31 dicembre 2013 di Agnese Bascià
Augurarsi e augurare che l’anno nuovo risulti migliore del precedente è consuetudine antica. E significativa. Ci dice come in tutta la storia dell’umanità non ci sia mai stato un anno così ben riuscito da chiedergli il bis.
Pino Caruso (Ho dei pensieri che non condivido, 2009)
Pettirosso nella Riserva Naturale Le Cesine (®Agnese Bascià)
Un anno ci lascia in favore di un altro che arriva: è la storia millenaria del mondo e quella un po’ più recente dell’Italia e del suo Sud. Il Salento era e resta una “terra di passaggio” e di precarietà per popoli che arrivano da lontano, e talvolta purtroppo anche per gli stessi residenti, che emigrano appena possono, in cerca di lavoro.
Il 2013 passerà alla storia come un altro anno di crisi economica, quella che ha messo in ginocchio tante famiglie, che ha visto tanti suicidi, che ha seminato gli stessi danni di una guerra, secondo Confindustria. E come ogni guerra, ci sono gli sciacalli, gli speculatori che riescono a trarne vantaggio: la storia mondiale e quella italiana non mancano di esempi. E mentre qualcuno si preoccupa di assicurarsi un panettone per l’anno prossimo, purtroppo, il 2013 nel Salento verrà ricordato come un anno che ha portato a galla alcuni atavici problemi.
Il più eclatante è il caso Ilva, i suoi tanti processi, i decessi per tumore — diventati numeri, ma che un tempo sono stati padri e madri di famiglia, figli con un nome e degli affetti — e dei danni recati all’ambiente, alla salute di lavoratori e residenti, l’indifferenza degli amministratori locali e le gaffe della politica
A seguire, il caso dei rifiuti tossici, che non riguardano più solo la “Terra dei Fuochi”; le infiltrazioni mafiose, che nella provincia di Lecce, stando a uno studio intitolato “Gli investimenti delle mafie” del centro di ricerca Transcrime dell’Università Cattolica di Milano, è un fenomeno che accomuna il Salento al territorio foggiano e lo porta in vetta a classifiche davvero preoccupanti.
Non mancano ovviamente i dati sulla disoccupazione, sullo spreco di territorio con i pannelli solari, sugli olivi vittime di una strana malattia, ecc. ecc. Insomma ogni anno ha il suo turbine di cattive notizie, che per alcuni territori come il nostro, diventano, volendo parlare salentino: “La tigna subbra la capu malata”.
Per fortuna, il 2013 è stato anche altro: una notizia di poche ore fa tranquillizzerebbe i tarantini sulla salute dell’aria, che sembrerebbe in netto miglioramento; le statistiche sui flussi turistici pongono la Puglia e il Salento, in particolare, al secondo posto fra le mete turistiche più gettonate in Italia; e anche l’agricoltura salentina riscopre un interesse per le proprie attitudini, quelle per l’esportazione e l’agroalimentare, che possono diventare un traghetto per un più roseo futuro lavorativo a sud. Per quanto ci riguarda, Cultura Salentina ha battezzato il suo milleduecentonovantunesimo contributo con oltre mezzo milione di visitatori, il che vuol dire che i Salentini sono ancora attenti alla loro cultura e al loro bagaglio di tradizioni.
Pertanto, alla luce del fatto che non c’è eclissi parziale che si possa guardare da un solo punto di vista — c’è il lato che si oscura, ma c’è anche quello che si illumina — anche il 2013 va visto nello stesso modo, fermo restando che la speranza nel nuovo anno è una costante cui non vale la pena rinunciare ed è bene sempre farsi gli auguri.
Volendo fare un augurio ai Salentini, non ci soffermeremmo sulle certezze, che queste non sono di questo mondo e anche le evidenze possono essere smentite, portate via dai venti della vita o alterate dalle percezioni di un momento.
No, l’augurio più sentito è la consapevolezza, non dei propri limiti, giacché quelli ce li ricordano i turisti ogni volta che vagano sperduti in viuzze senza segnaletica; ce li ricordano i telegiornali ogni volta che parlano di un Sud in affanno; ce li ricorda l’Istat ogni volta che stila report come i rosari.
Auguriamo invece ai Salentini la consapevolezza dei propri punti di forza: la solarità che attingiamo dal clima mite e dai colori delle stagioni; la caparbietà con cui molti aprono attività commerciali in una terra offesa dalla dimenticanza della politica e dalla delinquenza locale; la sicurezza di avere un passato e delle tradizioni onorevoli da tramandare; l’evidenza di combattere ogni giorno una guerra contro i pregiudizi e “il sentito dire”, che da nord a sud attraversano il Paese con tanta ignoranza e bigotteria.
Auguriamo a tutti i lettori di Cultura Salentina di trovare ancora stimoli nella nostra rivista e nel Salento per continuare a credere che questa terra possa riscattarsi, qui come all’estero, da una cattiva comunicazione o comprensione della Storia, che ne hanno fatto un territorio fanalino di coda nella storia d’Italia, nonostante vi abbia contribuito con sangue e cultura e vi contribuisca tuttora con le sue bellezze, le sue industrie, le sue università, i suoi studiosi, i suoi lavoratori.
Benjamin Franklin diceva: “Sii sempre in guerra con i tuoi vizi, in pace con i tuoi vicini, e lascia che ogni nuovo anno ti trovi un uomo migliore”.