Posted 23 marzo 2014 in Russie, Ucraina with 4 Comments
di Davide Denti
Tutto era iniziato con un’intercettazione telefonica, fatta trapelare il 5 marzo da alcuni ufficiali dei servizi segreti ucraini rimasti fedeli a Yanukovych. Nella telefonata, il ministro degli esteri estone Urmas Paet informava la rappresentante UE per la politica estera, Catherine Ashton, di ciò che aveva sentito durante la sua ultima visita a Kiev, riferendo la sua interpretazione di un colloquio avuto con Olga Bohomolets, responsabile dei servizi medici sul Maidan e a cui era stato offerto un posto da ministero per gli affari umanitari (poi rifiutato) nel governo di coalizione di Arseniy Yatsenyuk.
“Olga dice che le persone uccise dai cecchini, i poliziotti e i manifestanti, sono stati uccisi dagli stessi cecchini. Mi ha fatto vedere delle foto, ha i referti dei dottori che dicono che si tratta dello stesso tipo di proiettili. Ed è preoccupante che la nuova coalizione [di governo] non voglia indagare questi fatti. C’è la percezione sempre più forte che dietro i cecchini non ci fosse Yanukovich, ma qualcuno della nuova coalizione”. Lapidaria la replica di Ashton: ”Credo che sia davvero necessario investigare”.
Il ministero degli esteri estone aveva confermato l’autenticità dell’intercettazione, spiegando anche che Paet si era limitato a riferire ciò che aveva percepito a Kiev senza dar conferma o avallare tali tesi: “Non ho dato giudizi. Ho solo espresso preoccupazione che se queste voci iniziano a vivere di vita propria, possono nuocere alla situazione in Ucraina”.
Ciò non era servito, tuttavia: l’intercettazione, ripresa dal network RT (Russia Today, finanziato e controllato dal Cremlino) e dall’agenzia di stato RIA-Novosti è stata subito brandita dalla propaganda filorussa come “prova” che a Kiev fosse in corso una guerra civile con uso di mezzi militari da entrambe le parti, e della partecipazione alle fasi più violente di elementi militari imprecisati, (forse agenti segreti americani, come è arrivato a sostenere anche Beppe Grillo in televisione, non si sa in base a quali fonti?) interessati solo a favorire l’escalation del conflitto e a screditare il presidente Yanukovych sparando loro stessi sulla folla (qualcosa di non dissimile dalla propaganda gran-serba al tempo dell’assedio di Sarajevo, laddove si accusavano i musulmani bosniaci di “bombardarsi da soli” per screditare i serbi e coinvolgere gli USA nel conflitto) – e ovviamente, secondo RT, Ashton sarebbe stata al corrente di tutto questo.
La dottoressa Bohomolets, chiamata in causa, aveva già smentito nei giorni successivi di aver fatto le affermazioni che Paet le attribuiva, chiarendo di non aver mai avuto accesso ai poliziotti feriti e di non aver pertanto alcun dato per affermare che si tratterebbe dello stesso tipo di ferite di arma da fuoco di quelle dei manifestanti. Tuttavia, nel nostro paese la smentita non era arrivata con la stessa portata mediatica delle prime affermazioni, lasciando spazio alle varie teorie del complotto.
Ora Bohomolets ripete la sua versione e smentisce ogni possibile coinvolgimento di “cecchini dell’opposizione” anche ai media italiani, attraverso un’intervista a Daniele Raineri, inviato del Foglio a Kiev:
“E’ un grandissimo equivoco [a total misunderstanding]“ spiega Bohomolets a Raineri. ”Io parlo soltanto di cose certe e la certezza è questa: ho visto soltanto cadaveri di manifestanti. Non ho visto neanche un poliziotto ucciso e quindi non avrei potuto dire che c’è la stessa mano dietro”. E aggiunge:”La stessa cosa peraltro, l’ho già spiegata al Telegraph e alla Bbc… Quel giorno ho visto dodici persone morire sotto i miei occhi soltanto in due ore. Non abbiamo avuto nemmeno una chance di salvarli, perché erano spari precisi: alla testa, al cuore”.
Novantaquattro persone sono morte negli scontri del 18-20 febbraio a Kiev, e altre 900 sono rimaste ferite. Con il decesso di diversi feriti, il conto dei morti ha superato oggi quota cento. Le nuove autorità di Kiev hanno avviato un’inchiesta sull’uso di cecchini: secondo il procuratore generale d’Ucraina Oleg Makhnitski, in quota al partito Svoboda, gli indagati sono tutti cittadini ucraini. Nel frattempo, la guerra di propaganda della Russia continua, anche sui nostri canali, alimentata da quei media di “controinformazione” nostrani che, purtroppo, troppo spesso non verificano le proprie fonti e rincorrono il sensazionalismo, trasformandosi in utili strumenti per una battaglia che passa sopra le loro teste.
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