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UCRAINA: Arrivano i soldi occidentali, meglio tenersi la corruzione?

Creato il 09 aprile 2014 da Eastjournal @EaSTJournal

Posted 9 aprile 2014 in Russie, Ucraina with 1 Comment
di Pietro Rizzi

Corruzione

La Crimea è persa, l’est dell’Ucraina è in fermento, Putin afferma che la federalizzazione del Paese è necessaria per garantire protezione alle popolazioni di lingua e cultura russa e – per motivi non ancora chiari – mantiene le truppe al confine. La situazione è complicata, come ininterrottamente da alcuni mesi. Intanto però il Governo di Kiev ha firmato la parte politica dell’Accordo di Associazione con l’UE e sta trattando con loro, gli USA ed il FMI per ottenere gli aiuti economici necessari per poter andare avanti e sostituire i soldi promessi a Yanukovich dal Cremlino. In quest’ottica gli occidentali sono molto più cavillosi rispetto a Putin.

Lo zar di Mosca apriva la borsa facendo poco attenzione a cosa servissero questi soldi e soprattutto non chiedendo riforme. Anzi, la crisi cronica dell’economia di Kiev gli permetteva di minacciare la chiusura dei rubinetti del gas, di paventare aumenti del costo degli idrocarburi e di ottenere in cambio fedeltà politica. L’Europa, gli Stati Uniti ed il FMI non si possono permettere di versare soldi a fondo perduto: aiutare l’Ucraina è un obbligo derivante dal coinvolgimento avuto durante le fasi che hanno visto la fuga di Yanukovich e l’instaurazione di un nuovo governo, ma al tempo stesso hanno tutto l’interesse che l’Ucraina cammini da sola, anche perché altri soldi elargiti non sarebbero giustificabili di fronte ad un’opinione pubblica che non desidera un coinvolgimento economico in una zona al di fuori dei propri confini.

Ecco quindi che sono state date indicazioni chiare su ciò che l’Ucraina dovrà fare per ottenere aiuto e, qualora Kiev non ottemperasse, la borsa verrebbe chiusa. Se la Grecia – per fare un paragone azzardato – ha dovuto rinunciare a parte della propria sovranità per ottenere gli aiuti, pur essendo interesse della stessa Europa evitare che fallisse, l’Ucraina dovrà rinunciare a ben di più in cambio dei soldi. Non si farà ciò che vorranno i governanti ucraini: si farà ciò che vorranno le cancellerie occidentali. Putin, da questo punto di vista, era ben più conciliante di Obama, Barroso o della Lagarde.

Tra le riforme imposte c’è quella contro la corruzione: non è mistero che in Ucraina sia dilagante. Si fa strada l’idea che per combattere finalmente tale piaga sia necessaria un’azione forte, così come quella portata avanti da Saakashvili nel 2004. L’ex presidente georgiano, criticabile sotto molti aspetti, è forse l’unico nell’area ex sovietica ad aver affrontato proficuamente tale aspetto. Ma ci sarebbe da chiedersi come ciò sia possibile in Ucraina. Una riforma che risolva realmente il problema dovrebbe avere tratti straordinari. Sempre per rifarsi a Saakashvili, egli fece approvare, nell’aprile del 2004, una riforma del codice penale che inaspriva pesantemente le pene per il reato di corruzione. Al contempo portò avanti soluzioni shock come quella di licenziare, nell’estate dello stesso anno, più dell’80% del personale di polizia, settore tradizionalmente corrotto.

In un sistema come quello ucraino dove tale pratica fa parte della struttura economica e sociale del paese, le misure draconiane sono le uniche che potrebbero modificare una situazione che, va detto, è comunemente accettata. Vi sono due generi di corruzione: quella di “alto livello”, di competenza dei vertici dello Stato e degli oligarchi, che è un modo per destinare risorse statali agli amici: il caso di Yanukovich, tanto per capirci.

Vi è poi la corruzione “comune”, quella che supplisce allo stato sociale. Per passare un esame bisogna pagare una “commissione”, per ottenere un certificato serve una “bustarella”, per evitare una multa basta pagare una “mancia”. Chiamatele come volete, ma nell’immaginario collettivo ucraino questa forma di corruzione, sviluppata all’interno di tutta la società, è accettata e permette di ottenere più velocemente qualcosa che sarebbe dovuto o di evitare problemi.Allo stesso tempo permette a chiunque abbia un lavoro sottopagato, e cioè la quasi totalità della popolazione, di integrare il proprio salario. Come potrebbe un professore portare avanti le proprie ricerche con uno stipendio che non supera 250 euro al mese? come farebbe un poliziotto ad arrivare a fine mese se non chiedesse qualche “regalino” agli automobilisti? La lista potrebbe essere infinita. Ecco perché nella società ucraina questa forma di corruzione trova a parole tutti concordi nella critica, ma ben pochi, in realtà, vorrebbero che fosse modificata.

Ma se gli Usa, l’Europa ed il FMI impongono che la corruzione sparisca? Yatseniuk ha già dichiarato che agirà in tal senso, ma non ha ottenuto il 96% dei voti che aveva ottenuto Saakashvili prima di varare le riforme: non ha quindi sufficiente forza politica. Ma ammesso che dia il via libera ad un’azione del genere, nel grave contesto di crisi sociale e politica nella quale si trova l’Ucraina, siamo sicuri che non provocherebbe nuovi conflitti e non risulterebbe benzina sul fuoco? Si rischia così che a rimetterci siano gli Ucraini comuni e che la corruzione ad alto livello prosegua come prima. Oppure si rischia un malcontento popolare che sarebbe troppo pericoloso in questo momento. Insomma: passi la necessità della lotta alla corruzione, ma non ora, non col pericolo di far saltare tutto.

Tags: accordo di associazione, corruzione, europa, fmi, Pietro Rizzi, riforme, Saakashvili, Sovranità, Ucraina, Usa, Yatsenyuk Categories: Russie, Ucraina


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