E' già Ieri -2011-
Gli antieroi sono sempre dei protagonisti con una marcia in più.
L'alone di cattiveria che li circonda, i sentimenti contrastanti che fanno nascere e la difficile adesione al loro punto di vista che pone dubbi morali e non, sono un'arma vincente che in questi ultimi anni ha visto Walter White uscire vincitore ed esempio perfetto di quanto detto.
Joseph non è certo da meno, visto che la sua entrata in scena lo vede uccidere in una scarica d'ira il suo amato cane, che lo aspetta devoto fuori di un pub dove l'uomo ha (decisamente) bevuto e (fortemente) scommesso.
Joseph non è certo una persona amabile, anzi, ma dietro la crosta di duro, dietro la facile propensione alla violenza e all'alcool, si nasconde anche una fragilità che è da scoprire, un bisogno di tenerezza e una difesa di questa tenerezza che Paddy Considine ben svolgerà nel suo film.
Tra una scazzottata e una bevuta, la vita di Joseph andrà a scontrarsi con quella di Hannah, apparentemente il suo opposto, donna devota che lo accoglie nel negozio di carità con una preghiera, diventando così una fonte salvifica che non potrà però sottrarsi alla cattiveria e alle sentenze dell'uomo. Quello che però nemmeno lui sospetta, e forse mai avrebbe voluto sapere, è che anche Hannah ha la sua guerra da combattere, le sue umiliazioni da subire, con un marito alcolizzato e violento che la fa vivere nel peggiore degli incubi.
E così, con un impensabile ribaltamento delle posizioni, sarà proprio la donna a trovare in un uomo per certi versi simile al marito un'ancora di salvezza, un rifugio sicuro in cui sentirsi protetta.
Ma i due sono forse la punta dell'iceberg di un quartiere dove le risse e le sedute al pub sono all'ordine del giorno, dove i figli vengono lasciati in strada per stare con l'uomo di turno, dove l'uomo di turno ha un cane feroce pronto ad essere aizzato contro chiunque, dove però alla morte di un amico ogni screzio passato viene dimenticato, e onorare degnamente il proprio caro diventa un obbligo e una possibilità di perdono.
L'Inghilterra che racconta Considine è quella della periferia, quella con il proprio posto fisso al pub e una propensione eccessiva verso la violenza.
Nel mostrarcela, il regista non ci risparmia nulla, non ci risparmia gli occhi pesti di una moglie, il volto deturpato di un bambino o l'insensato stupro da parte di un marito despota ma debole.
Nel girone infernale in cui ci porta, una speranza e una moralità seppur del tutto personale, è ancora possibile, e così ci si trova a simpatizzare con Joseph, a sperare in una sua redenzione e in una possibilità di miglioramento che potrebbe così essere la speranza per un cambiamento generale.
I toni cupi del film si fanno così opprimenti, certo, ma capaci di sprazzi improvvisi di sole, accompagnati da canzoni folkloristiche che riescono a strappare un sorriso.
In questo ambiente, si muovono alla perfezione un Peter Mullan per molti versi simile a Frank Gallagher, e due conoscenze che sempre più spesso incontro nel mio cammino: Olivia Colman, apprezzatissima in Broadchurch qui incredibilmente commovente, e Eddie Marsan, adorato in Still Life e presente pure in Ray Donovan, qui particolarmente odioso.
Conquistato il cuore del pubblico, Tyrannosaur (la spiegazione del titolo è tutta da scoprire) ha fatto incetta di premi qua e là, tra Sundance e BAFTA, tutti decisamente meritati, facendo uscire ancora una volta vincitore l'antieroe protagonista.
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