La legge - Il Parlamento ungherese ha approvato a maggioranza dei due terzi la “legge-bavaglio”, riforma che prevede un ampio controllo da parte dello Stato su tutti i media. Tra le misure adottate la possibilità da parte dell’Autorità nazionale per le telecomunicazioni, nominata da Fidesz, lo stesso partito del premier Viktor Orban, di sanzionare tutte le testate giornalistiche in caso di “violazione dell’interesse pubblico”. Tra le misure più restrittive,
la soppressione delle redazioni di giornali e radio in modo da concentrare tutta l’informazione primaria sull’agenzia di stampa nazionale Mti, finanziata dallo Stato; l’istituzione di un tetto del 20 per cento per la cronaca nera nei telegiornali; l’imposizione per le radio di inserire almeno il 40 per cento di musica ungherese; multe pesanti a tutti gli organi d’informazione nel caso di “violazione” di un non meglio specificato “interesse pubblico”, per articoli “non equilibrati politicamente” o “lesivi della dignità umana”, con cifre che vanno da 700 mila euro per le tv, a 89 mila per i giornali e siti internet. Ma il provvedimento che davvero rischia di minare alle fondamenta il diritto di essere informati per i cittadini ungheresi è costituito dall’obbligo per i giornalisti di rivelare le proprie fonti per questioni legate alla “sicurezza nazionale”. Una sicurezza nazionale via via stabilita dal potere politico a seconda delle convenienze che potrà arrivare sino alla confisca da parte delle autorità investigative degli strumenti e dei documenti del cronista anche prima di aver identificato un delitto.
Dott Fabio Troglia
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