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UCRAINA: La repubblica sovietica di Donetsk e una storia che si ripete

Creato il 28 aprile 2014 da Eastjournal @EaSTJournal

Posted 28 aprile 2014 in Storia, Ucraina with 3 Comments
di Matteo Zola

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Durante le manifestazioni dei separatisti filorussi a Donetsk e nell’est dell’Ucraina, una bandiera viene sventolata insieme, e sovente al posto, di quella russa. Una bandiera simile a quella di Mosca che al posto del bianco ha il nero e che rappresenta quella che i separatisti filorussi hanno ribattezzato “Repubblica di Donetsk”. Ma questa bandiera viene da lontano, era infatti il vessillo della Repubblica socialista sovietica di Donetsk-Krivoj Rog, una repubblica sovietica fondata l’11 febbraio del 1918 e formalmente esistita fino al 17 febbraio del 1919. La storia che sta dietro questa bandiera ricorda, per certi versi, quella cui stiamo assistendo in questi mesi.

La Repubblica sovietica di Donetsk nacque infatti come reazione alla costituzione della Repubblica popolare ucraina, proclamata a Kiev nel dicembre del 1917. Già dal marzo di quell’anno Kiev era in subbuglio, dal 17 marzo al 2 aprile un grande congresso dei socialisti aveva promosso la creazione di un’assemblea locale (la Central’na Rada) che di fatto deteneva il potere in Ucraina pur rimanendo formalmente legata alla Russia.

A Pietrogrado (l’attuale San Pietroburgo), capitale dell’Impero Russo, nel febbraio del 1917 era andata in scena la Rivoluzione di Febbraio che portò alla caduta dello zar e alla formazione di un governo social-rivoluzionario guidato da Kerenskij. Tale governo aveva il compito di governare fino alle elezioni e alla Costituente che avrebbe dovuto dare alla Russia una nuova forma di governo. Kerenskij riuscì a indire le elezioni ma il fallimento nel tirare fuori la Russia dalla Prima guerra mondiale ne causò la fine: il Soviet di Pietrogrado, organizzato dai bolscevichi, fin da subito contese il  potere al governo provvisorio (e già da febbraio controllava l’esercito) e nell’ottobre del 1917 lo destituì durante i fatti della Rivoluzione d’Ottobre.

Alla Central’na Rada il passaggio di potere ai bolscevichi non piacque e, per tutta risposta, si proclamò indipendente nel dicembre 1917. La reazione dei bolscevichi non si fece attendere, essi tentarono un putsch che però fallì anche a causa della loro impopolarità, fu allora che l’Armata Rossa entrò a Kiev il 9 febbraio del 1918. In cerca di aiuti, Kiev firmò l’alleanza con la Germania, già in guerra con la Russia dal 1914. In poche settimane i tedeschi entrarono a Kiev e scacciarono i russi da buona parte dell’Ucraina ma il prezzo da pagare fu alto: la Central’na Rada venne esautorata con la scusa che non controllava più il paese (di fatto in mani tedesche) e Berlino prese il diretto controllo dell’Ucraina.

Intanto i bolscevichi fuggiti da Kiev si rifugiarono a Donetsk dove, nel febbraio del 1918, fondarono la Repubblica socialista sovietica di cui si è detto all’inizio, che però non resistette all’avanzata tedesca e nel marzo venne inglobata nella nuova Repubblica popolare ucraina controllata da Berlino. Durò solo un mese la Repubblica sovietica di Donetsk, fedele alla Russia benché mai riconosciuta dal Soviet di Pietrogrado, ma il suo ricordo è abbastanza forte da tornare oggi nelle bandiere dei separatisti filorussi.

Anche oggi c’è un governo a Kiev che ha proclamato una sorta di “indipendenza” da Mosca. Anche oggi quel governo, minacciato, si è rivolto alla Germania e all’occidente. E anche oggi quel governo sta perdendo il controllo della situazione.

Le analogia finiscono qui. La sorte dell’Ucraina di allora fu amara. Il potere tedesco, dopo aver esautorato la Central’na Rada, favorì la creazione di un etmanato (dal nome dello stato dei cosacchi ucraini del XVII° secolo) di fatto fantoccio di Berlino. Intanto crollava l’Impero austro-ungarico e nell’Ucraina occidentale si costituiva una Repubblica indipendente con capitale a Leopoli. La sconfitta dei tedeschi aprì le porte a una nuova fase di indipendenza anche per Kiev dove si ricostituì la Repubblica popolare guidata da un Direttorato che si unì a quella di Leopoli verso la fine del 1918.

Nel 1919 nuovamente i bolscevichi intervennero ed entrarono a Kiev. L’Ucraina divenne un campo di battaglia per l’Armata Rossa, l’Armata Bianca, la Polonia e i gruppi socialisti e anarchici locali. Tutti si contesero il corpo straziato del paese che venne poi spartito tra URSS e Polonia nel 1921 con il Trattato di Riga.

Questa storia, oltre a dirci qualcosa sulla bandiera dei filorussi, racconta di un paese la cui indipendenza è sempre stata impossibile. Calpesta, violata, spartita, mai ha potuto dirsi davvero “libera”. E nelle lotte che ci sono state per il potere spesso sono andati in scena personaggi controversi, da Machno a Bandera e – in tempi recenti – Timoshenko o i neofascisti di Svoboda. Ogni fase di passaggio ha i suoi profittatori, i suoi beneficiari, i suoi eroi e i suoi martiri. Spesso queste cose finiscono per coincidere. Questa storia ci dice anche che l’Ucraina che ha lottato ed è stata vinta parte da Kiev e va verso occidente. Al di là del Dnepr la musica cambia. Ed è una cosa su cui vale forse la pena di riflettere, anche se riflettere con i cannoni russi puntati alla tempia non è facile.

Tags: bolscevichi, filorussi, Machno, matteo zola, Repubblica popolare ucraina, Repubblica sovietica di Donetsk, rivoluzione d'ottobre, separatisti russi, Ucraina Categories: Storia, Ucraina


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