Magazine Concerti e Festival
E' difficile iniziare questo post senza essere assalito dall'onda del ricordo e senza quel pizzico di commozione per una serata speciale. Se non è possibile stilare una classifica dei concerti degli U2 di quest'estate. E' possibile dire di alcune emozioni che hanno lasciato e di quello che hanno significato per quelli che come me, con ignoranza ma cuore aperto, vi si sono avvicinati, prima che qualche stilla di quel sangue bollente benedetto venga a essere rinnovata...
Venerdì è iniziata diversamente dalle altre volte. C'era naturalmente l'ansia di andare allo stadio e respirare l'atmosfera, ma c'era anche il posto tribuna, che dava la possibilità di non arrivare troppo presto. Non so se sia meglio o peggio. Alla fine, dove sei conta meno di come sei e del con chi... Certo il prato ha un fascino diverso, ma da subito mi è piaciuto anche poterlo per una volta guardare dal di fuori, come in una di quelle scene da film in cui la tua anima si distacca dal corpo. Io mi sono visto con Mario sotto al palco, nel pit di fronte ad Adam, e mi guardavo dal di fuori, esterrefatto e beato... Poi appena è partito Space Oddity, sono ritornato in me e tutto ha iniziato a funzionare in questo rito ormai studiato di mosse, scene, suoni e colori che ho finalmente visto anche da un'altra prospettiva...
Ed è stata luce, solo luce nei miei occhi e suono nelle mie orecchie e nella mia stonatissima voce, che ha potuto però volare insieme alle altre... E' stato un incredibile vedere le mani di migliaia di persone muoversi insieme, allo stesso ritmo. Fermarsi insieme. Respirare in un attimo tutta l'aria intorno e tirarla fuori solida, in una fantastica esplosione di strumenti meglio o peggio accordati, ma diversamente straordinari... E poi la coreografia di "I still Haven't found what I'm looking for" che ha fermato il cuore di tutti per poi farlo ripartire di colpo, accelerato insieme alle note di Edge e alla voce di Bono rilanciate con violenza. In un minuto lunghissimo in cui tutti hanno guardato intorno e hanno visto solo un One unire l'Italia e l'Irlanda con in mezzo quattro signori ancora ragazzi e 75000 persone che li considerano degli amici...
E poi è arrivata Bad. Attesa da molti in modo quasi maniacale, è stata una enorme perla nera che ha scintillato nella notte di una Roma dove tutto poteva succedere. E quando i "quattro migliori amici", signori della musica di oggi, di ieri e di un prossimo domani, si sono trovati insieme al centro del palco, io ho visto solo 4 ragazzi nati cinquant'anni fa che si divertivano a suonare insieme, con l'incoscienza di chi vuole dire qualcosa e trasmettere una sua emozione. Bono a fare il maestro di un'orchestra dall'immaginazione infinita con sette note diventate 700, 7000, 70000... Ed ognuno ha avuto la sua nota, felice, triste o semplicemente vibrante, e la ha potuta portare a casa...
E poi il resto. Visi felici, sguardi attoniti semplicemente estasiati, una comunità unica. Una One cantata abbracciati e un Where the Streets have no name urlato ancora una volta per dare indietro almeno un millesimo di quello che si è ricevuto...
Non è con tristezza che guardo alla fine di questa estate con gli U2. E' stata un'estate magnifica, dove ho potuto vivere eventi che porterò con me. Dall'aereo che mi ha portato a Torino fino all'auto che mi ha riportato a Napoli, è stato un lungo viaggiare nel tempo e nello spazio alla ricerca coronata da successo di quello che tanti di noi cercano e forse non trovano (but I'm still running!): un'emozione da ricordare nei momenti allegri e un ricordo che illumini quelli bui...
Grazie Mario, perchè mi hai coinvolto: io la mia emozione ce l'ho...
E grazie U2...
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