A Entebbe, in Uganda, si è svolto il primo gay pride. Non è solo la prima manifestazione dell’orgoglio omosessuale nella storia del Paese africano, ma anche il primo evento di questo tipo dopo l’annullamento da parte della Corte costituzionale della legge anti-omosessuali. Una legge che era considerata una tra le più repressive al mondo: per i gay era previsto il carcere a vita.
(sbs.com.au)
Il gay pride in Uganda, sulle rive del Lago Vittoria. Gli attivisti omosessuali ugandesi si sono riuniti sabato, sulle rive del Lago Vittoria, per celebrare l’orgoglio gay, dopo l’annullamento da parte della Corte costituzionale della legge che dava agli omosessuali l’ergastolo. Così l’Uganda ha ospitato per la prima volta nella sua storia il gay pride. Sandra Ntebi, organizzatrice della manifestazione tenutasi sabato a Entebbe, a 35 km dalla capitale Kampala, ha detto che la polizia aveva concesso il permesso per il solo invito all’evento “Uganda Pride”. ”Questo evento ci ha dato la possibilità di farci conoscere l’un l’altro – spiega Sandra Ntebi -. Ognuno di noi, fino ad oggi, si era nascosto a causa della legge anti-omosessualità. E’ una grande soddisfazione per tutti noi.”
L’omosessualità, però, rimane illegale: punibile con il carcere. L’omosessualità rimane illegale in Uganda, punibile con il carcere. Nonostante questo, però, non è più illegale promuovere l’omosessualità e gli ugandesi non saranno più obbligati a denunciare i gay alle autorità. Così la legge, definita come “abominevole” da diversi gruppi per i diritti civili mondiali, è stata respinta dalla Corte costituzionale per un semplice cavillo, dopo l’entrata in vigore di sei mesi fa. Il governo ugandese, però, ha prontamente presentato ricorso, mentre i parlamentari si sono già messi al lavoro per una petizione che scriva un nuovo disegno di legge.
Tra musica, balli e risate, gli attivisti si sono riuniti sabato in un parco sulle rive del Lago Vittoria, vicino al palazzo presidenziale del paese. ”Some Ugandans are gay. Get over it”, si legge su un adesivo che un uomo aveva incollato sul suo volto. Il vice procuratore generale ugandese, Fred Ruhinda, ha detto che gli avvocati del governo hanno presentato un ricorso contro la sentenza presso la Corte Suprema, la più alta corte del paese. ”Siamo insoddisfatti della sentenza del tribunale – ha detto -. La legge non era destinata a perseguitare gli omosessuali, ma voleva solo il bene comune.” Nella loro sentenza, arrivata la scorsa settimana come un fulmine a ciel sereno per il governo di Yoweri Museveni, i giudici hanno annullato la legge perché che era stata approvata senza il quorum necessario di tutti i deputati in parlamento.
In questi sei mesi centinaia gli arresti agli omosessuali in Uganda, dove l’omofobia è dilagante. Alcuni gruppi ugandesi per i diritti civili hanno riferito che la legge ha innescato, in questi sei mesi, un forte aumento di arresti e di minacce ai membri delle comunità lesbiche, gay, bisessuali e transgender di tutto il paese. “Da quando ho scoperto di essere gay avevo paura di uscire, ma ora, dopo l’annullamento della la legge, ho il coraggio di farlo”, ha detto Alex Musoke, una delle 100 persone presenti alla manifestazione.
Gi attivisti per i diritti gay dicono però che la battaglia non è ancora finita. Come detto prima, i deputati hanno firmato una petizione che chiede una nuova votazione sul disegno di legge, per ignorare le regole parlamentari che richiedono formalmente, invece, una procedura legislativa che riparta da zero. Si tratterebbe di un processo che potrebbe richiedere anni. Così i critici hanno detto che il presidente Yoweri Museveni, sei mesi fa, ha firmato la legge per avere il sostegno interno in vista delle elezioni presidenziali per il 2016, che sancirebbero il suo trentesimo anno al potere. Tuttavia lui, con questa debacle sui diritti civili, ha perso alleati all’estero, con diversi donatori internazionali, che hanno congelato e reindirizzato aiuti governativi, pari a decine di milioni di dollari, dicendo che non sarebbero stati versati a causa della violazione dei diritti umani e dei principi democratici. Il segretario di Stato Usa, John Kerry, infatti, aveva paragonato la legge ugandese alla legislazione antisemita nella Germania nazista. Gli analisti, infine, presumono che Museveni, segretamente, abbia incoraggiato la scorsa settimana il tribunale, affinché annullasse la legge che prevedeva l’ergastolo per gli omosessuali. Un modo per evitare così le pressioni straniere e per “scongelare” i fondi previsti da parte dei partner mondiali.
Per approfondire:
- Uganda: gli Stati Uniti “bloccano” la legge anti-gay di Museveni?
- Uganda: ergastolo per i gay “recidivi”. Gli Usa contro Museveni