In un paese dalla forte predisposizione imprenditoriale come l’Italia, è difficile che qualcuno non sia diventato o non abbia pensato di diventare un imprenditore.
Libertà di dar sfogo alla propria fantasia, all’innovazione e alla voglia di lavorare sono vantaggi che difficilmente è possibile trovare lavorando alle dipendenze di qualcuno. Per non parlare delle soddisfazioni economiche, che per un imprenditore di successo non possono mancare.
Almeno questo era il contesto tradizionale del sogno imprenditoriale italiano, messo in crisi dall’avvento del nuovo secolo.
Oggi fare l’imprenditore non per tutti è una scelta, quanto piuttosto una strada obbligata dalla mancanza di alternative lavorative. Così, se nei paesi anglosassoni diventare un nuovo imprenditore è associato con le start-up, aziende con tante idee e volontà ma bassi capitali, in Italia giovane imprenditore fa spesso rima con precarietà.
Un po’ come quello che succede nel resto del mondo, dove la professione dell’imprenditore non è la realizzazione di un sogno, quanto piuttosto una necessità per arrangiarsi quando non esistono altri posti di lavoro disponibili. In altre parole, dove l’economia è più povera o dove i tassi di disoccupazione sono alti, le uniche possibilità di lavoro sono la creazione di piccole attività indipendenti, anche al di fuori dal quadro giuridico e normativo.
L’ultima fotografia scattata dal World Economic Forum mostra i 9 paesi con il maggior numero di imprenditori rispetto alla popolazione adulta. Una classifica dell’imprenditoria mondiale abbastanza inconsueta.
- UGANDA (imprenditori: 28,1% della popolazione).
- THAILANDIA (imprenditori: 16,7% della popolazione).
- BRASILE (imprenditori: 13,8% della popolazione).
- CAMERUN (imprenditori: 13,7% della popolazione).
- VIETNAM (imprenditori: 13,3% della popolazione).
- ANGOLA (imprenditori: 12,4% della popolazione).
- GIAMAICA (imprenditori: 11,9% della popolazione).
- BOTSWANA (imprenditori: 11,1% della popolazione).
- CILE (imprenditori: 11% della popolazione).
L’Uganda, guida la classifica grazie alla ritrovata libertà dopo decenni di dittatura che sta facendo crescere nuovi lavoratori autonomi, molti dei quali impegnati in attività collegate alle strutture di comunicazione in fibra ottica che collegheranno anche i villaggi più remoti del paese a internet.
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