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“Ugo Canguro” di Éric Battut, collana I Bohemini, Bohem Press

Da Federicapizzi @LibriMarmellata

ugo canguro copRecensione di Vittoria

C’è Ugo Canguro che dice: “È tutto mio!” / Poi arriva Lindo Porcello: “È mio, mio, mio” / “Oh che bel silenzio, dove sono andati tutti?” / “No, è mio, mio, mio” / “No, 1,2,3,4,5. Questi fiori sono per tutti e ora giocano tutti insieme: la rana, il lupo Baldo, tutti insieme”.

È tutto chiaro? Ecco la storia di Ugo Canguro, amico fedele e un po’ egoista protagonista del piccolo albo di Eric Battut edito da Bohem Press (collana I Bohemini), raccontata direttamente da Irene e Paola, due bimbe di tre anni e qualche giorno che frequentano il nido d’infanzia dove lavoro.

Vi ricordate il mio progetto di usare questa collana nelle classi dove lavoro? Lo avevo introdotto qui.

Oggi è la volta delle avventure di un poco generoso cangurello.
L’albo fornisce lo spaccato di una situazione molto comune nei bimbi, soprattutto nella prima infanzia, quando la capacità di condivisione non è ancora molto sviluppata.
Condividere implica lo sviluppo della teoria della mente, ovvero la capacità di mettersi nei panni dell’altro in maniera empatica. Capacità che inizia a strutturarsi proprio attorno al secondo anno di vita per poi andarsi a consolidare progressivamente.
Non stupisce, dunque, che la storia di Ugo, che non vuole condividere con nessuno dei suoi amici i fiori che ha appena raccolto, catturi così tanto l’interesse dei bambini.
Ugo Canguro li ha raccolti per sé, perché dovrebbe privarsene? La risposta non tarda ad arrivare: il simpatico quanto egocentrico protagonista si accorge, dopo molti rifiuti, di essere rimasto completamente solo. Non ha più nessuno con cui giocare. E allora, finalmente, si apre, rinuncia al suo atteggiamento egoista e condivide i suoi tesori con i compagni Cocco Ranocchio, Lupo Baldo e il nostro amico comune Lindo Porcello (del quale abbiamo già parlato la scorsa settimana).

Il messaggio è chiaro: una gioia non condivisa, è una gioia a metà. Se non si ha nessuno a cui raccontare le proprie conquiste, le proprie vittorie, si ha poco da festeggiare.
Ed è qui che entra in gioco il gruppo: nel condividere degli oggetti prima, degli interessi poi.
I bambini e le bambine entrano a far parte, gradatamente, dei primi gruppi sociali dei pari. I compagni d’infanzia costituiscono una palestra fondamentale per sperimentare le prime relazioni non familiari, le conseguenze delle proprie azioni, gli effetti delle proprie scelte su persone che non li amano incondizionatamente come mamma e papà.
Attraverso le varie fase della storia l’autore riesce, in maniera non didascalica, a mostrare gli esiti del ben noto atteggiamento “è-tutto-mio” tipico della prima infanzia, quando è ancora presente l’egocentrismo intellettuale e tutto il mondo ruota (a ragione!) attorno ai piccoli.

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L’autore, Eric Battut, anche questa volta ha saputo mescolare con equilibrio immagini, parti di testo ed efficaci onomatopee, adeguando ogni componente a dei fruitori davvero molto piccini. Grazie alla presenza delle illustrazioni, poche e in netto contrasto con lo sfondo, ad un linguaggio semplice e diretto e alla presenza di suoni onomatopeici (che, diciamocelo, fanno venire una gran voglia di ripeterli più e più volte), Ugo Canguro si presta perfettamente ad una lettura già nei bimbi preverbali.

Qualche osservazione dei bambini divertente o significativa? Come ho evidenziato con il buffo riassunto all’inizio della recensione, il libro ha ispirato, fin da subito, la rilettura interpretativa della storia da parte dei bimbi ai compagni. Vuoi perché molto semplice già per i treenni (poche azioni e schema ricorsivo di richiesta del fiore e rifiuto), vuoi perché racconta una situazione molto frequente all’asilo, quella del litigio per accaparrarsi i giocattoli.

(Ugo Canguro è il primo titolo della collana I Bohemini e ha vinto nel 2010 il Premio Nati per Leggere nella sezione “Libri in cantiere”)


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