The High Bridge (Tetsunori Tawaraya)
La lettura dei primi due volumi, come forse ricorderete, mi aveva lasciato delle sensazioni contrastanti. Se da una parte la mia esperienza di lettore di fumetti mi spingeva a cercare in ciò che avevo tra le mani un significato tradizionale, in termini di logica e intreccio, dall’altra parte rimanevo incantato dalla bellezza delle tavole al punto dal farmi sopraffare dall’irrazionale. Già al termine della lettura del primo volume, cosa che si sarebbe confermata mesi dopo con il secondo, avevo intuito che, se avessi voluto parlarne qui sul blog, non sarebbe stato possibile un approccio tradizionale. Pensare di poter recensire U.D.W.F.G. nello stesso modo con cui si è soliti recensire cinema e letteratura sarebbe completamente folle. La soluzione che ho infine trovato è stata quella di rifugiarmi nella suggestione e, una volta lasciatomene assorbire, permettere alle parole di eruttare incontrollate, così come esse si proponevano. È quello che farò anche stavolta.È nuovamente Mat Brinkman ad aprire le danze con il suo “Cretin: keep on creep’n creek”. Ora posso dirlo: sembra proprio che mi sia sbagliato quando, inizialmente, tentai di indovinare lo sviluppo della vicenda. Del resto, ho l’impressione che l’imprevedibilità sia la cifra stilistica di questo Autore, oltre al tratto cupo, quasi gotico, e la capacità di condensare le sue idee in poche, serrate tavole. Avevamo lasciato il nostro braccio senziente, butterato e squamato, alle prese con una moltitudine di creature di una mostruosità inaudita. Le ultime in ordine cronologico ne avevano ulteriormente minato la fisicità, riducendo il nostro ad un ammasso indistinguibile di forme. Nuovamente gettato tra i liquami putridi delle fognature giungerà per lui, tutt’altro che imprevista, una nuova forma di dannazione. Un altro minuscolo tassello di questa saga a tinte oscure che nessun autore avrebbe mai osato mettere nero su bianco.
Ask the sailor! Only the sailor can understand the voice of the sand! Torna anche “The Emanation Machine” di Miguel Angel Martin, che con il suo tratto pulito ed essenziale porta avanti la storia di personaggi alieni in un mondo alieno le cui regole ci sono ancora in gran parte sconosciute, ma che sembra reggersi su diverse forme di schiavitù. L’Autore sembra interessato alla dimensione sessuale e ne dissemina rimandi in tutte le tavole, ma rispetto alle puntate precedenti spinge decisamente l’acceleratore (dopo l'abbozzato gloryhole della seconda parte, eccoci invece servito un blowjob perfettamente esplicito, completo di “gran finale”). La verità sulla misteriosa Emanation Machine è ancora molto lontana dall’essere svelata, ma la direzione è quella giusta: quella che porta al largo dove, tra le onde, sorge il “Peak of the eternal light”, la cui cima si perde oltre le nuvole.
Hell (Paolo Massagli)
Tetsunori Tawaraya è ancora al timone di “The High Bridge”, la terza storia inclusa in questa raccolta. Nelle puntate precedenti avevamo assistito a epiche battaglie fra mostri subumani, creature anfibie e strani esseri alati. Nemmeno una parola era stata spesa per contestualizzare ciò di cui eravamo testimoni. Sorprendentemente, tutto ciò che non era stato detto prima ci viene scaraventato addosso in questo terzo episodio, dove si narrano le origini di questo mondo innaturale che già decadi prima era scampato alla distruzione. La discendenza di coloro che vennero sconfitti, oggi risorta dalla forma embrionale in cui era stata costretta, torna prepotentemente ad affacciarsi sui destini del mondo. Perché l’esito di questo scontro tra forze opposte sembra essere strettamente collegato con il destino dell’intero universo…In “Five Mantles” di Ratigher, avevamo lasciato i nostri eroi (anzi, le nostre eroine) all’affannosa ricerca dei tre mantelli ancora mancanti all’appello. Vagando tra i labirintici corridoi di un luogo apparentemente senza via d’uscita, finiranno per incontrare colui che ritenevano essere il loro padre. Ma la verità non è mai così semplice: lo capiranno a proprie spese, dovendo affrontare una situazione alla quale non erano preparati, mentre gli avvenimenti della loro vita passata restano ancora sepolti nel profondo della mente e non basta l’inattesa rivelazione a sbloccarne la memoria. Alla fine di questo terzo capitolo i principali interrogativi rimangono ancora insoluti, ma la fermezza dei protagonisti nel raggiungere il proprio obiettivo rimane inalterata. Per fortuna, non tutto è perduto e le risorse per togliersi dai guai non mancano.
L’ultimo racconto, “Hell” di Paolo Massagli, si era già rivelato in assoluto il più entusiasmante dal punto di vista estetico, perlomeno dal mio punto di vista di lettore ormai assuefatto allo “stile manga”. Come suggerisce il titolo, siamo all’inferno. Un inferno tutto al femminile nel quale vita e morte e rinascita si alternano senza soluzione di continuità. Ma non tutto è femmineo nel vero senso della parola, perché laddove vi è un dirompente lato femminile, evidenziato con grande entusiasmo nell’episodio precedente, vi è sempre una faccia nascosta che trasuda di ambiguità. E cosa può esserci di più ambiguo di un… gatto? La storia si rivela un divertissement ben congegnato, nel quale le premesse di una lotta epica si stemperano nella riconferma di un bizzarro status quo: a quanto pare all’inferno, così come in cielo o sulla terra, le regole della vita sono un po’ sempre le stesse. Un finale sorprendente per un’opera memorabile. Ancora una volta è Prepare to lose your soul l’avvertimento che ci giunge dalle pagine di U.D.W.F.G. Un avvertimento che cercheremo di non sottovalutare.
LtoR: Five Mantles (Ratigher); The Emanation Machine (Miguel Angel Martin); Cretin: keep on creepin' creek (Mat Brinkman)