“Le grandi società italiane hanno spesso vissuto momenti drammatici, ingessati da un’assenza totale di meritocrazia, uno dei fattori che rende impossibile lo sviluppo dei talenti. Per una semplice ragione: non essendo il talento la variabile-chiave nella selezione della dirigenza, viene avvilito e snaturato a favore di caratteristiche meno nobili. Come possiamo chiedere alla nostra dirigenza di valorizzare i nostri talenti, quando essa stessa ne è intimorita e non si sente all’altezza?“
Parola di Gianluca Pettiti, 33enne Amministratore Delegato di Life Technologies (la multinazionale leader nel mercato “life science”) per il Sud America. Un ruolo manageriale di primissimo piano, quello di Gianluca, giunto in Brasile dopo una laurea in Ingegneria Gestionale e una carriera professionale dalla forte connotazione internazionale. Negli anni della sua formazione, si rivelano fondamentali l’apprendimento continuo e un sistema di “coaching” che lo accompagna nel corso dei primi anni di lavoro all’interno di un’altra multinazionale, General Electric. Segnali di attenzione al talento, di coltivazione del talento stesso, che trovano purtroppo pochi pari all’interno dell’ecosistema italiano.
Quando opta per rimettersi sul mercato dell’impiego, Gianluca trova di fronte a sé tre offerte: due da parte di società italiane, la terza proveniente dalla società che si sarebbe successivamente evoluta in Life Technologies. Non ha dubbi: accetta quest’ultima offerta, che lo porta a lavorare in Olanda. All’estero Gianluca apprende una massima di vita professionale, comune a molti nostri giovani expats: “o si impara a nuotare, o non si sopravvive“. E impara a nuotare, talmente bene che sopravvive persino a un processo di riorganizzazione interno, arrivando a ricoprire il ruolo di Direttore Finanza e Pianificazione. Guida per un anno e mezzo l’integrazione finanziaria, fino a quando -su sua precisa richiesta- ottiene un ruolo per lui impensabile, fino a pochi anni prima: amministratore delegato a San Paolo del Brasile, con l’incarico di seguire tutta l’area dell’America Latina. Dall’altro emisfero, Gianluca lancia un messaggio in bottiglia alla nostra classe dirigente: “il vecchio modello di leaderhip basato sul fucile è ormai superato, ha lasciato spazio a strutture direttive ben più efficienti, alle quali le nostre imprese dovrebbero iniziare a guardare in modo più proattivo“.
Ospite della trasmissione è Enrico Pedretti, Direttore Marketing di Manageritalia, l’organizzazione di riferimento dei manager nel Belpaese. Con lui affrontiamo il tema di una classe dirigente -quella italiana- che sembra avere urgente bisogno di rinnovarsi e modernizzarsi.
Ultima puntata, per la rubrica “Spazio Emigranti”, della nostra inchiesta sui programmi regionali mirati a evitare la fuga dei talenti all’estero, o quantomeno a trattenerli all’interno del proprio territorio. Per quest’ultima tappa ci trasferiamo in Sicilia, dove Alessandra Russo, dirigente generale del Dipartimento Lavoro della Regione, ci illustra il progetto “Mobilità Talenti”.
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La discussione di questa settimana: “Quanto è forte l’assenza di meritocrazia nel sistema manageriale italiano? La classe dirigente del Belpaese teme il talento? Lo avvilisce, emarginandolo e soffocandolo mediante una struttura direttiva verticistica? Siamo forse al bivio: cambiare e ringiovanire la classe dirigente… o perdere in competitività? Scriveteci la vostra soluzione!
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Alla prossima puntata: sabato 8 ottobre, dalle 13.30 alle 13.55 (CET), su Radio 24. Vi aspetto!