Magazine Letteratura per Ragazzi
In fondo, della vita militare, lo attrae solo l'esteriore avventurosità: il fascino dell'uniforme, il giuoco, sorta di guerra pacifica che attraeva tutti gli ufficiali di quell'epoca, gli amori, altra guerra pacifica in cui egli si impegna, al solito, con tutta la pssionalità del suo carattere. L'unico a cui Ugo rimarrà legato sarà quello per Quirina Mocenni Magiotti.
Certo la milizia non lo impegna: tutta la sua principale produzione letteraria è di questi anni. A Genova, nel 1800, scrive l'ode famosa a Luigia Pallavicini caduta da cavallo; fra il 1798 e il 1802 porta a termine le Ultime lettere di Jacopo Ortis; del 1802 è l'ode All'amica risanata; del 1807 il carme Dei sepolcri, tralasciando numerose opere di critica letteraria. Adesso il Foscolo è celebre, ma il suo carattere battagliero e irruente gli ha procurato numerosi nemici: in prima linea Vincenzo Monti, il più affermato poeta dell'epoca, sostanzialmente mediocre, ma di una mediocrità di prim'ordine. Nel 1809 viene nominato professore di eloquenza all'università di Pavia, ma un anno dopo la cattedra viene soppressa. Nel 1811 la sua tragedia Aiace viene proibita perchè appare offensiva alla maestà di Napoleone imperatore.
Il Foscolo, amareggiato, vaga adesso per l'Italia finchè, nel 1812, si ferma a Firenze. E' un anno felice da cui nascono, fra l'altro, la tragedia romantica Ricciarda e i purissimi frammenti del poemetto non mai compiuto Le Grazie. Ma gli eventi precipitano, la campagna di Russia segna la caduta di Napoleone. Nel 1813 il Foscolo è ancora a Milano e riprende il servizio militare sperando di collaborare alla salvezza del regno italico; ma invano. Gli austriaci, nuovi padroni, gli fanno grandi promesse: gli lasciano il grado nell'esercito, gli offrono possibilità letterarie; Ugo esita prima di prendere una decisione. Ma, nel marzo del 1815, un giorno prima di prestare giuramento al pari degli altri ufficiali dell'esercito italiano ormai soppresso, fugge da Milano e ripara in Svizzera. Da questo momento è un esule.
Rimane in Svizzera per circa un anno, quasi in miseria, lo soccorrono alcuni amici, fra cui Silvio Pellico, e la "donna gentile", ossia Quirina Mocenni Magiotti. Nel 1816 passa in Inghilterra, e qui nuove possibilità sembrano offrirglisi: Ugo è l'uomo del momento, l'alta società lo accoglie, gli editori compensano lautamente i suoi scritti. egli ritrova una figlia naturale, Floriana, avuta nel 1805 da una ricca inglese, e pensa di ritirarsi con lei in una villa che si fa costruire. Invece avviene improvviso il tracollo: l'ondata di fortuna è passata, i creditori non danno tregua, la villa viene venduta, padre e figlia sono in miseria. Ugo raccoglie le sue ultime forze per resistere dando lezioni, facendo traduzioni, ma ormai è logorato, e muore a soli quarantanove anni il 10 settembre del 1827.
Il temperamento appassionato e impulsivo, le sue crisi di malinconia, la sua avidità di forti sentimenti facevano del Foscolo un romantico. La sua cultura, il suo gusto, la sua continua nostalgia di bellezza ellenica lo portavano al classicismo. E' stato detto che fu un romantico in forme classiche, e la definizione è sostanzialmente esatta.
Egli espresse il tormento interiore del romanticismo, le sue incertezze, il suo dramma, nel clima di raffinata perfezione proprio degli scrittori greci e latini. Ma, come tutte le valutazioni dei valori umani, rimane approssimativa. Con le Ultime lettere di Jacopo Ortis, la storia di un giovane che muore suicida per un infelice amore e per il fallimento dei suoi sogni patriottici, egli diede all'Italia il primo romanzo, ossia la prima espressione di letteratura romantica, e, in egual tempo, la prima affermazione di una moderna prosa italiana, spesso esaltata e perfino retorica ma, talora di un'intensità che non fu in seguito superata nemmeno dai nostri maggiori.
Con il carme Dei Sepolcri, in cui il ricordo delle glorie passate e dei grandi estinti viene celebrato come incitamento e nutrimento della vita attuale, il Foscolo, in un clima di limpida grandezza omerica, esprime con perfetta misura l'appassionata rievocazione dei romantici. Nei frammenti del poemetto Le Grazie crea quadri di pura bellezza ellenistica, forse la più felice espressione letteraria dello spirito neoclassico che dominava l'epoca.
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