Figlio di genitori alcolizzati, vedovo perchè la moglie (che lo tradiva!) si è suicidata, 45enne che porta malissimo i suoi anni, triste, cupo, con l'aria da maniaco, riesce inspiegabilmente a sedurre una ragazza che ha la metà dei suoi anni.
La sua tecnica? Sesso e poche parole. Si rifiuta di conoscere il nome della ragazza e di dire il suo.
In alternativa a questo strano individuo, la ragazza ha un fidanzato, un regista talmente preso da sè e dal suo docufilm sull'amore che è difficile credere che i suoi sentimenti siano veri, ogni sua mossa è sempre a favore di telecamera.
Tra il 45enne e la ragazza, tutto funziona finchè c'è il mistero. Appena lui le racconta per filo e per segno la sua vita, la ragazza si accorge che è uno sfigato della peggior specie e lo molla. Lui la segue e lei presa dal panico pensa che sparargli un colpo sia l'unico modo per levarselo di torno.
A mio parere questo film non è romantico nè erotico, ma trasuda solo depressione da ogni singolo fotogramma.
Ma ai suoi tempi, nel 1972, venne considerato un film contro il comune senso del pudore e per questo il produttore Alberto Grimaldi, il protagonista Marlon Brando e il regista Bernardo Bertolucci vennero condannati a due mesi di reclusione con la condizionale. Quando la sentenza passò in giudicato, la pellicola sequestrata doveva essere distrutta e Bertolucci perse per 5 anni il diritto di voto.
Anche l'attrice Maria Schneider ebbe di che soffrire a causa di questo film. L'improvvisa fama mondiale la distrusse psicologicamente e iniziò a far uso di eroina.
In una delle sue ultime interviste:
"La scena del burro? E' stata un'idea di Marlon Brando. E Bertolucci mi disse che cosa dovevo fare solo poco prima di girarla. Mi hanno ingannato. Mi hanno quasi violentata, quella scena non era prevista nella sceneggiatura. Io mi sono rifiutata, mi sono arrabbiata. Ma poi non ho potuto dire di no. Avrei dovuto chiamare il mio agente o il mio avvocato perché non si può obbligare un attore a fare qualcosa che non è nella sceneggiatura. Ma all'epoca ero troppo giovane, spiega, non lo sapevo. Così fui costretta a sottopormi a quella che ritengo essere stata una vera violenza. Le lacrime che si vedono nel film sono vere. Sono lacrime di umiliazione. Non ho ancora perdonato Bertolucci per il modo in cui mi ha trattata e anche quando l'ho incontrato a Tokyo 17 anni fa l'ho ignorato. Lo ricordo ancora bene sul set. Era grasso, sudato e ci ha manipolati, sia Marlon che me. Alcune mattine sul set era molto gentile e salutava, altri giorni non diceva niente, solo per vedere le nostre reazioni. Io ero troppo giovane e ingenua. E sfruttata. Per il film mi diedero solo 5mila dollari".
Quando la Schneider morì nel 2011 a soli 58 anni, Bertolucci si disse rammaricato di non aver trovato tempo e modo di chiederle scusa.
"La sua morte è arrivata troppo presto, prima che io potessi riabbracciarla teneramente, dirle che mi sentivo legato a lei come il primo giorno, e almeno per una volta, chiederle scusa.
Scegliendo Maria dopo un lungo casting mi chiedevo se sarebbe riuscita a stare vicino a Marlon Brando senza tremare. Non solo Maria superò la prova fin dal primo giorno, ma riuscì persino a farsi coccolare oltre che da me, anche da lui. Il rapporto forte e creativo che abbiamo avuto durante le riprese di "Ultimo Tango" si era avvelenato col passare del tempo. Maria mi accusava di averle rubato la sua giovinezza e solo oggi mi chiedo se non c’era qualcosa di vero. In realtà era troppo giovane per poter sostenere l’impatto con l’imprevedibile e brutale successo del film. Marlon si era rifugiato nella sua impenetrabile privacy e tutto il peso della promozione del film era ricaduto su Maria e su di me.
Ricordo una pagina intera del New York Times con una sua intervista: raccontava di essere stata con venticinque uomini e più di cinquanta donne. Era una spacconata ma, assieme al film, aveva dato una spallata al puritanesimo americano. In quei tempi la trasgressività era ancora possibile e Maria non sapeva resistere alla tentazione di viverla fino in fondo, anima e corpo, con la sua bellezza e la sua allegria”.
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