Magazine Pallavolo
Ultimi scampoli del Mondiale di pallavolo trascorsi in una sala stampa che si svuota pian piano. In un PalaLottomatica di Roma quasi gremito, solo pochi seggiolini nel terzo anello erano vuoti, il Brasile battendo Cuba si è laureato ‘tricampaeo’ mettendo in fila il terzo oro consecutivo dopo Buenos Aires 2002 e Tokyo 2006. L'Italia di Andrea Anastasi non è riuscita a salire sul podio lasciando il bronzo alla Serbia.
In questo momento, però, l’aspetto tecnico mi interessa poco. Appena caduta in terra l’ultima palla già so che da domani mi mancherà qualcosa. Cosa? Prima di tutto respirare l’atmosfera di uno sport dove i protagonisti (fatte salve le debite eccezioni) non si atteggiano a star. Sarà perché non sono abbastanza ricchi come obietta qualcuno? Può darsi. Qualunque sia il motivo è meglio così. Sarà per lo stesso motivo per cui, nonostante le polemiche per le ‘partite a perdere’ (leggasi Brasile sceso in campo senza palleggiatore contro la Bulgaria e Russia avanti 2-0 sconfitta 3-2 dalla Spagna: episodi che rimangono una pecca) per evitare gironi pericolosi tutto si è stemperato. E non è stato certo per la promessa di Wei, il presidente cinese della Fivb (la Federazione internazionale di pallavolo), di prestare maggiore attenzione alla formula del prossimo Mondiale.
Non conosco bene l’organizzazione dei Mondiali di altri sport. Ma so che nelle manifestazioni internazionali di pallavolo le squadre alloggiano nello stesso albergo. Qualche giorno fa, prima che iniziassero le semifinali, nella hall dell'albergo romano che ospitava le squadre c’erano contemporaneamente i giocatori serbi e quelli cubani che arrivavano da Firenze e Modena dove avevano concluso i propri giorni, quelli italiani che incontravano la stampa e quelli brasiliani che rientravano dallo shopping. Un’immagine che fa bene in un panorama sportivo di esacerbato clima di tensione. Nelle due settimane del Mondiale i tifosi delle 24 Nazionali di Italia 2010 si sono mescolati tra di loro in un clima di grande allegria.
Tra le immagini da non dimenticare che mi rimarranno ci sono le lacrime dei giocatori iraniani dopo l’eliminazione dal girone con Italia, Egitto e Giappone; il sorriso bambino di Leon nella partita contro il Messico; l’espressione di Hugo Conte mentre guardava suo figlio Facundo, giovane schiacciatore dell’Argentina. E in ultimo il Brasile ‘tricampeao’. “Una nuova ‘Generazione di fenomeni’? No – ha detto Leandro Vissotto - siamo solo una ‘generazione di lavoratori’”.
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