Un alone di silenzio

Come mai io sono sempre circondata da questo alone di silenzio? È perché sono scostante di mio?
In effetti, in questi giorni devo farmi violenza anche per rispondere ai messaggi. Mi esprimo volentieri solo attraverso questo blog, ma non cerco il confronto, non amo le polemiche, i forum, la gente che si accapiglia o si sbaciucchia, i commenti gentilini e stucchevoli alle foto, i gruppi dove tutte le mattine si dà il buongiorno e tutti rispondono in coro buongiorno buongiorno. Ogni cosa mi annoia, m’infastidisce, mi irrita. Meglio il divano, meglio un film per ragazzi su ItaliaUno, meglio il libro di Isabel Allende. Forse, se davvero bisogna essere sinceri con se stessi,  non ho bisogno di amici, solo di un pubblico e la gente lo sente e mi sta alla larga.

 Anche circa la scrittura sono in una fase negativa, penso che sia molto meglio leggere che scrivere, penso che la scrittura non è una sola, che ognuno interpreta il testo a modo suo. C’è chi è un intellettuale puro, io mi diverto con Elisa di Rivombrosa. Alcuni riflettono sul sesso degli angeli, a me piace mostrare senza dire. Alcuni vorrebbero che riempissi di motivazioni inconsce le mie storie, io desidero creare personaggi che già mi figuro muoversi sotto forma di fiction, o come figurine del presepe. C’è chi analizza Proust, io m’innamoro di Edward il vampiro.

E cos’è la scrittura? È solo  quella dei grandi classici, o  anche dei best seller? E chi sono gli scrittori? I grandi e raffinati? I commerciali come vorrei essere io che mi vanto della mia “medietà”? I velleitari di paese? Gli sgrammaticati ridicoli e autoreferenziali di Facebook, quelli che raccontano di “scapoli impertinenti” e di “afferrati delitti” e tutti sotto a commentare ”sei grande, comprerò il tuo libro, mandamelo per posta!”

Sì, sì, il meglio della scrittura è la lettura, ma dei libri altrui, quelli veri.