Magazine Diario personale
La vita di famiglia è sempre più frenetica, fermarsi e mettere in ordine tutto quello che accade sotto questo tetto è diventato quasi impossibile.
Procediamo allegri tra party di gnomi minuscoli, concerti dei Nobraino, una valanga di lavoro, poco tempo e tanti progetti da realizzare.
Il primo, più urgente è il pianoforte che dovrò dipingere di blu, che era anche nell’elenco dei buoni propositi di Capodanno. La mia ricerca può dirsi conclusa: peccato che si trovi all’ottavo piano di un palazzo del vomero, ma questo non mi impedisce di amarlo ancora di più.
La forza lavoro latita, F. con le sue spallucce da tennista italiano che è sempre colpa dell’arbitro, si è offerto di aiutarmi, ma mi sembra più fattibile lanciare lo strumento dal balcone e sperare che, cadendo, non si frantumi in mille pezzi. Ne approfitto per invitare tutti gli energumeni strafatti di anabolizzanti a farsi avanti, in cambio di una cenetta a base di molto alcol e poco cibo.
Passiamo alle pupe, che nel frattempo sono già ragazze, in questi giorni hanno affinato delle armi insospettabili che le rendono irresistibili e insopportabili allo stesso tempo.
Egle è un moscardino a pieno titolo, mangia da sola, apprezza molto i baci degli altri bambini, ma ogni tanto graffia. Nel suo vocabolario, ha inserito un nuovo imperativo, “dammelo”, insieme al già noto “no” senza possibilità di replica e “mimmi” per chiamare i gatti: credo che io non abbia più nulla da insegnarle.
Matilde va a teatro e all’orto botanico, indossa braccialetti tintinnanti, pretende pettinature a la pagè e tra qualche giorno sarà ancora più affascinante con il suo bel paio d occhiali da vista. È sì perché il modello dell’intellettuale dell’ultim’ora, così di moda in questi tempi, non può passare inosservato ad una fashion addicted come lei. Tra l’altro, saranno utili anche per quest’ipermetropia incipiente di cui abbiamo scoperto qualche giorno fa, ma questo è un dettaglio trascurabile.
Insomma loro crescono e noi riacquistiamo momenti di libertà perduta.
Sabato scorso, abbiamo lasciato la prole a casa di Nonna Diana e siamo fuggiti ad un concerto (vi sfido a indovinare di chi).
L’ansia congenita del mio squinzio ci ha fatti arrivare con le solite 3 ore di anticipo.
Che fare in questi casi? Facile: accendere la radio e sentire la gialappa’s che commenta l’ultima serata di Sanremo, con una birra e i piedi poggiati sul cruscotto, guancia contro guancia.
Ci sono momenti che vorresti custodire nell’anima, sensazioni familiari che improvvisamente diventano speciali.
E la frenesia della routine si trasforma il felicità.
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