Di Gabriella Maddaloni. Sembra sempre più plausibile l’idea che ci sia la pista terroristica dietro lo scoppio del gasdotto avvenuto martedì scorso in Ucraina, nella regione di Poltava. Il ministro dell’Interno ucraino Avakov sostiene infatti che la causa dell’esplosione sia una bomba. Il gasdotto in questione trasporta il metano in Europa.
Il presidente Poroshenko, intanto, citato da Interfax e Itar-Tass annuncia che Kiev “è pronta a cessare il fuoco in maniera unilaterale nell’Ucraina dell’est. Ci aspettiamo poi in tempi brevi di ottenere il sostegno al piano di pace presidenziale da parte di tutti i partecipanti agli avvenimenti nel Donbass (regione in cui avvengono i combattimenti, ndr). Offriremo un’amnistia a coloro che depongono le armi e non hanno commesso gravi reati, nonché un corridoio per dare ai mercenari la possibilità di lasciare il territorio del Paese senza armi”. In cambio, però, il governo chiede che i miliziani filo-russi liberino gli ostaggi e sgomberino gli edifici occupati.
Il Primo Cittadino ucraino ha poi aggiunto che il suo piano prevede 14 passi politici che saranno resi noti di qui a qualche giorno. Non solo. Sembra infatti che le misure adottate dal Presidente non si fermino qui. Intenzionato – almeno in apparenza – a risolvere la delicata questione del suo Paese avvalendosi della moderazione, e volendo anche “ripulire” l’immagine della classe politica ucraina, Poroshenko si è affrettato a compiere un rimpasto di governo.
Il leader ucraino ha infatti nominato stamane un nuovo Ministro degli Esteri: si tratta dell’ambasciatore ucraino a Berlino Pavel Klimkin, designato al posto di Andrii Deshizia. Quest’ultimo è stato deposto perché colpevole di aver insultato il Presidente Putin davanti a dei manifestanti in protesta fuori l’ambasciata russa a Kiev.
Oltre a Klimkin, Poroshenko ha proposto al Parlamento il primo vice-premier Vitali Iarema come nuovo Procuratore Generale al posto di Oleg Makhnitski. Iarema, esponente del partito Patria (populista, ma non radicale) sarebbe ritenuto più adatto all’incarico rispetto a Makhnitski, controverso esponente dell’ultra-nazionalista Svoboda e nominato Procuratore dopo i fatti di Maidan.