“Perché per noi lottare sarà sempre sognare e non sarà mai condannare.”
Ultimo
Prendo spunto da queste parole, dall’alto valore simbolico, per tentare una riflessione su un ideale, una scelta di vita, un essere e un sentirsi realizzati, un modo di rapportarsi alla società, un misurarsi con se stesso e con l’altro. Chi le ha pronunciate è un uomo certamente fuori dal comune, un uomo che mi piace definire “idealista spietato” come il protagonista del mio romanzo più recente non ancora andato in stampa. Quest’uomo, per motivi di sicurezza, è costretto a nascondere la propria identità da più di quindici anni. Si tratta del capitano Ultimo, l’ufficiale dei carabinieri a capo della Squadra Speciale che il 15 gennaio 1993 ha arrestato il boss mafioso Totò Riina. Da allora in poi, il capitano Sergio De Caprio ha indossato un guanto nero senza dita (come chi lavora e non ha diritti e voce) alla mano sinistra e ha scelto di chiamarsi Ultimo (nome di battaglia usato durante le operazioni più rischiose e importanti). Ultimo con gli ultimi e fra gli ultimi, per stare dalla parte del popolo, della povera gente, di chi non può lottare per avere giustizia perché non ha mezzi, di chi non può gridare tutta la propria rabbia o tutto il proprio dolore perché non è un potente e non verrà mai ascoltato dai potenti. Sorta di “cavaliere della Tavola Rotonda” in un mondo e in un tempo che ha smarrito ogni ideale e non intuisce nemmeno più il significato di tale “letteraria o utopistica” definizione. Come un cavaliere della Tavola Rotonda di re Artù, il capitano Ultimo odia o biasima chi ha ricchezza e potere, li ostenta con presunzione e arroganza, giungendo spesso ad uccidere e a causa di questi è corrotto e corrompe chi intralcia i propri piani di subdola conquista o chi, per caso o per necessità, si trova anche solo sul ciglio di questa strada che porta sempre verso il Male. “Mai cercare gloria, onori, posti di comando per sé e tralasciare di difendere chi è povero, chi ha bisogno, chi non conta niente perché facendo ciò non si può ottenere alcun vantaggio materiale o di altro genere, altrimenti si è solo mercenari non uomini che contribuiscono a costruire un mondo migliore.” Altre parole forti, straordinarie, meravigliose del capitano Ultimo. Ma attenzione! Quelle del capitano Ultimo non sono mai state e non sono soltanto belle parole e basta. Egli le ha soprattutto e davvero messe in pratica: la Casa Famiglia “Capitano Ultimo”, nei pressi di Roma, ne è la prova concreta. In questa Casa Famiglia, creata quasi dal nulla e dalla volontà tenace di un “idealista spietato”, vi risiedono bambini e ragazzi poveri o in difficoltà: “ultimi nella società e per la società.” Cosa c’è all’interno di questa struttura mandata avanti con passione e coraggio dall’Associazione Volontari Capitano Ultimo? Una falconeria, un panificio, un laboratorio per la lavorazione della pelle e del cuoio. Cose semplici e genuine improntate alla semplicità e realizzate con semplicità, nel più alto rispetto della dignità umana e della Natura intera secondo un disegno ecologico che si ispira esattamente allo spirito di umiltà, semplicità e fratellanza predicato e vissuto dal santo patrono dell’ecologia, cioè San Francesco di Assisi (attualmente il colonnello Sergio De Caprio è vice – comandante del NOE il Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri, oggi CCTA). Sensibile come sono a tutto ciò e per i sacrifici, le lotte, le battaglie, spesso le sconfitte e le umiliazioni che ho sempre sostenuto e avuto, fin da ragazzina in un ambiente sociale e umano non sempre comprensivo, per un ideale, un sogno di libertà, di giustizia, di legalità, di affermazione forse troppo elevato, forse impossibile ma comunque bello perché ammantato di Arte e tutto mio non posso che dire, al capitano Ultimo, che ha voluto come motto della sua Casa Famiglia: “La tutela della legalità, dei diritti civili, dell’ambiente, della persona sono la nostra priorità contro qualsiasi ingiustizia”, nell’unico modo in cui riesco ad esprimermi e che mi è congeniale, cioè con la Poesia, il mio grazie commosso, sentito, di cuore… per essere così: forte e semplice, coraggioso e umile; soltanto questo e nient’altro, su questo blog che è nato da un ideale e da un sogno e di ideali e di sogni si alimenta (l’attore Raoul Bova ha interpretato, in modo convincente, la parte del capitano Ultimo nella fiction dal titolo ULTIMO tratta dal libro ULTIMO. IL CAPITANO CHE ARRESTO’ TOTO’ RIINA. di Maurizio Torrealta).
Francesca Rita Rombolà
La poesia DORMI SUL MIO CUORE, facente parte della raccolta ALBA, SUL PONTE SOSPESO, pubblicata nel 1994, forse racchiude in sé i versi più belli, più toccanti, più coinvolgenti che Francesca Rita Rombolà abbia mai scritto e forse mai scriverà… espressione di un sogno, di un ideale, di un lottare che non hanno tempo e mai verranno meno del tutto.
DORMI SUL MIO CUORE
Dormi nel vano di quel silenzio.
Dormi di quel silenzio,
di quel silenzio che la scheggia incide.
Dormi e sogna di quel muro che ti chiuse
e sogna della spira che a Sisifo ti strinse,
e sogna del giorno e della notte compagni.
Dormi e sogna di quella biga
e di quell’alba al vicolo dei pini.
Sogna di me che divorai il tuo cuore
sogna del mio cuore che divorasti al vaglio.
E sogna dei caldi giorni al proteso ciliegio.
Dormi quel sogno dal cuore fittizio
del vento la battaglia sogna
tra i roghi delle carlinghe e le meduse in volo.
Dormi sul mio cuore
e del mio cuore sogna l’infedele dispiego.
Sogna di me che lottai nella tua lotta.
Sogna di me che ti coprii di stelle
e coi nodi sanguinanti mi avvolsi della tua bandiera.
Sogna di me che per i salici in pianto rincorsi le parole
e il canto stridulo dei cingoli.
Sogna di me di lividi ornata e di gioielli
per quel viale dei puri sogni
che inalbera il bianco candore.
Sogna di me nel Sogno e dormi,
dormi del tuo sogno il Tempo e le rivolte.
Dormi sul mio cuore
e nel cuore dell’uomo dormi il Gran Silenzio.
Dormi, e sogna di quel cuore
che ti portò nel suo cuore sul giunco.
Francesca Rita Rombolà