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Un’abbonata scrive

Creato il 01 luglio 2011 da Nonzittitelarte

La signora Dina Baldini, che si definisce un’abbonata storica del teatro , scrive al nostro blog:

“Concordo con Biolchini e concordo con l’analisi di Cugusi. Meli è il primo responsabile (primo in ordine di tempo) dello sfascio del teatro, che ha potuto agire indisturbato e protetto (eufemismi) grazie a Delogu-Floris. Va aggiunto che la “collaborazione” (il termine esatto, anche qui, sarebbe un altro, ma si rischia la querela…) ventennale di Massimo Biscardi alla direzione artistica ha dato il suo notevole apporto, provato dal fatto che, dopo Meli, Pietrantonio ha continuato sulla stessa linea del suo predecessore: Meli e Pietrantonio, ma rimane il comune denominatore Biscardi (ed Emilio Floris, colpevole forse soltanto di essersi totalmente disinteressato del teatro, occupandosene solo per favorire compagnucci di parrocchia distribuendo fantomatici e costosi posti di “Direzione Ufficio Marketing” e poltroncine varie nel settore amministrativo). Floris, tirato per la giacchetta, per i pantaloni e le mutande dai lavoratori del teatro che da anni denunciavano quanto stava accadendo, alla fine del 2010 finge di occuparsi “amorevolmente” del “suo” teatro, e per tutta risposta riconferma Pietrantonio che, con Biscardi, ha proseguito l’opera di Meli. Biscardi, da pantegana incallita, lascia la nave quando si accorge che imbarca troppa acqua. Floris cincischia ancora e fa giochi di prestigio infantili piazzando in teatro altri personaggi, raccomandati da chissà chi, quali Cuccia e Soudant con l’incarico di fare una programmazione pagata forse coi soldi del Monopoli, visto che in cassa non c’è un tallero bucato e nulla si prevede che possa entrare. Poi, sempre Floris, la grande promessa: accenderemo un mutuo per spalmare il debito. “Stiamo contattando alcune banche”, dichiara pomposamente. “E’ tutto pronto, ormai ci siamo. Stiamo chiudendo il cerchio”, favoleggia ancora. “Manca solo la firma ed è fatta, ma sarà il nuovo sindaco ad apporla”. Falso: non aveva fatto nulla e non c’era nulla da firmare, mentre al nuovo sindaco, come si sa, ha sottratto con destrezza la nomina di un componente del CdA per… “non perdere la priorità acquisita”. Nomina così Baggiani a mandato già rimesso. Illegittimo, dicono i lavoratori del teatro, ma ormai ciò che è o non è legittimo non lo capisce più nessuno. Ma il capolavoro non è tanto la nomina di Baggiani: è la nomina di Di Benedetto, personaggio che arriva preceduto dalla sua fama perchè ritenuto responsabile dello sfascio del “Carlo Felice” di Genova dove (si “mormora”) si è mangiato ance i soldi dei Tfr dei lavoratori. A Cagliari Di Benedeto debutta con flop paurosi, quali “Pierino e il lupo” con nientepopodimenoche Marco Carta, che portano in teatro la bellezza di poco più di cento spettatori a serata, grazie anche al fatto che la sua totale incompetenza artistica lo costringe ad avvalersi dei “consigli” di qualche consigliere d’amministrazione che, come tutti sappiamo, hanno competenze artistiche paragonabili a quelle di un maiale: un vero e proprio… Porcellum!
Fa il pienone, Di Benedetto, con Traviata, ma c’è da dire che i cagliaritani sono talmente affamati di lirica “sana” e tradizionale che opere come Traviata e Boheme le puoi fare anche con le sole ombre cinesi. Il San Gennaro Di Benedetto (sì, è miracoloso…) dichiara, ma non dimostra perchè, afferma, i cachet sono “coperti da privacy” (!), che questa Traviata costa pochissimo perchè il cast è composto principalmente da allievi di una scuola bolognese diretta dal suo amico Triola al quale assegna l’incarico di consulente artistico (penserà con calma a dargli l’incarico di direttore artistico…). Costa poco, dice, ma qualcuno del cast parla e spiffera le cifre: i conti non tornano, mancano centomila euro. Dove sono? Insomma, a Cagliari niente di nuovo: la condizione necessaria per dirigere il Lirico è essere fallimentari: Meli arrivò a Cagliari dopo aver distrutto il Lingotto e Ferrara (a Parma continua nello stesso modo, ma è nei guai…) e Di Benedetto arriva dopo il disastro di Genova. Il sindaco Zedda non può che fare pulizia, derattizzare il CdA per quanto è nelle sue facoltà ed accendere veramente un mutuo per spalmare il debito, altrimenti si chiude. Signor sindaco, Cagliari l’ha voluta: dimostri che è fatto di pasta diversa da quella di Floris e Delogu, ascolti i lavoratori del Lirico; sono gli unici che rischiano il posto di lavoro, e dietro quei lavoratori che hanno rimesso in lei ogni speranza ci sono famiglie e vite che in poco tempo saranno distrutte. Ci pensi, sindaco, e abbia coraggio.”

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