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Ugolino dei Guelfoni da Costacciaro, il Torquemada dei Templari perugini

Creato il 18 dicembre 2014 da Goodmorningumbria @goodmrnngumbria
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Ugolino dei Guelfoni (“Hugolinus de Ghelfonibus”) da Gubbio (e/o Costacciaro), erroneamente conosciuto anche come Ugolino Vibi (dell’omonima famiglia di Monte Vibiano, nel Medioevo anche “Montevibiane”, Marsciano, Perugia), fu colui il quale sovrintese all’inchiesta sui Templari di Perugia, all’indomani della loro sospensione da parte del Papa Clemente V. In qualità di commissario di quest’ultimo pontefice, Ugolino Guelfoni si occupò, così, anche del passaggio, a partire dal 1312, dei beni templari ai Giovanniti (cfr. Francesco Tommasi,

“L’Ordine dei Templari a Perugia”, “BDSPU” 78 (1981), pp. 22, 61). Padre Ugolino Guelfoni fu, dapprima, abate dell’importante abbazia benedettina di San Pietro in Perugia (“venerabilis pater d. Hugolinus abbas Sancti Petri”) e, poi, vescovo, della stessa Città del Grifo, dall’11 gennaio 1331, fino al 7 ottobre 1337, giorno della sua morte (cfr. C. Tabarelli, Liber contractuum (1331-32) dell’Abbazia Benedettina di San Pietro in Perugia, Perugia 1967, 11, e ad indicem). Il 4 febbraio 1331, monsignor Ugolino Guelfoni, ex abate di San Pietro, da poco divenuto vescovo di Perugia, nominò, ma ancora, probabilmente, in veste di abate, custode del monastero benedettino di San Clemente, sorto attorno all’antichissima chiesa di San Clemente di Bosco di Perugia (“Ecclesia Sancti Clementis justa Tiberim”), ubicata presso la locale ripa del Tevere (“Ripa fluminis positam”), Federuccio Guelfoni. Ugolino e Federuccio Guelfoni dovevano essere parenti, vale a dire, forse, cugini di secondo grado, in quanto figli dei cugini Federuccio Munaldelli e Frederuccio Oddoli, il primo dei quali figlio di Munaldello, mentre il secondo di Oddolo, entrambi gli ultimi, rampolli del più celebre cavaliere Armannus de Guelfonibus, Podestà di Rieti nel XIII secolo (cfr. Sandro Tiberini, Le signorie rurali nell’Umbria settentrionale. Perugia e Gubbio, secc. XI-XIII, Ministero per i Beni e le Attività Culturali [collana saggi] 1999, XLIV, pp. 338). Nel “Libro Rosso” (SASG) del 1333, si citano “Ugolino e Guiduccio Federutii de Guelfonibus de Eugubio”. Della commissione inquisitoria itinerante, istituita dal Papa, facevano, inoltre, parte, tra gli altri, Johannes Silvestri de Balneoregio (forse ricordato, in qualità d’inquisitore, in un’iscrizione gotica, “S […] Ioh[ann]is Silvest[r]i”, realizzata sopra una formella della chiesa di San Francesco di Costacciaro), Hugolinus, canonico de Chableis, mentre fra i notabili di Gubbio, vanno annoverati l’abbate Hubaldus dei Gabrielli, priore del monastero benedettino avellanita di Sant’Andrea de Insula Filiorum Manfredi di Costacciaro, Dominus Raynerius de Saxo dei Guelfoni di Gubbio e Costacciaro (sicuramente parente stretto, tramite Sasso, del medesimo Ugolino Guelfoni) “et multis aliis providis et discretis tam clericis quam laycis testibus”. Nella prima metà del Trecento, grande importanza assunsero anche altri due membri illustri del casato Guelfoni di Costacciaro, vale a dire Nallo di Pietro, capitano del popolo di Firenze nel 1302, e podestà della stessa Città del Giglio nel 1333, ed il Padre avellanita Ubaldo, forse fratello di Nallo, il quale, con lettera datata 15 febbraio 1325 (cfr. Carte di Fonte Avellana, vol. VII 1868),  fu nominato primo abate di Fonte Avellana dal Papa Giovanni XXII. Mentre Nallo, sostenuto, in ciò, da Cante dei Gabrielli invierà lettere di bando a Dante Alighieri, Ubaldo già in vita, ma ben più dopo la sua morte, verrà tenuto in concetto di santità dai Padri camaldolesi di quell’“ermo” posto “tra due liti d’Italia” e solente esser “disposto a sola latria”.

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