Di Gabriella Maddaloni. Qualche timido, apparente segnale di distensione dalla Russia? Nelle ultime ore, infatti, la Camera Alta moscovita ha approvato quasi all’unanimità, con 153 voti e un solo “no”, la revoca per intervenire militarmente in Ucraina. Tale revoca c’è stata su richiesta del Presidente russo Putin.
Era stato proprio Putin, lo scorso primo marzo, a richiedere l’autorizzazione per far intervenire le forze armate russe in Ucraina, quando si era in piena “crisi Crimea”. Il vice-ministro degli Esteri russo Grigori Karassin fa intenderecome questo gesto sia un segnale di de-escalation da parte di Mosca riguardo la crisi ucraina, esprimendosi così: “ci auguriamo che i segnali positivi lanciati da Putin saranno colti dal mondo, ma soprattutto dall’Ucraina”.
La notizia della decisione presa dal Consiglio della Federazione russa arriva qualche ora dopo le parole del segretario Nato Rasmussen. Costui aveva annunciato la possibile revisione dei rapporti tra Usa e Mosca, giacché “non c’è nessun segno che la Russia rispetta i suoi impegni internazionali”.
Anche il ministro degli Esteri della Gran Bretagna, William Hague, aveva sottolineato “la possibilità che l’Ue prenda sanzioni più dure, se ne è parlato anche lunedì a Lussemburgo”, perché “il piano di pace del Presidente ucraino Poroshenko è molto buono e saggio, e mentre accogliamo le parole della Russia, non abbiamo visto ancora azioni per rispettarlo”.
La Cancelliera tedesca Merkel, in un discorso al parlamento di Berlino, ha accolto con molto favore la decisione di Mosca, ma ci ha tenuto a sottolineare che “le sanzioni torneranno all’ordine del giorno” se la situazione non progredirà. “La diplomazia è da preferire a tutto il resto e aiuteremo dove ci sarà possibile, ma ci vogliono progressi sostanziali per avviare un dialogo duraturo”.
Da un punto di vista pratico, comunque, non ci sono stati miglioramenti finora. Nonostante i “cessate il fuoco” ordinati tanto da Kiev, quanto dai separatisti negli ultimi giorni, in Ucraina continuano ad esserci scontri armati e morti da ambo le parti.
Il Ministro della Difesa ucraino Mikhailo Koval informa, citato dalle agenzie, che dallo scorso marzo 142 soldati ucraini sono morti negli scontri in Crimea e nelle regioni orientali. Questo, mentre il portavoce dell’esercito ucraino Vladislav Selezniov precisa su Facebook che i filo-russi avrebbero attaccato l’esercito regolare “per almeno 44 volte negli ultimi tre giorni, a dispetto della tregua”. Selezniov aggiunge poi che ci sarebbero dei filmati che mostrano la ripetuta violazione del “cessate il fuoco”.
Oggi sarebbero stati liberati più di 10 ostaggi in uno scambio di prigionieri avvenuto tra separatisti filo-russi e forze armate ucraine. A livello internazionale si parla a vuoto da mesi di “segnali di distensione”, e intanto vite umane vengono usate come “merce di scambio” nel migliore dei casi, quando non vengono uccise.