Magazine Opinioni
Relativamente all'avvistamento di un UFO nel cielo di Venezia/Mestre nell'agosto del 1936 (Anno XIV E.F.),
menzionato nei documenti pervenuti al CUN nel 1996 e successivamente periziati e autenticati, un dato di notevole importanza è certo costituito dalla notizia che "dalla base vicina sono partiti due cacciatori, ma anche a 130 km non sono riusciti ad accostarlo". Dato che merita un approfondimento.
Fin dall'inizio della questione, dunque, ci siamo posti il problema di individuare i dettagli dello scenario tecnico-militare in cui la vicenda si colloca. E ci sembra giusto e doveroso, oggi, metterne al corrente tutti gli interessati.
In seguito a ricerche storiche di vario genere abbiamo stabilito che, all'epoca, i reparti della Regia Aeronautica che avrebbero potuto inviare in zona, per intercettare l'intruso, degli aerei da caccia avrebbero solo potuto essere i seguenti:
1° Stormo caccia terrestre di base a Campoformido (Udine);
4° Stormo caccia terrestre di base a Gorizia (comandato allora dal Duca Amedeo d'Aosta);
6° Stormo caccia terrestre di base a Campoformido (Udine);
52° Stormo caccia terrestre i di base a Ghedi (Brescia) che peraltro, essendo stato costituito il 1 luglio 1936, aveva la maggioranza dei propri piloti ancora in addestramento. Il che lo rende poco "papabile".
Gli aerei in dotazione erano i FIAT CR32 per tutti i reparti interessati.
Si trattava, per il periodo, di un ottimo caccia, caratterizzato dalla velocità massima di 375 km/h (velocità di crociera: 340 km/h), dalla possibilità di raggiungere in 9 minuti primi la quota di 5000 metri e da un armamento adeguato (due mitragliatrici da 12,7).
Dalle basi sopracitate, procedendo a velocità di crociera, questi apparecchi avrebbero potuto raggiungere il cielo di Venezia/Mestre senza particolari problemi.
La zona teatro dell'avvistamento, infatti, distava in linea d'aria 120 km. da Campoformido, 100 km. da Gorizia e 160 km. da Ghedi (Brescia). Altri aeroporti nel raggio di 100 km. erano sede di bombardieri o ricognitori.
Ma approfondiamo.
La lettera pervenutaci dice che i "cacciatori" volavano a 130 km/h; una velocità, quindi, non particolarmente elevata, e ciò potrebbe far concludere che non si trattava di "caccia" veri e propri. È dunque probabile che i due aerei si siano levati in volo da Padova, allora sede operativa della IIa Z.A.T. (Zona Aerea Territoriale). Ciò in quanto presso le varie Z.A.T. in cui era suddivisa la penisola si trovavano all'epoca le cosiddette "Squadriglie Autonome". Tali reparti servivano per l'addestramento dei piloti in servizio presso le Z.A.T. e per i piloti della Riserva.
A questo punto resta da verificare la situazione sul terreno dell'epoca. E in effetti, nel 1936, il materiale di volo era composto da quattro tipi di aeroplani:
1) Caproni CA100: velocità massima 165 km/h; velocità di crociera 130 km/h;
2) Romeo R05: velocità massima 175 km/h; velocità di crociera 140 km/h;
3) Breda BA15: velocità massima 180 km/h; velocità di crociera 145 km/h;
4) Breda BA19: velocità massima 220 km/h; velocità di crociera 180 km/h. Quest'ultimo velivolo era utilizzato anche per addestramento acrobatico.
Quanto sopra, evidentemente, rimanda alle prestazioni indicate dai due "cacciatori" inviati ad intercettare l'"aeronave misteriosa" sulla costa adriatica.
Se si considera poi il fatto che la distanza da Padova non supera i 60 km. in linea d'aria, il quadro più realistico che ne scaturisce è che, allertati e fatti decollare su allarme ("scramble", si direbbe oggi), siano stati due "Caproni CA100" provenienti da Padova i due intercettori del misterioso UFO del 1936. La coppia avrebbe potuto raggiungere l'obiettivo in 20/25 minuti, salvo poi farsi "seminare" ; dall'"aeronave".
Tutto chiaro, dunque? Forse.
Ma c'è di più. È da prendere in considerazione anche lo stesso (piccolo ma attrezzato) aeroporto di San Niccolò del Lido di Venezia, scalo turistico ma anche militare e sede delle "Officine Aeronavali" per la riparazione e revisione degli aerei militari delle basi vicine.
Non è quindi assolutamente da escludere la specifica presenza di qualche aereo di collegamento in loco, e quasi certamente dello stesso tipo di quelli di stanza a Padova.
In caso di decollo su allarme, l'ipotesi di due cacciatori levatisi in volo da San Niccolò avrebbe allora permesso a questi ultimi, a soli 10 km. in linea d'aria da Mestre, di portarsi sull'obiettivo in 5 minuti o poco più.
Uno scenario estremamente realistico, che ben si adatta ai fatti in questione, e che rende tale ipotesi, con ogni probabilità, la più verosimile.
Velivoli partiti da Udine, Gorizia, Campoformido e Ghedi - pur relativamente non troppo distanti - ben difficilmente avrebbero potuto arrivare in tempo utile sul posto.
Quanto sopra è frutto di varie indagini e ricerche storiche incrociate per le quali, in particolare, il CUN ringrazia il socio Giulio Perrone ed il "Past President" Salvatore Marcelletti, entrambi di Roma: due "vecchi" piloti con un "know how" come pochi.
UFO NEGLI ANNI TRENTA?
DICEMBRE 1937: STRANI "BOLIDI" NEI CIELI ITALIANI
LUNEDÌ, 6 DICEMBRE 1937 - 17/H. 35'
POZZY MARKBREITER A.
BAURA (FERRARA)
Il signor A. Pozzy Markbreiter viaggiava in auto nei pressi di Baura (Ferrara). Improvvisamente fu sorpreso da una luce intensa, che gli illuminò vivamente la strada, come per il sopraggiungere di una macchina con i fari abbaglianti accesi. Quale non fu il suo stupore, quando si rese conto che la luce proveniva da sopra la sua testa ed era emanata da due grossi corpi luminosi ed argentei che si muovevano nel cielo l'uno sulla traccia dell'altro. Essi procedevano da sud-est a nord-ovest. Impressionato dalla novità di ciò che accadeva, il Markbreiter segui con lo sguardo le due "cose" fino ad un'altezza di 30/35 gradi sull'orizzonte, da quando gli erano passate sopra la testa.
Non aveva udito alcun rumore che ne segnalasse l'arrivo; i due oggetti erano scivolati via veloci e silenziosi senza creare alcun fenomeno di disturbo.
FONTI: "Coelum", vol. VII, pag. 230 - Anno 1937
LUNEDÌ, 6 DICEMBRE 1937 - 17/H.35'
CARlOLATO L.
MALO (VICENZA)
Il geometra L. Cariolato di Malo (Vicenza), appassionato di astronomia, ebbe modo di osservare un fenomeno assai insolito. Alle 17.35' vide un oggetto luminoso, che attraversava il cielo in direzione ovest-est ed a sud dal punto di osservazione. Le sue dimensioni erano circa un terzo del diametro lunare. Ciò che colpì il Cariolato fu il comportamento anormale della "meteora": infatti essa si muoveva con una traiettoria parallela all'orizzonte, lasciando dietro di sé una scia lunga e fumosa.
A metà del percorso si scisse in due parti uguali che continuarono la corsa in fila indiana. L'osservatore calcolò l'altezza a circa 25° sull'orizzonte. Un fenomeno simile e con analoghe caratteristiche fu notato quel giorno anche da S.E. E. Montalbetti, arcivescovo coadiutore di Trento.
FONTI: "Coelum", vol. VII, pag. 230 - Anno 1937
LUNEDÌ, 6 DICEMBRE 1937 - ORA IMPRECISATA
DON GIOVANNELLA M.
IAVRÈ DI VILLA RENDENA (TRENTO)
Don Giovannella, un sacerdote di Iavrè di Trento, fu testimone del passaggio di un inusitato "bolide".
Il sacerdote, che non seppe precisare l'ora esatta, vide comparire in cielo un corpo luminoso, che lasciava una lunga scia con strie longitudinali e che si dirigeva da ovest ad est. L'oggetto percorreva sull'orizzonte meridionale una traiettoria a bassa altezza ed a quello quasi parallela.
La durata del fenomeno non superò i quindici secondi, eppure in quel periodo tanto breve il "bolide" cambiò alcune volte colorazione.
FONTI: "Coelum", vol. VIII, pag. 10 - Anno 1938.
LUNEDÌ, 6 DICEMBRE 1937 - ORA IMPRECISATA
T. GIUSEPPE ITALO
VALMORBIA DI VALLARSA (TRENTO)
Giuseppe Italo T. di Valmorbia (Trento) avvistò, ad una ora che non ricorda esattamente, una "meteora" che si muoveva con un comportamento insolito. Infatti essa attraversava il cielo a quota assai bassa, percorrendo una traiettoria parallela all'orizzonte.
L'avvistamento durò circa dieci secondi.
La "meteora" lasciava dietro di sé una lunga scia, costellata di particelle luminose, che si spegnevano scendendo verso terra.
Prima di scomparire dietro un colle situato a sud-est dell'osservatore, lo strano corpo celeste si suddivise in tre parti che proseguirono il loro cammino in fila indiana.
FONTI: "Coelum", vol. VIII, pag. 10 - Anno 1938
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