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Un anno di sport: da Valentino Rossi al Barcelona. Un 2015 da rivivere

Creato il 27 dicembre 2015 da Stivalepensante @StivalePensante

Sono stati tanti gli eventi sportivi che hanno caratterizzato il 2015. Dal calcio al tennis, dal nuoto all’atletica, dalla F1 al motomondiale, dal pugilato al golf, passando per gli scandali di Fifa e Iaaf. Ecco i momenti, i risultati e le notizie più significative ed importanti.

(motoblog.it)

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Nell’anno di sport che sta per concludersi, una menzione speciale la merita il Barcellona. Il 2015 è stato dominato dai blaugrana che hanno vinto 5 trofei: la Liga (totalizzando 94 punti, 2 più degli eterni rivali del Real Madrid), la Coppa del Rey, la Supercoppa europea, il terzo Mondiale per Club (battendo in finale il River Plate) e la quinta Champions League, battendo per 3-1 la Juventus in una finale in bilico per un’ora.

Sono stati proprio i bianconeri a monopolizzare l’anno calcistico italiano. La squadra guidata da Massimiliano Allegri ha conquistato il trentunesimo scudetto della sua storia, dominando il campionato fin dalle prime giornate, la decima Coppa Italia, superando la Lazio allo stadio Olimpico per 2-1 nei tempi supplementari e la settima Supercoppa italiana, battendo per 2-0 sempre la Lazio allo Shanghai Stadium. Come Massimiliano Allegri, anche Antonio Conte ha centrato il suo obiettivo stagionale, la qualificazione a Euro 2016, arrivando prima nel suo girone davanti alla Croazia. In Francia gli azzurri affronteranno Belgio, Svezia e Irlanda, in un girone tutt’altro che facile.

Italia protagonista anche in Formula 1: la Ferrari, seconda nella classifica costruttori, è tornata a pungere grazie a Sebastian Vettel che si è aggiudicato tre Gran Premi (Malesia, Ungheria e Singapore). Le Mercedes, imprendibili, hanno dominato la stagione. Lewis Hamilton, campione del mondo per la terza volta (la seconda consecutiva), ha trionfato in dieci occasioni e il compagno di scuderia Nico Rosberg in sei gare, tra cui la ultime tre quando il destino del Mondiale era già segnato.

Anche nelle due ruote l’Italia ha ben figurato grazie a Valentino Rossi che si è riscattato dalle ultime stagioni opache, contendendo fino all’ultima gara la vittoria del motomondiale allo spagnolo Jorge Lorenzo, in un finale di stagione avvelenato dalle polemiche tra l’azzurro e Marc Marquez, culminate nella ginocchiata con cui Rossi ha steso l’iberico in Malesia, subendo la sanzione che lo ha costretto a partire ultimo nel decisivo Gran Premio di Valencia. Lorenzo ha completato la sua rimonta in classifica, vincendo il suo quinto motomondiale (il terzo in MotoGp).

Il 2015 del tennis è stato cannibalizzato da Novak Djokovic e Serena Williams. Il serbo, numero uno nel ranking Atp dalla prima all’ultima settimana dell’anno, ha sollevato tre tornei del Grande Slam su quattro (Austyralian Open, Wimbledon e Us Open, perdendo in finale il Roland Garros, unico major che non figura nel suo palmares, contro un Wawrinka particolarmente ispirato) e sei Masters 1000 su nove, impresa mai riuscita a nessun altro tennista. Anche alle Atp World Tour Finals Djokovic non ha avuto rivali, alzando il quinto alloro della sua carriera dopo aver battuto in finale lo svizzero Roger Federer, sconfitto anche nelle finale di Wimbledon e degli Us Open.

Nel circuito femminile la regina incontrastata è stata Serena Williams: suoi tre Slam su quattro (21 complessivi in carriera), ha mancato l’appuntamento con la vittoria soltanto a New York perdendo in semifinale con Roberta Vinci, arresasi poi in una storica finale tutta azzurra a Flavia Pennetta. La brindisina ha annunciato proprio durante la premiazione di volersi ritirare e così non sarà lei la portabandiera azzurra nei Giochi di Rio 2016 che inizieranno tra sette mesi.

Ma gli occhi dell’Italia sono proiettati anche a un altro grande obiettivo: l’organizzazione delle Olimpiadi del 2024 per le quali Roma è in corsa insieme a Los Angeles, Parigi e Budapest.

Da un sogno ancora non realizzato, a uno che si è già avverato: l’Italia ospiterà infatti per la prima volta nella storia la Ryder Cup, la competizione a squadre più famosa del golf, nella cornice del Marco Simone Golf & Country Club di Guidonia Montecelio. Battuta l’agguerrita concorrenza di Spagna, Austria e Germania.

Nel 2015 il golf ha trovato anche il suo nuovo numero uno. Si tratta di Jordan Spieth, l’unico a essersi imposto nello stesso anno sia nel Masters che nel Tour Championship. Lo statunitense ha guadagnato sul circuito ben 12.030.465 dollari, superando il record stabilito nel 2004 da Vijay Singh (10.905.116 dollari). Spieth è divenuto il più giovane vincitore della FedEx Cup (22 anni e due mesi), il secondo più giovane ad essersi assicurato cinque titoli in una stagione dopo Horton Smith che nel lontano 1929 riuscì nell’impresa a 21 anni.

Il 2015 è stato un anno da favola anche per Gregorio Paltrinieri. L’azzurro ha vinto la medaglia d’oro nella finale dei 1500 stile libero maschili agli Europei in vasca corta di Netanya, stabilendo il nuovo record del mondo con il tempo di 14’08”06. Successi e conferme sono giunte anche per Federica Pellegrini che sarà, con grande probabilità, portabandiera italiana a Rio 2016. La veneta si è aggiudicata a Netanya il quinto titolo continentale nei 200 stile libero ed è stata decisiva nell’oro della staffetta azzurra 4×50 stile libero. Ma le vittorie in rosa non sono state solo quelle della Pellegrini. Tania Cagnotto ai Campionati europei di tuffi a Rostock ha vinto la medaglia d’oro nella finale del trampolino da un metro, nel trampolino tre metri e nel trampolino tre metri sincro in coppia con Francesca Dallapè, prima di giungere prima anche ai Campionati mondiali di Kazan diventando così la prima italiana nella storia dei tuffi a conquistare l’oro in una competizione mondiale.

È stata meno brillante la prestazione dell’Italia agli Europei di basket. La selezione azzurra è arrivata sesta, dopo essere stata eliminata nei quarti per 95-85 dalla Lituania, poi sconfitta in finale per 80-63 da una Spagna stratosferica (alla terza vittoria negli Europei dopo quelle del 2009 e del 2011), trascinata da un Paul Gasol da sogno, autore di ben 25 punti. Dall’altra parte dell’Oceano è arrivato un titolo storico per i Golden State Warriors grazie allo straordinario apporto di Stephen Curry, eletto Mvp al termine della stagione.

Il ciclismo non ha avuto un solo padrone: Fabio Aru, Alberto Contador e Chris Froome si sono spartiti le gare più importanti della stagione. Il sardo è diventato il sesto italiano a vincere la classifica finale della corsa a tappe spagnola dopo Felice Gimondi, Angelo Conterno, Giovanni Battaglin, Marco Giovannetti e Vincenzo Nibali che aveva compiuto questa impresa nel 2010. Il Giro d’Italia lo ha vinto Contador, senza trionfare in alcuna tappa come già aveva fatto nel 2008. Froome ha messo il suo secondo sigillo al Tour de France, senza dominare come aveva fatto nel 2013.

L’atletica, invece, ha avuto un dominatore: Usain Bolt nelle sue specialità non ha lasciato nemmeno le briciole agli avversari, monopolizzando, nei Mondiali di Pechino, i 100 (in 9”79), i 200 (in 19”55) e la 4×100. Il giamaicano ha portato a undici il numero di titoli iridati conquistati in carriera: tre li ha vinti a Berlino 2009, due a Daegu 2011, tre a Mosca 2013 e altri 3 a Pechino 2015.

Gli occhi del mondo del pugilato si sono concentrati tutti su quella che è stata ribattezzata la ‘sfida del secolò tra lo statunitense Floyd Mayweather e il filippino Manny Pacquiao, andata in scena alla “Grand Garden Arena” dell’hotel casino MGM davanti a 16.800 persone che hanno sborsato migliaia di dollari per essere a bordo ring (tra loro Robert de Niro, Clint Eastwood, Ben Affleck, Matt Damon, Jamie Foxx e stelle del football e del basket americano). Trasmesso in 150 paesi, è stato l’incontro più mediatico della storia con ben 1500 giornalisti accreditati. Milioni di telespettatori in tutto il mondo hanno seguito l’evento in televisione, andato in scena dopo cinque anni di negoziati e provocazioni vicendevoli. L’incontro, vinto ai punti con verdetto unanime da Mayweather (che ha così mantenuto la sua imbattibilità di 46 vittorie in altrettanti combattimenti), è stato il match di pugilato più redditizio di sempre: le due borse erano di 120 milioni per l’americano e 80 milioni per il filippino.

L’Italia di pallavolo non ha deluso, staccando il pass per i Giochi di Rio 2016, conquistando l’undicesima qualificazione olimpica consecutiva. Gli azzurri hanno vissuto un 2015 molto positivo, arrivando secondi nella Coppa del Mondo (dietro gli Stati Uniti che hanno alzato al cielo il trofeo per la seconda volta nella storia dopo il trionfo del 1985) e terzi negli Europei (dietro Francia e Slovenia). Cocente delusione, invece, per l’Italia di sci che ha chiuso i Mondiali di Vail/Beaver Creek, negli Stati Uniti, con zero medaglie come non accadeva dal 1999. Un disastro che negli ultimi trent’anni si era verificato solo altre due volte, nel 1993 a Morioka e nel 1989 a Vail.

Ma in mezzo a tante imprese, lo sport nel 2015 ha vissuto anche pagine nere. Innanzitutto lo scandalo corruzione che ha travolto la Fifa e la Uefa tramite i loro presidenti, rispettivamente lo svizzero Joseph Blatter e il francese Michel Platini, sospesi per 90 giorni dal Comitato etico del massimo organo di governo del calcio mondiale per un pagamento di 2 milioni di dollari che Platini ha ricevuto nel 2011 per il lavoro svolto nella Fifa tra il 1998 e il 2002. Un’ondata, quella della corruzione, che si è allargata ai due vicepresidenti Fifa Juan Angel Napout e Alfredo Hawit, arrestati in un albergo di Zurigo dalla polizia cantonale svizzera su richiesta del Dipartimento americano di giustizia con l’accusa di estorsione e frode in relazione alla vendita dei diritti televisivi e di marketing per tornei di calcio sudamericani.

Dalle mazzette al doping. Le indagini svolte da una commissione indipendente istituita dall’Agenzia mondiale antidoping (Wada) hanno portato alla luce un sistema di doping di stato vigente in Russia, appoggiato da figure governative, che ha spinto l’Associazione Internazionale delle Federazioni di Atletica Leggera (Iaaf) a squalificare la Federazione russa di atletica e alcuni atleti e allenatori dalle competizioni a tempo indeterminato. Nemmeno l’Italia è rimasta immune da questo caos perché la Procura Antidoping della Nado, in seguito agli sviluppi dell’indagine “Olimpia” scattata nell’estate 2014, ha chiesto due anni di squalifica per eluso controllo per 26 atleti, tra cui alcune punte di diamante dell’atletica italiana come Andrew Howe, Giuseppe Gibilisco, Daniele Meucci, Fabrizio Donato, Daniele Greco, Ruggero Pertile e Anna Incerti.


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