di Stefania Mattana
La testa tagliata a fine Haka, secondo lui, è una mossa totalmente anitsportiva. A dire il vero, non è il primo che si lamenta di questo da quando, nel 2005, la Kapa o Pango ha esordito nei campi da rugby. Un gesto considerato da molti esagerato, che è scomparso dalle scene per un po’, per poi ritornare come ciliegina finale della danza Maori degli All Blacks.
Sheehan scrive che la gola tagliata rappresenti una reale minaccia mostrata dai neozelandesi verso i loro avversari. Un gesto che non trova spazio nella cultura sportiva del fair play, a maggior ragione quando si tratta di rappresentative nazionali.
Ma c’è dell’altro, perché sarebbe stato troppo facile tirare in ballo la Kapa o Pango in questo modo. Nel suo articolo, si dice che questo gesto cruento sia pericoloso per la stessa cultura Maori: gli All Blacks utilizzano un palcoscenico popolare e di grande impatto per ricordare alla gente i terribili comportamenti dei Maori. E cita anche delle fonti bibliografiche, riferendosi al diario del celebre capitano James Hook, che scrisse: “Non c’era un uomo a bordo della Endeavour che, qualora la nave affondasse, non avrebbe preferito annegare piuttosto che essere lasciato alla mercé dei Maori.”
I neozelandesi danno troppa importanza a questo evento, conclude Sheehan. Ecco il perché dell’introduzione di mosse così estreme in una partita di rugby. Dopo tutto, le speranze di ori sportivi dell’Australia sono suddivise in diverse discipline e talenti sportivi, mentre la Nuova Zelanda si attacca in tutti i modi alla sua unica risorsa, gli All Blacks. Meglio aver perso e lasciare spazio ai kiwi, che in caso di sconfitta avrebbero subito una ferita psicologica talmente grave da protrarre l’episodio, considerato come un’enorme onta, per anni e anni.
Chiacchiere da bar, direbbe qualcuno; coda di paglia, dico io; mossa di mestiere per dita ben allenate sulla tastiera, dice qualcun altro. Eppure, tutti gli sforzi di Sheehan hanno fatto arrabbiare solo qualche utente kiwi della blogosfera, mentre i diretti destinatari della polemica non hanno battuto ciglio. Anzi. L’esperto di Haka Kahu Ropata, intervistato da staff.co.nz, ritiene che i commenti del giornalista siano poco profondi e manchino di contenuto, perché Sheehan – in poche parole – non ha capito niente.
“La Haka oggi è una forma d’arte, non si usa come preparazione per andare in guerra. I motivi del suo uso sono completamente diversi rispetto all’antichità. Anche lo scopo e la comunicazione sono diversi, di conseguenza. – ha detto Ropata, che aggiunge – Il gesto della gola tagliata è più una segnalazione, una sfida. Non una minaccia. Bisogna lasciare tutto quello che si ha sul campo, se si vuole vincere”.
É una regola semplice, ma a volte la permalosità la offusca alle menti, anche alle più illuminate: prima di isolare ogni singolo gesto di una cosa complessa, come una Haka, forse sarebbe meglio capire anche la strumentalità della cosa stessa, e guardare chi la sta performando, in questo caso gli All Blacks. Che non sono un esercito di cannibali, ma una squadra di rugby. Forse il giornalista del Sidney Morning Herald dovrebbe darsi una ripassatina ai libri di storia e antropologia. E magari ritirarsi anche la coda.