A prima vista sembra un vasto e violento tumulto in favore dell’Europa, quello che da mesi sconvolge l’Ucraina. Un tumulto che ci sorprende, ci scombussola: possibile che l’Unione accenda le brame furiose di un popolo, proprio ora che tanti nostri cittadini la rigettano?
È possibile, ma a condizione di decifrare l’insurrezione: di esplorarne i buchi neri, gli anfratti. Di capire che la dimissione del premier Azarov non metterà fine alla rabbia, all’anarchia. A condizione di non consegnare l’Ucraina al nero della solitudine e mantenere però la mente fredda: che analizza, distingue la superficie visibile dai sottofondi. A condizione che l’Europa sappia di essere non solo simbolo, ma pretesto per abbattere il regime di Kiev. Che diventi motore degli eventi, smettendo di vedere se stessa come Empireo immune da difetti che abbraccia i cieli inferiori ma senza responsabilità. Lo sguardo europeo è attratto dagli esotismi, ed esoticamente lontana è Piazza-Europa, chiamata dagli ucrainiEuromaidan. Incapace di far politica, l’Unione commenta con pietrificati sermoni sui propri valori il film atroce, fatto d’incendi e lividi paesaggi, che vediamo in Tv.
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