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UCRAINA: Yanukovich, lasci o raddoppi?

Creato il 09 dicembre 2013 da Eastjournal @EaSTJournal


di Pietro Rizzi

Femen In Topless E Slip Urinano Sulla Foto Di Yanukovich 5

Dopo la decisione del Presidente Yanukovich di non firmare l’Accordo di Associazione con l’UE ci eravamo emozionati a vedere la popolazione scendere in strada. Maidan, la piazza principale di Kiev, non era così piena di manifestanti dai tempi della Rivoluzione Arancione e le proteste, seppure forti, si mantenevano pacifiche.Yanukovich aveva saputo dimostrare, fino a quel momento, una capacità di gestione delle trattative sui due tavoli, russo ed europeo, che pochi avrebbero previsto e, nonostante la gente in strada, la situazione si manteneva completamente sotto il controllo.

Colpo di scena: il 30 novembre, alle 4.30 di notte le forze speciali, i Berkut, intervengono in massa a sgomberare Maidan dove poche migliaia di manifestanti pacifici rimanevano accampati dopo le proteste giornaliere. Le scene sono raccapriccianti: manifestanti colpiti con manganellate, persone a terra malmenate da poliziotti, giovani grondanti di sangue. Scene di altri tempi.

Inizia così un teatrino della politica: l’opposizione chiede le dimissioni del Presidente; l’Unione Europea critica quanto accaduto; la Baronessa Ashton, Alto Rappresentante degli Affari Esteri, si sveglia dal torpore ed esprime “rammarico”; il Primo Ministro Azarov da un lato urla che “l’Ucraina non è la Libia o la Tunisia” ma dall’altro fa sparire Valery Koryak, capo della polizia di Kiev; gli ex capi di Stato Kravchuk, Kuchma e Yushenko affermano congiuntamente che sarebbe opportuno firmare gli Accordi di Associazione.

Il migliore però è di certo Yanukovich. Fuori Kiev, si dice per paura, valuta se dichiarare lo stato d’emergenza e viene dissuaso solo dalle critiche delle potenze occidentali. Critica l’operato della polizia, come se un migliaio di teste di cuoio potessero intervenire senza il suo permesso, e chiede che vengano svolte indagini. Afferma che farà di tutto per avvicinare l’Ucraina all’Unione Europea, inviando anche una delegazione a Bruxelles, salvo intrattenere quotidiane conversazioni telefoniche col Cremlino come se volesse farsi suggerire la linea. Nel dubbio decide poi di confermare il viaggio in Cina; la situazione è critica, ma lo stato dell’economia è ancora più traballante.

L’Ucraina ha 15,3 miliardi di debiti da pagare nei prossimi due anni, il tasso d’interesse sui titoli di Stato in scadenza a giugno 2014 è passato in poco più di un anno dall’8,52% al 19,34% dimostrando che gli investitori stranieri iniziano a considerare possibile un default; la Cina ha già concesso un prestito di dieci miliardi di euro e sembrerebbe disposta a concederne altri in cambio di terra. Yanukovich non può proprio rimandare la partenza, approfittandone per fare una sosta a Sochi per incontrare Putin, che avrebbe dato disponibilità per aprire i cordoni della borsa nel caso in cui l’Ucraina considerasse l’ingresso nell’Unione doganale con Russia e Kazakistan e qualora le manifestazioni venissero limitate: Putin non vuole che le idee europeiste possano contagiare anche la sorella maggiore.
 

Le opposizioni non sono organizzate e mancano di leader forti: la Tymoshenko è in carcere e Klitschko non ha trovato la dimestichezza che ha sul ring. Il voto di sfiducia nei confronti del Governo è fallito e ci sono divergenze su quali debbano essere le azioni da intraprendere per mantenere accesi i riflettori. Il Presidente rischia, e per quanto la situazione non sia compromessa ci sono contromisure che potrebbe prendere il prima possibile. Per esempio spingere alle dimissioni l’intero Governo, incluso Azarov che finora si è dimostrato il falco.

Potrebbe altrimenti proporre una riforma costituzionale che modifichi la forma di governo da semi presidenziale a parlamentare. Oppure ci sarebbe sempre la possibilità di bussare alla porta dell’Europa chiedendo di firmare l’Accordo di Associazione, anche se questa è una remota possibilità soprattutto perché Putin certi giochini non li apprezza. Yanukovich non ha scaltrezza politica ed ha perso il controllo della palla: impegnato a pensare non farà assolutamente nulla, sperando che la protesta si spenga lentamente. Se così però non fosse gli consigliamo caldamente di guardare alla voce “Rivoluzione arancione”: potrebbe essergli utile in caso di fuga!

Foto: FP PHOTO / THOMAS SAMSON

 


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