Magazine Rugby

Uenuku – Rituali ovali: antropologia di una fan All Blacks

Creato il 21 ottobre 2011 da Ilgrillotalpa @IlGrillotalpa

Uenuku – Rituali ovali: antropologia di una fan All Blacksdi Stefania Mattana

Dal matrimonio alla pausa caffè in ufficio, alle piccole scaramanzie quotidiane: la ritualità permea ogni momento della nostra vita, e oltre a essere il mio argomento preferito di discussione è anche qualcosa che ci accompagna costantemente, anche se spesso non ne siamo coscienti.
Ma cosa c’entra la ritualità con il rugby? Ci sono almeno centomila pagine di bibliografia che affrontano in modo scientifico il rito nello sport, e di come i gesti ripetitivi e reiterati siano parte integrante del processo sociale ludico e sportivo. Parlando di Francia-Nuova Zelanda di domenica prossima, l’esempio più disarmante è proprio la Haka degli All Blacks: vi sfido a trovare qualcosa più rituale della Haka!

Ma dall’altra parte della barricata, tra gli spalti, vivono altri tipi di rituali: quelli meno evidenti, che silenziosi cadenzano ogni istante legato alla visione della partita allo stadio. Per spiegarvi come attraverso un rituale personale si celebri la festa – un po’ sacra e un po’ pagana – del rugby, abbiamo chiesto a una tifosa All Blacks molto particolare di raccontarci la sua settimana tipo pre-partita. Melita Martorana è romana, ma ormai la Nuova Zelanda la ha adottata completamente. Vive ad Auckland da tanti anni e segue gli All Blacks da sempre. Lei si definisce una totale paranoica, quando si parla di All Blacks. É evidente da ciò che mi ha raccontato quanto la sua grandissima partecipazione emotiva alla partita di domenica prossima sia la leva che muove i suoi rituali.  “Durante tutta la settimana precedente mi sento male, e comincio a perdere sonno già mercoledì o giovedì”, ci racconta.
Il suo rito inizia la mattina della partita, e segue meticolosi dettami, che ci elenca in maniera precisa e schematica.

- Il giorno della partita, si sveglia tardi e non fa colazione: “ho le budella rivoltate”, ha detto.
- Abbandona a sè stesso il telefono: non vuole sentire persone o leggere messaggi.
- Di solito si guarda una vecchia partita: attinge dall’archivio di Rugby Channel e preferisce match degli All Blacks di fine anni ‘90 o inizio anni 2000.
- Prima di pranzo, si alza, fa la doccia e prepara sul letto una serie di combinazioni di vestiario da indossare allo stadio, che rimangono lì qualche ora.
- Anche gli indumenti intimi entrano nel rituale: a differenza del vestiario, l’intimo non cambia. Nel limite delle possibilità, la combinazione è sempre la stessa che indossa quando va allo stadio. Stesso discorso per le scarpe da ginnastica e per la sua maglia All Blacks da bambino che le è stata regalata durante il tour degli All Blacks in Europa nel 2001.
- Pranzo rigorosamente italiano: pasta al pomodoro.
- La voglia di parlare dopo pranzo rimane intatta rispetto alla mattina: nessuna. prima della partita evita di socializzare.
- Se possibile, si reca allo stadio anche due ore prima del kick-off: “Per respirarne le sinergie dall’interno.”, ci ha detto.
- Le foto che Melita scatta allo stadio sono rigorosamente tre: visuale piena dello stadio, gli All Blacks schierati durante l’inno e il risultato finale.
- Allo stadio, segue la partita tra le dita della mano: “La tensione è troppo alta”, confessa.
- Infine, il rituale termina nella settimana seguente: “Mi devo rivedere la partita almeno 3 o 4 volte per capire cosa sia successo.”

E voi avete un rituale particolare che accompagna la visione di una partita di rugby? Raccontatecelo!


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog