Magazine Informazione regionale

Ultima settimana di vita per l'Alcazar. E riflessione generale sui cinema che chiudono

Creato il 25 gennaio 2016 da Romafaschifo
Ultima settimana di vita per l'Alcazar. E riflessione generale sui cinema che chiudonoChiude il Cinema Alcazar. Questa è l'ultima settimana della sala - una delle ultimissime monosala - di Trastevere che domenica prossima calerà la saracinesca per l'ultima volta. A Roma sono decine e decine le sale che hanno chiuso negli ultimi anni e altre seguiranno sacrificate non solo sull'altare di Netflix, di internet, della paytv, ma anche in nome dell'ideologia. 

Per sopravvivere i cinema devono cambiare. Qualche volta, purtroppo, anche chiudere e trasformarsi in altro perché un cinema che chiude libera in qualche modo pubblico per quelli circostanti. Cambiare perché invece di tenere grandi sale mezze vuote si possono fare sale più piccole con fattore di riempimento più grande e circondarle di servizi che possano sostenere economicamente tutto il resto. 

Certo non si deve arrivare alla presa per i fondelli del cinema Etoile di Piazza San Lorenzo in Lucina che si è trasformato in spazio da 10 posti circondando dal maxi store di lusso di Louis Vuitton, ma il cambiamento è fondamentale. Oggi i cinema muoiono, invece, strozzati dalle regole di chi pretende di amarli, di chi vuole vincolarli, da chi - coi soldi di chi? - obbliga che restino aperti anche se non riescono a sostenersi neppure lontanamente. E così l'alternativa è solo una: cinema vuoti e chiusi, da anni, con l'unico vantaggio, tutt'al più, per chi li occupa. 

Si volevano fare case al posto del Cinema America. Si poteva dire di sì, si poteva dire di no, si poteva occupare abusivamente il cinema oppure, governando il problema, si poteva sedersi al tavolo con la proprietà e proporre alternative ferma restando la necessità del mantenimento di una piccola sala. E' quello che si è fatto tra l'altro in molte città italiane: a Siena, non propriamente un bastione elettorale degli sporchi speculatori della destra, si è fatto così su tutti i cinema: l'Odeon si è trasformato in una galleria commerciale e in piccoli uffici, più una piccola sala; il Metropolitan ora è un supermercato alimentare e delle residenze, oltre naturalmente ad una sala sebbene molto più piccola di prima; il Moderno niente: solo "case per ricchi" come le chiamano i movimenti che da noi (e non nella rossa Siena a riprova che la vera sinistra è altra cosa dal fascismo dei centrosocialari romani) riescono a tenere tutto bloccato; il Fiamma solo un supermercato e così via: dentro la città oggi non ci sono cinema abbandonati e le sale che sono oggi attive lo sono grazie al fatto che si è consentito alla proprietà di trasformarle in parte. 

I cinema possono diventare spazi per convegni, co working, ricavare aree commerciali, piccoli incubatori di start-up, residenze per artisti e creativi, quando c'è spazio appartamenti e spazi per la ristorazione. E' fondamentale che frequentandoli sia garantita una esperienza piacevole che non si fermi alla visione di un film, visione che ormai si può esperire anche altrove. Ma anche solo se restiamo a Trastevere quale "esperienza" garantiscono i nostri cinema? Passate lungo Viale Trastevere e traguardate l'Alcazar: non riuscirete a vederlo perché è sommerso da una coltre di monnezza, furgoni che tolgono la visuale, sosta selvaggia da far paura, alberi abbandonati, cassonetti e bancarelle. E la stessa cosa vale per il cinema Roma, dirimpetto, guarda caso chiuso anche lui. I cinema si devono trasformare, per provare a resistere, in pezzi qualificati e qualificanti di città: luoghi dove trovare anche un bel negozio, un ottimo ristorante, o un albergo di design.

Ma ciò che è normale in tutto il mondo a Roma viene bollato come "speculazione" in nome di una mentalità folle e autolesionista che è invece utilissima a mantenere inalterato il potere para mafioso di movimenti, centri sociali e certa brutta, bruttissima politica che ha trovato in questa città l'humus perfetto per far attecchire la gramigna di un cattocomunismo veterosindacale che genera invidia, povertà, disoccupazione, abbandono e sciatteria. E che, dopo averle generate, le considera un bene irrinunciabile. Una virtù.

E intanto l'Alcazar chiude, l'America rimane abbandonato insieme a decine di altre ex sale e così anche il Metropolitan: un enorme spazio in Via del Corso che potrebbe produrre mezzo centinaio di posti di lavoro e che viene lasciato bloccato perché - pur in presenza di un discreto accordo, pur migliorabile, da parte della Giunta - non si vuole accettare che al posto di un (troppo) grande cinema si ricavi un (più) piccolo cinema affiancato da spazi commerciali. Un delitto. Un delitto doppio anzi: il Metropolitan (ma è solo un esempio su decine) avrebbe generato solo in oneri ordinari e straordinari 7 milioni nelle casse del Comune, soldi già destinati a molti interventi tra cui, ad esempio, la riqualificazione di Villa Aldobrandini. Oggi abbiamo Villa Aldobrandini mangiata dal degrado e un cinema chiuso e vuoto. Oltre che 60 posti di lavoro perduti. E ora la mancata manutenzione di un edificio vuoto e chiuso dal 2010 sta iniziando anche a dare problemi. Ma la mentalità malata del vero potere forte della città (l'ideologia cieca e stupida) è salva anche sta volta: la pressione dei movimenti è riuscita a far esprimere negativamente il Consiglio e le Commissioni Commercio e Cultura e tutto si è fermato chissà per quanto ancora.

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog