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Un'altra occasione sprecata: Sinister (di Scott Derrickson, 2012)
Creato il 06 dicembre 2012 da Frank_romantico @Combinazione_CEllison Oswalt, uno scrittore di libri basati su crimini reali, si trasferisce con la famiglia in una casa dove non molto tempo prima c'è stato un omicidio. Il suo scopo è scrivere del fattaccio e pubblicare il libro che lo riporterà sulla cresta dell'onda. Nella soffittà della casa però Ellison recupera una serie di filmini Super 8 che non solo riguardano gli eventi successi in quella casa ma anche altri omicidi insoluti in giro per gli States. E sembra che agli eferrati pluri omicidi sia legato il culto di un demone chiamato Mr. Boogie.
Prima di tutto vorrei sfatare un mito: non è vero che gli scrittori indossano cardigan, portano occhiali con il cordoncino e bevono alcol come fosse acqua... oddio, forse quest'ultima cosa è vera ma non sempre e non per tutti. Questa è l'immagine che tanto cinema e tanta tv hanno voluto darci di loro, ma si tratta solo di un modo romanzato per raccontarli. Quindi immaginate come mi sono sentito quando ho scoperto che il protagonista di Sinister, film del 2012 di Scott Derrickson, è proprio uno scrittore che indossa un cardigan, che porta occhiali col cordoncino e che beve una bottiglia di whisky ogni volta che si mette a lavoro, di notte of course, altro mito duro a morire e da sfatare. Per di più Ellison Oswalt è uno scrittore fallito alla ricerca di riscatto, quindi lo stereotipo dello stereotipo dello stereotipo. E dire che il film invece parte a razzo (non vi dico come) e i primi... trenta secondi fanno sperare in qualcosa di sorprendente e di nuovo.
Ok, lo ammetto, un po' sono partito prevenuto perché ogni volta che vedo Ethan Hawke sul grande schermo mi comincia a prudere il naso e mi scappa qualche starnuto. Non l'ho mai considerato un attore con carisma e di certo non uno a cui affidare il ruolo principale in un film horror. Stranamente invece la sua interpretazione è la cosa migliore del film, che non è così brutto ma nemmeno il miglior horror di quest'anno come l'aveva definito qualcuno. Non c'è da stupirsi: il film è prodotto da due volponi come Jason Blum e Brian Kavanaugh-Jones (Paranormal Activity, Insidious) e diretto dallo stesso regista che si fece conoscere con L'Esorcismo di Emily Rose e che poi si dedicò a quella schifezza di remake di Ultimatum alla Terra.Ma andiamo con ordine: sin dal trailer Sinister si presenta per quello che è, ovvero un film su una casa infestata. Molto in stile Amityville Horror, il già citato Insidious, Poltergeist e così via. La cosa bella è che inizialmente sembra si debba sviluppare per vie traverse, con casi di omicidio e scomparse da risolvere, un killer inafferrabile che si diverte a filmare i propri omicidi e la solita polizia locale che per paura di essere smerdata si dedica all'ostracismo nei confronti dello scrittore/detective che, dal canto suo, dovrebbe preoccuparsi più di tenersi stretta la famiglia che di risolvere casi di cui non frega niente a nessuno. Tutto questo, nonostante la banalità, sembrerebbe funzionare soprattutto grazie allo stratagemma delle pellicole in Super 8, una sorta di porta che permette all'orrore di sublimarsi, perché è in quelle pellicole che è contenuto il lato efferato della faccenda, una sorta di filtro che aumenta angoscia e mistero.
Il vero problema sorge quando vengono inseriti elementi soprannaturali. Non per il soprannaturale in se, che ci può anche stare, ma per come viene proposto ovvero alla solita maniera: va via la corrente, rumori nel buio, ombre che si aggirano per la casa, un urlo che sconvolge la notte e bla bla bla, sempre la solita solfa. C'è da dire che ormai sti trucchetti li conosciamo a memoria: succede qualcosa, il volume della musica si alza, la tensione è a mille, ti sto per spaventare ma poi no, non è niente che in realtà faccia davvero paura e quindi un pippone interminabile su quanto sia tutto a posto, tutto bello, tutto in ordine. Poi di nuovo, si intravede qualcosa e lo spettatore lo sa che se non è arrivato prima arriverà ora l'infarto preannunciato e infatti la musica si alza, la tensione è a mille e alla fine "buuuu" ma non fa più così paura. Certo, ci sono trovate ad effetto che mettono davvero ansia ma è proprio quando l'atmosfera rimane compassata. Ed è così che deve essere, non le solite trovate da luna park messe in atto perché c'è chi se le aspetta e le pretende.L'orrore si deve intuire con la coda dell'occhio e fintanto che è così, Sinister funziona bene. La regia non è nemmeno tanto male e l'unico personaggio sviluppato (quello di Hawke) funziona bene, nonostante sia poco credibile e faccia scelte improbabili fino al finale, quando fa l'unica scelta credibile ma che si rivelerà quella sbagliata.
"Ok", direte voi, "hai detto che il film è banale, che si basa sui soliti trucchetti (ci sono pure i rallenty, non ve l'ho detto?) e i soliti cliché, che persino il personaggio migliore è poco credibile. Allora cosa ci sarà mai da salvare in questo film?". Ad esempio c'è la bellissima fotografia di Chris Norr, che gioca con le ombre e trasforma una casa nel posto più inquietante che ci sia. C'è la colonna sonora di Christopher Young che è il vero valore aggiunto perché fa veramente paura, malsana e crudele, quasi ti entrasse nelle vene e te le raggelasse. C'è anche un boogieman mai troppo invadente (fino a un certo punto, maledizione), riuscito nella propria semplicità. Ci sono alcuni movimenti di macchina che non sono niente male e infine c'è... il finale, spietato e senza speranza. A dirla tutta gli ultimissimi secondi Derrickson se li sarebbe potuti risparmiare visto che non siamo in un video-scherzo su youtube. Quanto aveva ragione Ti West nel suo The Innkeepers me lo sono ricordato proprio in quel momento.
Quella di Sinister è una piccola produzione, pochi attori e una location e mezza. Scivola via bene e ha tratti originali. Nonostante ciò il film ammicca al pubblico più vasto in pieno stile horror americano. Se non fosse stato per questa voglia di strafare staremmo parlando di un film diverso. Peccato perché l'atmosfera è quella giusta, ma si vuole spiegare troppo e subito mentre altre cose sono lasciate al caso. Altrimenti sarebbe stata una sorpresa.
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