Per la serie: “è una storia vera, ma tanto tutti ci rideranno su”, oggi vi presento la più strana, inaspettata e inquietante sala del Palazzo ONU situato nella sede di New York (che tra l’altro ho avuto occasione di visitare di persona).
La chiamano “sala di meditazione”, ma i complottisti la ritengono un vero e proprio tempio pagano situato nel bel mezzo del luogo che rappresenta la cooperazione tra i tanti Paesi e popoli del nostro pianeta.
Prima di ridere – reazione tra l’altro più che lecita – vediamo di inquadrare meglio ciò di cui stiamo parlando.
In questa sala, costruita a forma di piramide tronca, c’è un imponente altare di magnetite. Anzi, precisiamo meglio: si tratta del più grosso blocco di questo materiale mai estratto dall’uomo.
C’è poi un grande murales composto di diverse sezioni, che ha al centro la stilizzazione del disco solare, oscurato per metà. Il che, considerando l’insieme, rende questa stanza decisamente inquietante.
Questa meditation room fu progettata e realizzata negli anni ’50, su volere di Dag Hjalmar Agne Carl Hammarskjöld, svedese e due volte segretario delle Nazioni Unite.
Hammarskjöld fu molto insistente nel chiedere l’inserimento di questa sala nel palazzo dell’ONU, che era in via di costruzione in quel di New York, su progetto di Max Abramovitz e del celebre architetto Wallace Harrison , molto vicino ai Rockefeller, per i quali costruì vicino al Rockefeller Center, da lui progettato, una statua di Prometeo.
La sala di meditazione è aperta al pubblico.
Si trova al pianoterra del palazzo di vetro, è completamente insonorizzata e sorvegliata da due addetti alla sicurezza. Il blocco di magnetite, che attira lo sguardo del visitatore, fu un dono del Re di Svezia. Pesa circa 6.5 tonnellate ed è posato a diretto contatto col pavimento, per creare un “flusso di energia” continuo, con l’edificio medesimo.
Un fascio di luce soffuso punta dritto sul blocco (io preferisco chiamarlo altare, ma una parola vale l’altra).
Per gli esperti di simbologia, la Meditation Room cela molti indizi, riservati agli iniziati.
Il numero di triangoli che compongono il disegno sul pavimento, 22, come gli Arcani Maggiori dei tarocchi.
Dieci, i posti a sedere della sala, un richiamo alla tetractis pitagorica.
L’area della sala, pari a 18 metri, sarebbe infine un riferimento alla cifra che, nella numerologia (nonché nella massoneria), rappresenta il dogma religioso e il mistero.
Tra l’altro il valore mistico della sala fu voluto e ostentato dal suo realizzatore, quindi qui c’è poco complottismo e molta concretezza.
Semmai la teoria della cospirazione entra in gioco quando alcuni esperti di religioni antiche ci ricordano che, nei tempi remoti, i culti che richiedevano sacrifici di sangue avvenivano quasi sempre in luoghi caratterizzati da un forte magnetismo, nonché in templi a forma di piramide, o di piramide tronca.
Quetzalcóatl e relativo tempio.
Per esempio la Medition Room potrebbe ricordare da vicino un tempio azteco consacrato a Quetzalcóatl, il “serpente piumato” molto venerato e temuto dalle popolazioni mesoamericane. Anche il murales a 72 sezioni (numero che, sempre per gli esoteristi, richiama al Dio/Diavolo serpente) pare far riferimento a questa antica divinità, con tanto del suo occhio onnisciente, quello che apparentemente assomiglia a un sole oscurato per metà, posto al centro del quadro.
Piaciuta la favoletta?
- – -
Alex Girola – follow me on Twitter