Posted 9 luglio 2013 in Slider, Ucraina with 0 Comments
di Gregorio Baggiani
La penisola della Crimea, con capitale regionale Simferopol, fino al 1954 regione della Russia, fu regalata da Krushchev all’Ucraina in quell’anno. Essa diverrà in futuro con ogni probabilità sempre di più un punto di frizione delle relazioni russo-ucraine. I fattori che determinano questo stato di tensione sono essenzialmente di tipo geopolitico: accesso al Mar Nero e problemi etnici. La maggioranza della popolazione della Crimea è costituita da russi, visti a Mosca come connazionali all’estero da proteggere, ma che potenzialmente possono anche fungere da “cavallo di Troia” per rivendicazioni territoriali da parte di Mosca.
Europa o Russia?
A ciò si aggiungono poi altre, ma tra loro interconnesse, problematiche di tipo geopolitico che caratterizzano le relazioni russo–ucraine, come ad esempio la scelta tra la futura appartenenza dell’Ucraina all’Unione Eurasiatica o la sua adesione all’Accordo di Associazione con l’Unione Europea oppure ancora il saldo dei debiti energetici dell’Ucraina nei confronti della Russia.
La flotta russa del Mar Nero
Inoltre, a turbare le relazioni tra i due Paesi vi è lo specifico problema rappresentato dallo status giuridico della base navale russa di Sebastopoli – condivisa peraltro con la Marina ucraina in base ad un trattato del 1997 che prevedeva la suddivisione della Flotta del Mar Nero tra Russia ed Ucraina – che l’Ucraina vorrebbe controllare maggiormente dal punto di vista militare e politico ed anche amministrativo, imponendo quindi alla Russia maggiori costi per il suo affitto.
La Russia, ovviamente, desidera invece condizioni a lei più favorevoli per questo punto di appoggio dal valore strategico per il controllo del Mar Nero e dell’area caucasica meridionale, (in particolare la Georgia e soprattutto le sue enclavi ormai sotto il controllo russo dell’Abkhazia sulla costa del Mar Nero e dell’Ossezia del sud) e del Mar Caspio. Tutti elementi che la Russia considera parte integrante della sua sfera di influenza e di sicurezza. Essa viene concettualizzata ed attuata in primis mediante il dispiegamento della propria presenza militare ed economica nell’area al fine di garantire il transito delle pipelines o di sedare eventuali crisi regionali che possano mettere a rischio la stabilità e soprattutto allo scopo di impedire l’allargamento della Nato. Per questo motivo Mosca considera ogni tentativo di controllare i movimenti della sua flotta da parte dell’Ucraina un’indebita ingerenza politica, anche attraverso mezzi indiretti come i controlli doganali od amministrativi che ne rallentino l’attività portuale od il processo di rinnovamento della sua flotta e quello delle infrastrutture portuali.
Le implicazioni strategiche di ciò sono evidenti: ogni ingerenza da parte ucraina nei movimenti della Flotta russa del Mar Nero, siano esse di tipo doganale-amministrativo o di tipo politico (come nel caso dell’esplicita autorizzazione richiesta dal governo ucraino – rascrescitelni poriadok- per lasciare la base navale e raggiungere le eventuali zone di crisi situate al di là dei confini ucraini, come accadde durante la crisi russo-georgiana del 2008 da parte dell’allora Presidente Yushchenko, tuttora in vigore) lederebbe la sovranità dello Stato russo e diminuirebbe fortemente l’efficienza militare dello strumento navale pregiudicandone irrimediabilmente quindi l’efficacia strategica e politica.
Prove di separatismo?
Il problema rappresentato dalla base navale di Sebastopoli, che ospita circa il 70% della flotta russa del Mar Nero (il resto delle unità russe sono stazionate nel porto russo di Novorossiysk che nel 2020 si prepara ad accogliere gran parte della flotta) e il cui affitto è stato recentemente rinnovato fino al 2042 in cambio di condizioni più favorevoli nei pagamenti energetici alla Russia - e dalla Crimea nel suo complesso, non è però esclusivamente di tipo internazionale, cioè unicamente tra Mosca e Kiev, ma anche di tipo interno perché in Crimea esiste effettivamente un separatismo locale che reclama l’annessione a Mosca oppure un’autonomia molto estesa da parte del governo di Kiev. La questione è rimasta finora sotto controllo per “buona volontà” delle parti coinvolte. La Duma russa ha già diverse volte dichiarato nullo per incostituzionalità l’atto di cessione della Crimea all’Ucraina del 1954, ma l’atto non è mai stato finora formalmente ratificato dal Presidente russo, consapevole della delicatezza della questione. Staremo quindi a vedere come evolverà in futuro la situazione, sotto l’occhio attento della comunità internazionale (in particolar modo Ue e Nato) che considera, giustamente, quest’area fondamentale per la salvaguardia della sua sicurezza e dei suoi interessi energetici e geopolitici.
—
Gregorio Baggiani si occupa degli ultimi decenni di esistenza dell’ex Unione Sovietica. Attualmente è collaboratore scientifico presso la cattedra di Storia dell’Europa Orientale/Storia delle Relazioni internazionali presso l’Università “Roma Tre”. Partecipa per conto del Ministero Affari Esteri alle missioni di osservazione elettorale Osce/Odihr nelle aree ex-sovietiche e nei Balcani. Collabora, tra le altre, con la rivista de Il Mulino.
Tags: Crimea, flotta russa del Mar Nero, Gregorio Baggiani, Russia, separatismo, Ucraina Categories: Slider, Ucraina