Magazine Diario personale

Un anello per ghermirli

Da Pendolo0

La linea ferroviaria tra Granburrone e Minas Tirith è caratterizzata, nella zona dove un tempo si trovavano le antiche miniere di Moria, da un lungo tratto in galleria. Il moderno tunnel è stato realizzato solo di recente per abbreviare il percorso, che prima passava dalla Torre di Saruman, facendo un giro molto più lungo e tortuoso. Le ferrovie della Terra di Mezzo si stanno aggiornando, altroché.

Stamani, proprio mentre il mio treno attraversava questo tetro passaggio tra le montagne, davanti a me si è seduto un tipo dall’aspetto poco gradevole: andatura dinoccolata, schiena curva, pelle grigiastra, pochi capelli, lunghi e appiccicosi, un paio di occhi rotondi e sporgenti su un viso magro e grinzoso. Emanava un fastidioso odore, che sapeva di stantio e di pesce. Nonostante la sua presenza non troppo rassicurante, ho continuato a leggere il mio libro, cercando di non curarmi troppo di lui. Con la coda dell’occhio ho notato comunque che mi stava studiando, per cui ho cercato di non estraniarmi troppo, come faccio di solito quando mi concentro nella lettura, e di mantenere un certo livello di attenzione.

A un certo punto, mi sono accorta che dalla sua manica è scivolato qualcosa per terra, il gesto è stato dissimulato con due sonori colpi di tosse:

“Gollum! Gollum!”

Era un oggetto luccicante: un grosso anello dorato, tipo quello che il Signore Oscuro aveva forgiato per domare tutti gli altri e che quel Frodo Baggins della Contea era riuscito a distruggere. Gli mancava solo la scritta sulla superficie laterale nei caratteri strani, della lingua oscura che ormai nessuno capisce più. Dopo un attimo, il tipo losco ha finto una faccia sorpresa, ha raccolto l’anello e me l’ha mostrato, tutto contento:

“Guardi, ssssignora, le è caduto un anello!”

Ed io, prontamente:

“No, no, non è mio.”

Lui allora si è piegato un po’ in avanti, avvicinando l’anello al mio viso, perché lo guardassi bene:

“Guardi che bello, è d’oro, un vero tessssoro, chissssà quanto vale!”

Ho continuato a fissare il mio libro, anche se quella presenza inopportuna mi disturbava. Avevo già capito che il tipo voleva farmi la classica truffa dell’anello: mi avrebbe offerto di prenderlo, spacciandolo per un oggetto di valore e pretendendo in cambio di un po’ di soldi. Ma è vecchia, ormai, non ci casco più!

E infatti dopo poco ha iniziato:

“Lo prenda lei, guardi com’è bello, è d’oro, ssssi vede!”

Certo, come no, sapesse, caro signore, quanti anelli d’oro ho trovato per terra sul treno, ne ho una collezione a casa! Dunque: ho i tre anelli dei re degli elfi, sette dei nani e otto di quelli degli umani, guardi, me ne mancava giusto uno e per finire un’altra serie… Ma per favore!

“No, guardi, non m’interessa.” Ho risposto, un po’ scocciata.

Ma lui ha continuato a insistere, con quella fasssstidiosa essssse sssssibilante e quegli occhiacci malefici. Anche il suo alito sapeva di pesce. Ho portato pazienza per un po’ ma alla fine ho sollevato il viso dal libro, l’ho guardato male e ho esclamato:

“Non lo voglio, ho detto!”

Rendendosi conto che non avrei ceduto alla sua offerta, si è alzato, tutto risentito, ed è andato a sedersi davanti a una ragazza straniera, alla quale ha ripetuto la scenetta con lo stesso, sgualcito, copione, ottenendo peraltro lo stesso magro risultato.

Che poi, a pensarci bene, non bisogna mai accettare degli anelli nelle gallerie di Moria. Guardate quanti guai ha combinato quel Bilbo della Contea a prenderlo a Gollum: ci hanno dovuto scrivere un librone di migliaia di pagine e quel regista neozelandese ci ha dovuto girare ben sei film per raccontarli tutti!

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