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Uenuku – Vademecum rosa salvatifo, ovvero il rugby spiegato alle donne

Creato il 08 settembre 2011 da Ilgrillotalpa @IlGrillotalpa

Uenuku – Vademecum rosa salvatifo, ovvero il rugby spiegato alle donnedi Stefania Mattana

Questo articolo è dedicato a voi, donne che vi accompagnate a un tifoso di rugby. Esperte o meno, appassionate o dinsinteressate, avrete sicuramente notato un cambiamento di abitudini in colui che segue l’universo ovale – che sia il vostro marito, fratello, fidanzato, coinquilino, parente, amico, collega. Il mistero è presto svelato: come ogni quattro anni, come la pallatonda, è arrivato il mese dei mondiali.
Ma quest’anno ci siamo noi di Uenuku a sostenervi, con questo piccolo vademecum che speriamo vi aiuti a sorridere. O a capirci qualche cosa in più.
Perché si chiama rugby. Pare che un tizio chiamato William Webb Ellis avesse inventato questo sport a scuola, nel paese inglese di Rugby. Ora non solo lo sport di Ellis è praticato in più di 100 nazioni del mondo, ma la coppa del mondo è intitolata a suo nome. 

Struttura del campionato.Di queste cento e più nazioni, solo venti si sono qualificate per il mondiale, per cui la vostra sofferenza durerà solo sei settimane. Le squadre sono raggruppate in gironi; chi passa i gironi si scontrerà nella fase ad eliminazione diretta. La fine delle ostilità è prevista per il 23 ottobre, giusto in tempo per concedervi una vacanza durante il ponte di Ognissanti.

Il fuso orario. Non preoccupatevi se vedete il vostro tifoso andare a dormire prestissimo, o se la mattina vi sveglia a un orario che pensavate nemmeno esistesse sulla sveglia: sta facendo le prove per il fuso orario. Infatti, quest’anno i mondiali si svolgono in Nuova Zelanda, esattamente 12 ore avanti al vostro orologio. Fatevene una ragione, e comprate tappi per le orecchie molto buoni. Oppure comprategli Sky che trasmette le partite anche in differita, ossia a umani orari italiani.

Le basi del rugby. Le regole principali dovrebbero esservi note: 15 giocatori per squadra si scontrano sul campo per 80 minuti. Vince chi fa più punti. É proibito passare l’ovale in avanti, si passa solo indietro. Non è proibito invece afferrare l’avversario per i fianchi e sbatacchiarlo a terra: chi lo fa non sono non viene sanzionato, ma viene applaudito.

Contare il punteggio. Non vedrete mai una partita di rugby finire 1-0, difficilmente terminerà 3-2. Scordatevi il semplice punteggio della pallatonda, qui bisogna sfoderare il pallottoliere. Ci sono ben quattro modi diversi per segnare un punto: con la meta, il calcio piazzato di conversione della meta, il calcio piazzato per punizione e il drop.
La meta è la più facile da capire: se un giocatore porta il pallone dall’altra parte del campo dietro la grande H disegnata dai pali, la squadra conquista 5 punti. Inoltre, dato che “meta” in inglese si chiama “try”, ossia tentativo, la stessa squadra ha la possibilità di convertire il “tentativo” in punti aggiuntivi, con un calcio piazzato che vale 2 punti. L’ovale deve passare, una volta calciato, attraverso i pali della H, altrimenti non vale.
Il calcio piazzato per punizione invece vale tre punti. Si calcia ai pali quando viene fischiato un fallo e la posizione di gioco è buona per poter centrare la H. In genere, chi si prende questa responsabilità sono giocatori che fanno dell’atto di calciare un rituale vero e proprio, con sguardi minacciosi ai pali (Dan Carter), preghiere a mani giunte (Jonny Wilkinson), mosse da torero spagnolo (Quade Cooper), o passi dell’oca (Mirco Bergamasco).
Il drop vale anch’esso tre punti ed è un gesto tecnico molto particolare e difficile da realizzare: se durante un’azione in movimento vedete un giocatore che fa un passo indietro rispetto alla mischia, sappiate che si sta preparando a provare un drop. Appena riceve la palla, il giocatore le fa sfiorare terra e la calcia al volo. Se va bene, la calcia dentro i pali, e la folla delirerà proprio come il vostro tifoso davanti alla tv.

Sì, ma questa coppa chi la vince? Se il vostro tifoso dice Nuova Zelanda, voi dite Nuova Zelanda. Se dice Australia, voi pure. Se dice Sudafrica, dategli ragione. Idem per Argentina, Inghilterra e Francia. Il mondiale è un campionato strano, dove gli strafavoriti – i neozelandesi – hanno vinto solo una volta, e le situazioni si posso capovolgere. Al momento, i campioni in carica sono i sudafricani, ma se volete far colpo dite che l’Australia probabilmente farà vedere i sorci verdi a molti, quest’anno.

E l’Italia? L’Italia non ha mai superato il girone di qualificazione, e il sogno è quello di accedere ai quarti. Se volete il televisore libero, però, vi prego, non gufate: fatevene regalare un altro.

Il fuorigioco.
Se ve l’hanno spiegato e non lo avete capito, rinunciateci. In qualunque sport esista, il fuorigioco per le donne è come l’aglio per le streghe. Ma tranquille, si può vivere bene ugualmente: i miei genitori vivono felici da 30 anni, e mia madre ancora non ha capito il fuorigioco. Ma forse è questo, il segreto della loro unione.

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