Ukulele Songs: l’Anima Folk di Eddie Vedder

Creato il 11 ottobre 2011 da Dietrolequinte @DlqMagazine

L’uscita del nuovo album dei Pearl Jam è prevista per il 2012. E questa è una notizia. La rock band di Seattle è tornata in studio nello scorso aprile per realizzare il suo decimo album. Il bassista Jeff Ament ha rivelato a “Rolling Stone” che più della metà dei pezzi è già pronta. Dopo il successo di Backspacer la band sta dunque per tornare. Nel frattempo, l’anno appena trascorso non è stato un anno qualsiasi. I Pearl Jam hanno infatti festeggiato il loro ventesimo anniversario, a due decadi di distanza dall’uscita di Ten, l’album che li ha lanciati e allo stesso tempo consacrati. Nove album in vent’anni per una band mai scesa a compromessi, né con se stessa, né con il mondo del business e delle case discografiche, contro le quali ha combattuto accese battaglie per anni. Per l’occasione Cameron Crowe ha diretto il “rockumentario” Pearl Jam Twenty, uscito lo scorso settembre e dal Tour 2011, Pearl Jam Twenty Tour, è stato tratto uno splendido live intitolato Live on Ten Legs. Insomma, i Pearl Jam ci sono ancora, anche in quest’era complicata e compromessa. E questa è una rassicurazione. L’altra notizia è che, mentre si celebrava il ventennale della band e mentre si attendeva di registrare il nuovo album, Eddie Vedder, cantante e anima del gruppo, ha pubblicato un lavoro da solista con la Universal. Il disco si intitola Ukulele Songs. Un ritorno al folk delle origini, grande amore di Vedder, e alla musica nuda e cruda, alla melodia pura. Il cantante americano aveva già realizzato da solista la meravigliosa colonna sonora di Into the Wild (film diretto da Sean Penn), a cui il nuovo lavoro si accosta molto.

Vedder è di nuovo solo con il suo strumento, che questa volta non è la chitarra acustica, ma appunto l’ukulele, adattamento hawaiano di uno strumento a corde portoghese chiamato cavaquinho e molto utilizzato in America nella folk music anni ‘50. In Ukulele Songs manca del tutto il tono pensieroso e sofisticato, vagamente anarchico, di Into the Wild, che cede invece il passo ad atmosfere più romantiche e intimistiche. Sedici brani in cui la voce di Vedder e le note del suo ukulele si accarezzano e si accompagnano a vicenda, in piccole poesie, per lo più d’amore, semplici ed essenziali. Un amore che segna un percorso, traccia un cammino, di sofferenza prima (Goodbye, Broken Heart) e poi di ritrovata fiducia (You’re True, Light Today) e poi ancora di pacata malinconia (Sleepless Nights), fino al placido e sereno addio finale (Tonight You Belong to Me), accettato con un sorriso ed anche con un minimo di malizia nell’ultimo brano, la bellissima cover di Dream a Little Dream. È un Vedder diverso, meno piccato e rabbioso, più raccolto e riflessivo, eppure già “assaggiato” con piacere proprio in Into the Wild e “introdotto” dalla stupenda ballata Just Breathe, contenuta in Backspacer. Una bellissima parentesi e uno splendido viaggio da fare in compagnia di una delle più belle voci degli ultimi vent’anni. Il consiglio è però quello di non abituarsi a questa nuova veste, perché il Vedder che ci aspetta nel prossimo album dei Pearl Jam sarà il solito Eddie Vedder; quello potente e melodicamente feroce di sempre, sferzante, politicamente attivo, ironico e spietato. Il Vedder di Riot Act e dell’impietosa protesta verso le politiche di Bush, il Vedder attivo ed attento che i fan hanno imparato a conoscere. E Dio solo sa quanto oggi ce ne sia bisogno.


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