Magazine Cinema
Anno 1998.
Dopo l'ottimo esordio con Kids, Clark tre anni dopo se ne viene fuori con un misto di generi: il drammatico, il poliziesco è il romantico romanzato. Tutti sappaimo che la sua propensione è sempre stata quella di focalizzarsi sul disagio adolescemziale, il che significa porre l'attenzione su quelli che sono i più facili tranelli sui cui un ragazzino potrebbe facilmente cadere.
Anche qui Clark non si smentisce, infatti seguiamo la vita del protagonista, Bobbie, landruncolo da quattro soldi e drogato di professione, che insieme alla fidanzata Rosie raccatta il necessario per procurarsi la dose quotidiana di cocaina.
I detrattori del cazzo potrebbero obbiettare una sorta di accanimento e perversione da parte di Clark verso quelli sono gli stereotipi dei ragazzi di strada, e il voler soffermarsi sempre su di loro
(l'intera filmografia di Larry parla da sola)
ma dimenticano che seppure gli argomenti siano stretti e le assonanze tra le varie trame siano piuttosto evidenti, il buon Clark si è saputo sempre reinventare, essere originale quando occorreva e adottare un tipo di regia per ogni storia.
Il suo genio infondo è proprio questo, il saper adottare lo stile più adeguato in base all'occorrenza, dall'underground più spietato, all'amatoriale e dal drammatico al romantico. Per non parlare del suo personale gusto per le inquadrature e la composizione dell'immagine.
Il passato da eccellente fotografo si fa sentire, e sopratutto si vede lontano un miglio.
Larry Clark
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