L’applicazione Uberpop sta dividendo il Paese ed il governo. Sugli aspetti positivi dell’applicazione molto è già stato detto; il fenomeno fa sicuramente parte della più generica tendenza, prodotta dalle tecnologie della comunicazione, di dare a tutti la possibilità di prestare servizi che non richiedono competenze particolari: un esempio di ciò è come Airbnb abbia enormemente allargato l’offerta nell’ambito dei soggiorni a pagamento.
Un’ottica tutto sommato trascurata è quella dei tassisti, i veri, intimi e profondi avversari di Uber; sono loro infatti che si troverebbero di fronte un nuovo, invisibile concorrente: la gente! Lo scenario può sembrare un po’ naif, ma considerate che la categoria che subisce direttamente il danno in questo caso non è quella dei classici e stereotipati monopolisti, seduti dietro una scrivania e timorosi per la perdita di qualche punto di profitto, parliamo piuttosto di lavoratori/imprenditori, che vivono l’applicazione come una concreta minaccia alla sicurezza economica.
Abbiamo dunque chiarito la “forma” del problema: si può danneggiare acutamente un gruppo specifico per arrecare alla società un beneficio? Raramente IlBocconianoLiberale parteggia per la comunità, ma questo è uno di quei casi; dal nostro punto di vista infatti il mondo si evolve nel tempo sfruttando un semplice quanto antico concetto di efficienza: un mestiere che grazie a sviluppi scientifici o applicazioni tecnologiche è ora sostituibile con una funzione più economica (che sia svolta dalla collettività o da gruppi specifici è indifferente) tende, lentamente, ad essere da questa sostituito.
Con la categoria dei tassisti è infine facile avere un rapporto sentimentale di estrema gratitudine spesso dovuto a disparati salvataggi notturni, ma le logiche in termini più estesi sono diverse e se così non fossero vivremmo ancora tra lampionai, tagliatori di ghiaccio, intrattenitori di operai, spadari, svegliatori, cristallari, ascensoristi e conduttori di carrozze.
Nicola Rossi