Wilde non si cura troppo di nascondere le proprie tendenze, convinto della necessità di abbattere le convenzioni moralistiche in favore delle esperienze. Ostenta l’amicizia con il suo Basil, cioè Lord Alfred Douglas, la grande passione della sua vita. Il processo che deriverà da quest’ amicizia, significherà la sua fine come scrittore e come uomo. È una tragedia della cui portata Wilde sarà consapevole fin dall’inizio e che sembra da lui quasi cercata. Al processo non si discolperà e in nome della legittimità dell’omosessualità. Pagherà di persona le proprie idee e darà l’ultima, definitiva, pennellata ad una vita artistica, non scevra, però, dal senso di colpa, che si ritrova in tutto i poeti decadenti, compreso D’annunzio.
“O listen ere the searching sun
Show to the world my sin and shame”
(“San Miniato”)
Caratteristica delle prime opere di Wilde è l’ammirazione decadente del rinascimento e di Shakespeare, cui s’ispirano le sue prime poesie.
“To drift with every passion till my soul
Is a stringed lute on which all winds can play”
(“Helas!”)
“Requiescat”, scritta in memoria di una sorellina morta a sedici anni, è una tipica espressione preraffaellita, con qualcosa di gotico.
Tread lightly, she is near
Under the snow
Speak gently, she can hear
The daisies grow
All her bright golden hair
Tarnished with rust,
She that was young and fair
Fallen to dust.
Lily- like, white as snow,
She hardly knew
She was a woman, so
Sweetly she grew.
Coffin board, heavy stone,
Lie on her breast,
I vex my heart alone,
She is at rest.
Peace, peace, she cannot hear
Lyre or sonnet,
All my life buried here,
Heap earth upon it
Il giglio è ambiguo, è un fiore innocente ma dal profumo intenso, diventa qui simbolo di sessualità, come il “gelsomino notturno” del Pascoli.
continua…