Si fa sempre più tesa la situazione a Donetsk, Ucraina orientale. Diversi testimoni oculari affermano di aver udito nelle ultime ore raffiche di mitragliatrici nella sede degli 007 ucraini: lo Sbu. Il palazzo è occupato dai separatisti.
Un inviato ANSA informa che aerei militari sorvolano la città. L’esercito regolare circonda Donetsk e ha intimato ai ribelli di andar via, altrimenti saranno “colpiti con precisione”. Nel frattempo, un corteo di 300 minatori è giunto in protesta a Piazza Lenin e, smentendo chi sosteneva fossero pro-governativi , sostiene di “manifestare per condannare la punitiva operazione militare delle forze ucraine”.
Non si ha, intanto, ancora nessuna notizia dei quattro operatori Osce scomparsi lunedì. Il leader dell’auto-proclamata Repubblica di Donetsk, Denis Pushilin, sostiene in merito alla faccenda che “da Kiev ci si può aspettare di tutto. Non sappiamo nulla, nemmeno dove siano”.
Iuri Ushanko, consigliere del Cremlino, afferma che “con la forza non si otterrà nulla nell’est dell’Ucraina, e sarà sempre più difficile, in questo modo, organizzare un dialogo tra Kiev e le regioni separatiste di Donetsk e Lugansk”. Parole apparentemente giustissime. Viene però da chiedersi se il Cremlino ignori il fatto che due notti addietro un convoglio armato russo sia entrato clandestinamente in Ucraina allo scopo di fomentare ulteriormente le violenze.
L’Ue esorta intanto il presidente russo Putin a collaborare attivamente col nuovo presidente Poroshenko “per favorire il dialogo e una de-escalation delle tensioni tra l’Ucraina e le regioni separatiste, usando la sua influenza a ritirando le sue forze armate dai confini”.