Munster 16 - 22 Ulster
Scene che rimarranno: il Thomond Park in silenzio, ma non per celebrare il solito calcio di punizione, piuttosto per sottolineare il momento visto che nella quiete dopo la tempesta si leva anche un coro, "Stand up for Ulstermen". E' l'esito del terzo quarto di finale di Heineken Cup in ordine cronologico, quella tra Munster e Ulster, con il 22-16 che manda i nordirlandesi a spartirsi la gloria con Edimburgo in semifinale: affare pienamente celtico, ma se alla vigilia - dopo la vittoria degli Scots sul Tolosa - sembrava dover essere tra i rossi che l'HCup l'hanno già vinta due volte, l'esito è di quello inattesi: Ulster avanza e fissa nell'obiettivo la finale, per replicare l'unico successo nella competizione che risale al 1999. L'affare si fa davvero interessante.
C'è sul tabellino la firma di Ruan Pieenar nel successo della formazione di Belfast che si sente a casa, nel senso di Sud Africa, spedendo tra i pali penalty dalla lunga distanza: il primo è di 54 metri e arriva dopo il fischio di Roman Poite che penalizza il gigante BJ Botha nella seconda mischia di giornata dopo 4 minuti. Replica poco più tardi (offside di Munster sul gioco al piede di Munster...), per il 6-0 che mette in evidenza la solidità con la quale gli ospiti hanno deciso di affrontare gli avversari nella loro tana. E pesa l'indisciplina nella quale casca il Munster: un vizio che lo accompagna specie se tira aria di brutta giornata. Ok che a Limerick piove, ma il contesto è un altro (costò caro anche nella trasferta a Viadana, per esempio). Pieenar dunque non sbaglia - il collega in mediana Ian Huphreys non ha la stessa lucidità, ma dall'altra parte tanto Conor Murray quanto Ronan O'Gara non riescono a fornire confidenza al Munster. E c'è la battaglia l'ha davanti, guidata da Stephen Ferris (nella foto mentre ascolta a piene orecchie i festeggiamenti dei propri sostenitori dalle tribune) assistito dall'intera prima linea.
Il primo strappo impiega solo un quarto d'ora per farsi vivo, ha le gambe esplosive dell'ala Craig Gilroy che brucia Denis Hurley: apre il campo in due, come fosse il Mar Rosso nella Pasqua ebraica, da un'azione nata da un ingaggio a metà via, resiste alla difesa di Felix Jones e Lifemi Mafi e arriva in meta: sembra una scenda da football americano, tra gente che in tuffo prova ad afferrare la scheggia e i suoi compagni di squadra che abilmente si infilano sulla linea di corsa di chi tenta alla disperata di ritornare a coprire. Pieenar converte e prima che si chiuda il primo quarto di gara è 16-0.
Munster deve inventarsi qualcosa, cercando di scamparla nel breakdown, dove le spalle di Johann Muller si fanno largo. Al 31' Ulster approfitta di un altro fallo a proprio favore per allargare il solco e stavolta è un drop di Humphreys, giusto per sfidare O'Gara sul suo terreno - in ogni senso: rimessa sui 22, raggruppamento appena fuori, passaggio veloce di Pieenar per l'apertura che di sinistro non sbaglia da posizione laterale.
Le furie rosse hanno bisogno di accendersi, di chiarire che venderanno cara la pelle prima che si vada negli spogliatoi. Mischia al 32' nella metà campo avversaria, palla fuori, ma se la difesa degli ospiti blocca Mafi, subisce d'altra parte l'attrito della terza linea Peter O'Mahony che consente ai suoi di avvicinarsi ai 22, l'ovale vaga per un attimo vicino all'out di destra, Munster conserva il possesso e cambia lato, dove è pronto Simon Zebo con i suoi calzini alla Sivori per correre alla bandierina: è la prima volta che si vede Munster abrasiva come si comanda in match che conta. O'Gara non sbaglia la conversione e Ulster resta con un uomo in meno per il giallo all'open side flanker Chris Henry che gioca da terra in ruck. Poite non fa sconti e non li fa il pack ringalluzzito di Munster che allo scadere della prima frazione conquista il calcio dalla distanza che O'Gara spedisce tra i pali per il 19-10 Ulster.
La ripresa è storia che ben si abbina allo scenario: il cielo grigio, la pioggia fine, l'aria che soffia. E' il finale della battaglia di Pasqua, non quella combattuta per le strade di Dublino nel 1916 contro gli invasori inglesi, ma è pur sempre EIRE contro Irlanda del Nord: stessa federazione rugbistica, due storie divise da un confine. James Coughlan si carica la squadra sulle spalle e perlustra i 22 nemici, fermato da un placcaggio alle ginocchia dell'estremo Stefan Terblanche che rimane a terra, abbattuto dal colpo duro: fallo in ruck, O'Gara alla piazzola ed è 13-19 al 48'.
Munster riprende da dove aveva finito, ma per rimettersi in piena carreggiata avrebbe bisogno di continuità e pericolosità. Si va invece in trincea. Capitan Paul O'Connell ruba palla in rimessa, ma quelli di Belfast si richiamano a vicenda a coprire i centimetri di campo (dal pilone John Afoa al centro Darren Cave). Si continua a lottare attorno ai raggruppamenti (viste le forze schierate diversamente non poteva andare), Pieenar e O'Gara sono i soliti che possono smuovere il risultato e il sudafricano manca anche un appuntamento con i pali nel suo pomeriggio, mentre Humphreys ci va vicinissimo con un secondo drop improvviso, sotto pressione: poco stile, molta consistenza, la barba al palo.
Il sussulto finale dei padroni di casa è quello di chi vuole scacciare i fantasmi della seconda sconfitta al Thomond Park nelle uscite di HCup: risalgono il campo, mentre le lancette del cronometro continuano a scorrere, Ulster si guarda bene dal commettere fallo e porta a casa il passaggio al turno successivo. Alla semifinale più imprevista che sulla carta avrebbe dovuto porre di fronte due formazioni navigate in mare europeo (Tolosa e Munster appunto, si sarebbe parlato di finale anticipata), invece offre la gloria dell'ultimo step alla matricola Edimburgo e ai nordirlandesi che comunque un trofeo in bacheca già ce l'hanno e migliorano rispetto alla scorsa stagione, quando dopo anni di magra riuscirono a superare la fase a gironi.
Ulster e Gunners si conoscono fin troppo bene e ci sarà da buttare un occhio sul dialogo tra le due mischie quando incroceranno le spade al Lansdowne Road a fine mese. Pensare che a Belfast è stata un'annata tribolata per ciò che concerne il futuro, con il coach Brian McLaughlin ormai in partenza assieme ad un altro pezzo grosso come Wannenburg: hanno un lavoro da portare a termine, prima. Anzi due, dal momento che in Pro12 sono in odore di playoff.