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Ulisse da Baghdad

Creato il 14 maggio 2011 da Mdalcin @marcodalcin

Ulisse da Baghdad

Ulisse da Baghdad l’ho scoperto per caso quando dovevo fare un regalo ad una mia amica e la signora della Equilibri, la libreria, mi ha dato Ulisse da Baghdad quando le ho chiesto di consigliarmi un libro. La mia amica dopo averlo letto mi ha detto che le era piaciuto molto, ma io non ne ero convinto che fosse il libro giusto per me. Molto mesi dopo ero alla Feltrinelli e lo rivedo in una sorta di metonimia rientra in gioco, il gancio tira io finisco nella rete e lo compro. Per fortuna che l’ho comprato! È bello, mi sono divertito. Anno dopo anno è sempre più difficile entusiasmarsi per un libro e invece non vedevo l’ora di andare a letto la sera per leggerlo. Quali sono gli ingredienti che lo rendono così piacevole? Be’ prima di tutto il fatto che racconta tutto con il tono della favola: la fuga del protagonista da Baghdad appena liberata dal giogo di Saddam Hussein e il suo viaggio attraverso il Mediterraneo e l’Europa del nord verso Londra,  il suo obiettivo finale. Ripercorreremo insieme al nostro eroe il viaggio che molti disperati della terra affrontano per cercare una vita degna di essere vissuta, un piccolo spazio anche per loro. Durante questa attraversata incontrerà mille amici e mille pericoli. Unici difetti di un libro coinvolgente appassionante  che alterna passaggi lievi e brillanti con passaggi più drammatici e commoventi come piace a me (vedi John Fante anche se non c’entra niente con questo libro se non che anche in Fante i protagonisti sono ragazzi, ma quanti libri ci sono con protagonista un ragazzo?, chissà se ci sono più libri con il protagonista  che è un ragazzo o con protagonista una ragazza, io credo sinceramente di più con protagonista un ragazzo, ma forse mi sbaglio e se qualcuno ha i dati oggettivi da farmi vedere o se qualcuno si prende la briga di contarli (consiglio Wikipedia per semplificare l’operazione, sempre meglio che andare nelle biblioteche di tutto il mondo, almeno Wikipedia lo si può guardare seduti sul divano, consiglio tra l’altro di spegnere la tv perché sembra di no, ma distrae parecchio, io ad esempio ho notato che per scrivere una recensione di due pagine con la tv accesa ci metto un’ora in tutto, compreso l’editing ovviamente, mentre con la tv spenta 40 minuti, quindi molto meno; quei venti minuti di scarto li si può utilizzare per mangiare un Galbanino o della mostarda che una volta non mi piaceva per nulla e invece adesso ne vado ghiotto). Unici difetti di questo libro dicevo, se vogliamo chiamarli difetti: il primo è che all’inizio l’autore esagera con le tragedie, ne mette in fila troppe (anche se probabilmente in quei paesi i drammi succedono in fila proprio così, cose tipo tutta la tua famiglia che ti muore al fianco giorno dopo giorno). Secondo: sul finale c’è un gioco narrativo per ottenere un colpo di scena che è esagerato perché è un libro molto puro sembra scritto di getto e invece questo stratagemma narrativo che si capisce studiato ottiene l’effetto contrario. Odio i libri costruiti a tavolino mi viene in mente il libro di Zafon, “l’ ombra del vento” un libro talmente costruito pagina per pagine da sembrare un fiction di Rai Due. Non c’è cuore, non c’e anima non c’è sudore, c’e studio e mestiere troppo mestiere. Infatti Zafon fa lo sceneggiatore,  che sarà anche pieno di soldi e vive  a Los Angeles ma a me non piace lo stesso.

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