Cazzo, però questi mi hanno tolto l'unico primato che mi rendeva fiero di vivere tra i leghisti, quello di scomodo extracomunitario! Non finisci di vantarti di qualcosa che prontamente qualcuno ti usurpa il titolo. E la cosa bella è che quell’avanzo di zombie verde vuole proprio i terroni “föra di ball”. Va detto tuttavia che se la ricchezza è nella contaminazione che ne deriva dalla diversità, anche io reputo l’identità nazionale un valore da preservare. L'unico problema del melting pot è che ognuno si porta dietro i propri odori. Da quando sono arrivati gli indiani perfino i rumeni sembrano meno tolleranti. Per le scale si inerpicano folate di odori non identificati, mentre nel mio ripostiglio un tubo collegato a non so chi probabilmente sfiata odor di Kebab. Fortuna che lo smog per la strada s’appiccica alla giacca a vento isolando i profumi stratificati durante la pausa pranzo. Impossibile integrarsi tra i disintegrati. Ma io un amico nel palazzo me lo sono fatto. Se fosse spagnolo l’anagramma del suo nome sarebbe PUTA. Ma è rumeno, ed è un gran figlio di puttana. Quando ci siamo presentati, ha attaccato bottone elencandomi tutte le caratteristiche della mia auto: anno, cilindrata, cavalli, mancava solo il numero di telaio. Alla fine mi ha confessato di apprezzarla molto. In quel momento ho pensato che a breve sarei tornato ai mezzi pubblici. L’amicizia vera e propria è scattata quando gli ho regalato la mia vecchia camera da letto fregandomene di far entrare un rumeno in casa. Il tempo di accordarci per il giorno e mi sono piombati nell'appartamento 3 rumeni. 30 minuti per svuotare una camera. Appena arrivato al pianerottolo però, PUTA mi ha subito chiesto chi fossero i vicini, destando in me i primi sospetti. Dopo una settimana, mentre in TV un manipolo di sconosciuti tentano di uscire da un cubo mortale, alcuni rumori sospetti attirano la mia attenzione. TUM-TAM-TATATUM. Suona il campanello, i vicini di casa sono stati derubati. Un manipolo di rumeni ha cercato di entrare nel cubo dei mormoni. Per me il mandante è PUTA, sono certo che ha fatto da basista. Ora. Sebbene gli abbia fatto capire che a casa mia non c’è trippa per gatti, lui continua a squadrarmi. Se io butto l’umido, lui butta l’occhio nel sacco, se tardo dal lavoro mi chiede come mai sono in ritardo e ora sembra abbia imparato persino a prendermi per il culo. Facendo il verniciatore si alza all’alba e se mi vede stanco me lo fa notare sogghignando con quel dente d’oro che gli scintilla di sarcasmo. Bah. Nonostante cerchi di evitarlo, lui è sempre in giro. Se prendo l'ascensore, lui è giù che aspetta. Se esco dal cortile alle 6.30 del mattino, magicamente lui è già lì. Se esco dall'ingresso principale con il trolley per un week end fuori porta, lui è sul marciapiede pronto a inquadrare la situazione. Cazzo. O ha dei cloni, o la mafia rumena lo ha ingaggiato per controllare il quartiere. Così ho studiato un antifurBo a prova di topo da appartamento. Il trucco è semplice e non richiede meccanismi sofisticati o tecnologicamente avanzati: basta lasciare un disordine tale da far pensare che è già passato qualcuno. E se lui è scaltro io lo sono più di lui. Se non ci casca così gli assesterò il colpo finale facendomelo amico pure su Facebook. Se quando scrivo “Oggi mi trovo a Francoforte” l’appartamento viene forzato, lo rispedisco a casa a colpi di carabina.
Cazzo, però questi mi hanno tolto l'unico primato che mi rendeva fiero di vivere tra i leghisti, quello di scomodo extracomunitario! Non finisci di vantarti di qualcosa che prontamente qualcuno ti usurpa il titolo. E la cosa bella è che quell’avanzo di zombie verde vuole proprio i terroni “föra di ball”. Va detto tuttavia che se la ricchezza è nella contaminazione che ne deriva dalla diversità, anche io reputo l’identità nazionale un valore da preservare. L'unico problema del melting pot è che ognuno si porta dietro i propri odori. Da quando sono arrivati gli indiani perfino i rumeni sembrano meno tolleranti. Per le scale si inerpicano folate di odori non identificati, mentre nel mio ripostiglio un tubo collegato a non so chi probabilmente sfiata odor di Kebab. Fortuna che lo smog per la strada s’appiccica alla giacca a vento isolando i profumi stratificati durante la pausa pranzo. Impossibile integrarsi tra i disintegrati. Ma io un amico nel palazzo me lo sono fatto. Se fosse spagnolo l’anagramma del suo nome sarebbe PUTA. Ma è rumeno, ed è un gran figlio di puttana. Quando ci siamo presentati, ha attaccato bottone elencandomi tutte le caratteristiche della mia auto: anno, cilindrata, cavalli, mancava solo il numero di telaio. Alla fine mi ha confessato di apprezzarla molto. In quel momento ho pensato che a breve sarei tornato ai mezzi pubblici. L’amicizia vera e propria è scattata quando gli ho regalato la mia vecchia camera da letto fregandomene di far entrare un rumeno in casa. Il tempo di accordarci per il giorno e mi sono piombati nell'appartamento 3 rumeni. 30 minuti per svuotare una camera. Appena arrivato al pianerottolo però, PUTA mi ha subito chiesto chi fossero i vicini, destando in me i primi sospetti. Dopo una settimana, mentre in TV un manipolo di sconosciuti tentano di uscire da un cubo mortale, alcuni rumori sospetti attirano la mia attenzione. TUM-TAM-TATATUM. Suona il campanello, i vicini di casa sono stati derubati. Un manipolo di rumeni ha cercato di entrare nel cubo dei mormoni. Per me il mandante è PUTA, sono certo che ha fatto da basista. Ora. Sebbene gli abbia fatto capire che a casa mia non c’è trippa per gatti, lui continua a squadrarmi. Se io butto l’umido, lui butta l’occhio nel sacco, se tardo dal lavoro mi chiede come mai sono in ritardo e ora sembra abbia imparato persino a prendermi per il culo. Facendo il verniciatore si alza all’alba e se mi vede stanco me lo fa notare sogghignando con quel dente d’oro che gli scintilla di sarcasmo. Bah. Nonostante cerchi di evitarlo, lui è sempre in giro. Se prendo l'ascensore, lui è giù che aspetta. Se esco dal cortile alle 6.30 del mattino, magicamente lui è già lì. Se esco dall'ingresso principale con il trolley per un week end fuori porta, lui è sul marciapiede pronto a inquadrare la situazione. Cazzo. O ha dei cloni, o la mafia rumena lo ha ingaggiato per controllare il quartiere. Così ho studiato un antifurBo a prova di topo da appartamento. Il trucco è semplice e non richiede meccanismi sofisticati o tecnologicamente avanzati: basta lasciare un disordine tale da far pensare che è già passato qualcuno. E se lui è scaltro io lo sono più di lui. Se non ci casca così gli assesterò il colpo finale facendomelo amico pure su Facebook. Se quando scrivo “Oggi mi trovo a Francoforte” l’appartamento viene forzato, lo rispedisco a casa a colpi di carabina.
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