TaverneUlisse e la sua cumpa, sfuggiti alle truffe vacanziere della bella Calypso e sconvolti dal mal di mare perché è finito il TravelGum, approdano su una terra brulla, selvaggia e abitata da rozzi analfabeti.
“Siamo in Sardegna!” urla felice Ulisse.
“No, la Sardegna è brulla, selvaggia, abitata da rozzi analfabeti, ma anche da fighe spaziali. Qui non vedo una patata per miglia e miglia… Mi dispiace, non siamo in Sardegna, ma in Sicilia!” esclama cupo il Maialince, l’amico che può vedere un tanga a kilometri di distanza.
“Beh, in Sicilia si mangia bene! Cerchiamo un ospitale pastore indigeno che possa offrirci arancini, pesce e cannoli”
“Che ne sai che i pastori siciliani offrono cibo gratis?”
“L’ho visto su Linea Verde e su molti altri programmi della domenica mattina”
Così i prodi si mettono in cammino alla ricerca di qualche lavoratore del settore agro-caseario.
Nel primo pomeriggio arrivano nei pressi di una grande grotta abitata. Si capisce che è abitata perché fuori c’è una cassetta delle lettere.
Ulisse prova a chiamare: “Permesso? C’è nessuno? Un buon pastore? Un pescatore? Neanche un presidente provinciale della Coldiretti?”
Alla parola “Coldiretti” un mostruoso, peloso, grasso, ruvido e scorbutico gigante con un occhio solo esce dalla caverna emettendo ruggiti rauchi e sconnessi.
“Aiuto, è il GGG, il Grande Gigante Giulianoferrara, scappiamo o ci querelerà tutti!”
Ma il GGG è troppo veloce per loro, così li ghermisce e li porta nella sua caverna legati come salami, o come 50 sfumature di grigio.
“Mostro che vuoi farne di noi?”
“SBRAAHWL! DIVORARVI COME HO FATTO CON LUCA SARDELLA E DAVIDE MENGACCI!”
“Oh Ssignùr, povero Mengacci… Aspetta però, non puoi mangiarci se prima non butti giù un po’ di Tavernello Gran Riserva del ‘92”
Così il GGG trangugia una decina di anfore di cartone di Tavernello e sull’undicesima va inspiegabilmente in coma etilico.
I ragazzi ne approfittano per fuggire, Ulisse, però, evita di cavare l’occhio al ciclope con un tronco, perché sarebbe una scena truculenta e la trasposizione televisiva di questa storia deve poter andare in prima serata.
Raggiunta la nave, il gruppo salpa verso nuovi orizzonti.
Ora ci sarebbero molte altre avventure da narrare riguardo il viaggio di Ulisse Zampetti e la sua crew, ma questo è il terzo episodio e, nel nome della Legge delle Trilogie, questa storia deve finire oggi, perché tutto ciò che va oltre il terzo episodio si trasforma sempre scientificamente in una cagata pazzesca (vedi Star Wars, Rambo, Die Hard, Indiana Jones, ecc…)
Per questo importantissimo motivo narrativo-editoriale, senza incontrare le Sirene, senza passare per Scilla e Cariddi e senza passare dal Via, Ulisse una mattina arriva non si sa come ad Itaca.
I suoi compagni tornano tutti alle rispettive case, dove li accoglieranno le loro mamme con i mattarelli in mano per aver trasformato una vacanza di una settimana in Grecia in un tour di 40 giorni.
Anche Ulisse, ignaro dei drammatici sviluppi avvenuti nella sua famiglia, torna a casa:
“Ciao caro, ben tornato, ti presento il tuo nuovo papà brizzolato ricco e bellone”
“Salve Ulisse, mi chiamo Giovanni Rana e sono il tuo patrigno”
“Mmmh… Il mio nuovo papà eh?! E dov’è quello vecchio?”
“Oltre le Colonne d’Ercole”
“A inseguir virtute e canoscenza?”
“No, a inseguire mignotte e a fuggire dal fisco”
“Mmmh… Ma te ce li hai i soldi?”
“Parecchi”
“Allora benvenuto in famiglia nuovo papone!”
E vissero per sempre felici e con le carte di credito coperte.
P.s. La Saga di Ulisse Zampetti è dedicata a Davide Mengacci, Luca Sardella e a tutti i prodi conduttori televisivi che hanno girato i più nascosti buchi del culo d’Italia per mostrare al grande pubblico artefatti leggendari come il biscotto di Montelupo o la sbriciolona di Capracotta.
Loro sì viaggiatori instancabili in cerca di virtute, canoscenza e sagre del lardo fritto.
A loro memoria la Patria ricorda.
di Marco Improta All rights reserved