Umano, troppo umano.

Da Falento @bjo92
Già un post che s'intitola come un'opera di Nietzsche preannuncia noia, tedio e voglia di vetri rotti sulle arterie.
Ma devo scrivere, devo liberarmi, devo intraprende un percorso di catarsi essenziale alla mia persona, non foss'altro che ho una furia omicida che pervade ogni fibra del mio corpo.
La questione riguarda le riflessioni di una vita, gli sguardi dubbiosi e scettici del mondo e soprattutto un post apparso sulla pagina" Spotted: Unimi", nel quale un cerebroleso -pardon, cerchiamo di non essere offensivi almeno nell'intro- una discutibile mente partoriva un altrettanto discutibile pensiero, articolato nei seguenti punti (amo schematizzare, è un mio vizio dal quale so di non poter uscire)
1. I CdL in studi umanistici sono nettamente più facili di quelli scientifici.
2.I CdL in studi umanistici non offrono prospettive future allettanti per i laureati; per questo motivo i CdL in studi umanistici sono inutili
3.Bisognerebbe indirizzare gli studenti delle superiori a CdL scientifici.
Ora, la domanda che sorge spontanea è:: perchè io devo riflettere su un post anonimo apparso su una pagina tendenzialmente goliardica, probabilmente scritto da qualcuno che non sa nemmeno una cosa essenziale come la differenza tra l'ottanio e il verde acqua? La risposta è perchè per anni, ANNI, ho visto/sentito persone millantare la propria presunta superiorità intellettuale perchè dedicavano la loro vita a calcoli, numeri, formule e teoremi. Meno quando ho scelto di frequentare il liceo Classico, maggiormente quando ho deciso di frequentare la facoltà di Lettere Moderne. Quindi il pensiero dell'Anonimo (lo chiameremo così, d'ora in poi') ha risvegliato la mia coscienza civile, il mio orgoglio malmesso, la mia sicurezza stentata e mi ha investito del ruolo di paladino degli studi umanistici (Sto scherzando, ovviamente), almeno per confutare, in parte, le idiozie da lui affermate. Partiamo dal punto 1.
1. Palla colossale. Prima di tutto, mi si deve chiarire cosa si intende per studio umanistico e studio scientifico. Mi si indichino i parametri di giudizio, una scala con dei valori: è certo un presupposto della scienza fornire dei parametri quando si vuole mettere qualcosa in graduatoria. In un corso di laurea in Lettere Moderne, come il mio, c'è una componente molto forte di scienza. La linguistica, carini, è una scienza a tutti gli effetti (e Dio solo sa quanti esami di Linguistica dovrò dare). La filologia (che sia romanza, umanistica e classica) usa metodi e termini scientifici: non è che l'edizione critica di un testo si faccia secondo il piacere personale, minchioni. Una traduzione (specialmente da lingue classiche) si avvale di un rigoroso metodo scientifico: non puoi tradurre un testo dal latino se prima non conosci le LEGGI interne della lingua. Di entrambe le lingue, dalla lingua di partenza alla lingua di arrivo. Poniamo il caso che con umanistico si intenda allora le discipline (uso discipline appunto, non scienze) che riguardano il pensiero dell'uomo, il suo evolversi, le più rarefatte speculazioni dell'animo umano. In quale mondo Filosofia del Linguaggio è più facile di istologia? E ancora, si possono forse paragonare le due cose? No, semplicemente perchè riguardano due ambiti della conoscenza completamente diversi. Puoi dire "Filosofia del Linguaggio è più facile di Filosofia del Diritto", puoi anche dire "Istologia è più facile di epidemiologia" (sto dicendo cose a caso, sappiatelo), ma paragonare due cose così diverse è come pretendere di far risultare un rinoceronte un amabile animale domestico. Siamo a quei livelli di surrealismo. E ancora, il fatto che siano speculazioni filosofiche (badate, di questo campo non so molto) non vuol dire che abbiano MENO dignità delle altre materie di studio.
Conclusione: il metodo scientifico si usa in quasi la totalità degli studi universitari. La facilità o difficoltà di un corso è estremamente soggettiva, uno che è un portento in anatomia può trovarsi in panne di fronte alle Bucoliche di Virgilio. E' inutile paragonare cose diverse senza una scala di riferimento.
2. Parzialmente vero. Chi sceglie un corso di laurea come il mio o un corso filosofico o qualsiasi altro corso che non prepara per una e unica professione settoriale, sa che farà più fatica degli altri a trovare un impiego. Questo lo sa già quando si iscrive, non dovete ricordarlo ogni volta. E' anche vero che con altri corsi scientifici si ha comunque la stessa difficoltà a trovare lavoro, soprattutto in Italia. Questo è il destino comune di ogni universitario: che si faccia fisica, scienze dei beni culturali o architettura, il mondo del lavoro non è certo lì ad accoglierci a braccia aperte. La mia personale idea è che, qualunque laurea si abbia, si trovi lavoro se si verificano più condizioni, dei quali la più importante è un culo pazzesco. Segue poi intraprendenza, ambizione e voglia di sacrificio. Ma è così da sempre, sono le immutabili leggi del capitalismo. Ammetto che con una laurea in lettere si abbia un campo molto più vasto e quindi dove è molto più difficile trovare lavoro, ma non vuol dire niente. Vorrà dire che quando l'avrò trovato sarò stato più intraprendente, ambizioso e capace di chi ha fatto chimica farmaceutica e può fare solo il chimico farmaceutico, per dire. Quanto all'utilità, allora se vi basate sul criterio dell'utilità bruciate tutti i romanzi che avete in casa, non andate più al cinema, non recatevi più in un museo o in una galleria d'arte: le cose più belle sono in effetti le cose più inutili. E io, francamente, sono bellissimo; non posso essere anche utile.
3. Sì, certo. Provate ad indirizzarmi ad un corso come Ingegneria e rimango bloccato un anno al primo esame. Forse è meglio avere un laureato che eccelle nel suo campo, quindi un letterato colto, piuttosto che un ingegnere infelice, frustrato e anche incapace. Come detto sopra, la facilità è soggettiva. Non è vero che noi prepariamo meno libri di chi fa una facoltà scientifica, non è vero che da noi viene richiesto meno impegno (un esempio pratico: nel mio esame di latino, chi prende sotto il 24 è invitato al prossimo appello), non è altrettanto vero che il ragionamento che sta dietro la dimostrazione di un teorema sia più nobile o più concettualmente difficile di un'analisi critica di un testo medievale.
La morale della favola è: SHUT UP AND MIND YOUR BUSINESS! 
Sono pronto ad approfondire la discussione in qualsiasi momento, anche a spiegare vuoti di passaggi argomentativi o simili. Tanto se non vinco con la dialettica vi asfalto col trattore.
P,S; non snobbo i CdL scientifici, anzi; ammiro chi ha un'impostazione mentale tale da poterli frequentare senza troppe difficoltà e sono affascinato da numerosi aspetti che riguardano medicina e scienze naturali. Quindi, please, non mi si rifili la questione del classicista snob che io snob lo sono per ben altre questioni e me la tiro sempre.

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