narrazione prima ancora che questa possa entrare nel vivo ed esplodere nei crismi previsti. Già l'ambientazione, isolata dal mondo e paradisiaca, sembra non possa servire ad altro che a inoltrare i protagonisti in quello che dovrà essere lo scenario programmato, irrobustita inoltre da una totale e incomprensibile separazione dalla vita cittadina che per niente aiuta i due fusti figliocci a frequentare coetanee in grado di tagliare quel cordone ombelicale sul quale le loro madri evidentemente hanno preferito ordinare un nodo.
L'entrata in quella che dovremmo assaporare come un'atmosfera torbida e insostenibile, dove entrambe le donne accettano l'una l'errore e il perseverare dell'altra, si subisce quindi con particolare tranquillità, come se finalmente la pellicola si fosse slacciata da catene inutili per cavalcare lo scopo principale che a rilento stava cercando di raggiungere. Ma purtroppo "Two Mothers" nella sua scrittura a filo d’osso e malnutrita dimostra di non saper offrire molto altro all'infuori del gioco perverso che mette in scena e che privo di regole finisce per intrappolare i suoi partecipanti e mai i suoi spettatori, affonda l'acceleratore sopra di esso e lo porta all'estremo girandoci un po’ intorno per temporeggiare, massacrando le sue pedine e producendo pesanti danni collaterali a chiunque decida di entrare in contatto con loro.
Serve l'inquadratura finale ad Anne Fontaine per contattare la regolare ispirazione e scovare il segreto per colpire in immagini, racchiudendo con esse, al meglio, il significato della tratta che fino a quel punto aveva faticato a protendere. Succede quando metaforicamente muove i suoi burattini portandoli a naufragare nell'iceberg delle scelte che oramai nessuno di loro ha più né il coraggio e né la voglia di rivedere per via della paura di uscire nuovamente da quel piccolo paradiso, divenuto inferno, lontano dal quale adesso vivere si è tramutato incarico faticoso come non mai.
Ma ciò è solo un bagliore scatenato in ritardo, una luce troppo esigua per andare a salvare l’intera posta in palio.
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