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Un anno fa, Rosebud. Riflessioni e considerazioni per lo più inutili.

Creato il 25 novembre 2012 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

Un anno fa, Rosebud. Riflessioni e considerazioni per lo più inutili.di Rina Brundu. Il 13 novembre scorso, il nuovo Rosebud aperto alla partecipazione di una community di autori ha compiuto un anno. In precedenza esisteva solamente come blog personale nato il 27 marzo del 2010 per prendere il posto della rivista virtuale “Terza Pagina World” che avevo gestito dal 2004 fino al 2010.

Attualmente il sito ospita circa 750 articoli scritti, presentati, sponsorizzati da un centinaio di autori, scrittori, giornalisti, professori, studenti universitari, persone comuni. Vero è tuttavia che nel corso dell’ultimo anno non sono mai riuscita a fermarmi per raccontare ciò che si sta facendo o cosa si sta tentando di fare. Non sono riuscita a farlo per i tanti impegni personali, ma anche perché il sito stesso ha richiesto uno straordinario lavoro di settaggio. Come ricorderanno i più, la scorsa stagione Rosebud aveva un altro disegno….e la “migration” da un layout all’altra ha significato un impatto su ciascun articolo. Attualmente i lavori tecnici di “fixing” che riguardano tutti gli articoli, la creazione delle pagine, il completamento della versione finale della home-page e altro, sono in corso e prenderanno diversi mesi ancora.

Detto questo – anche in conseguenza del break settimanale che ho appena fatto – qualcosa bisogna pur scriverla per raccontare un poco di ciò che accade nel background. Forse la domanda da cui bisogna partire è questa: che cos’è Rosebud? Rosebud non è un giornale online come lo si intende oggidì, ovvero non è una versione digitale di un più tradizionale giornale cartaceo, ma è un sito che si occupa di scrittura online e del giornalismo-online così come l’ho sempre teorizzato io. Non è questo il luogo per entrare nel dettaglio tecnico, anche perché mi piacerebbe, un giorno, scrivere un qualcosa di sostanziale a proposito di simili argomenti, ma detto molto terra-terra Rosebud è un sito che si occupa di quella che io chiamo scrittura-dell’istante. Questa scrittura si pone per certi versi in netta opposizione alla scrittura tradizionale, editata, pensata, vivisezionata, ma ha anch’essa i suoi meriti.

È facile infatti scrivere un bell’articolo quando si ha il tempo per guardarlo, editarlo, metterlo via, ri-editarlo, ri-metterlo via, colorarlo con infinite citazioni dotte e quant’altro. Sicuramente più difficile è scrivere un articolo in cinque minuti, darlo in pasto a lettori molto-più-accorti, irriverenti, ed intellettualmente pronti di quelli della readership-standard dei giornali tradizionali e che per stroncarlo debbono semplicemente pubblicare un commento in calce. Così come è molto più difficile scrivere quello stesso articolo e, a volte, impreziosirlo con gemme-creative che sono pure frutto dell’illuminazione di un istante e non mancano di un ombrello estetico a suo modo valido. Ecco, se dovessi definire aforisticamente la scrittura e il giornalismo online, direi che sono attività virtuali da guardarsi come fossero mari in tempesta, le cui terribili ondate di tanto in tanto lasciano a riva rari-preziosi, nuovi o dimenticati, che affascinano di conseguenza. Il bello di tutto questo è che tali “preziosi” possono essere creati da uno qualunque degli infiniti pesci nel mare, finanche dal più misero, da quello che nessuno avrebbe mai-pensato-capace-di-tanto…. E si impongono alla stregua dei graffiti disegnati per noia e per dispetto sui muri sporchi della Parigi sessantottina in rivolta, ma che mezzo secolo dopo ti danno ancora da pensare. La scrittura e il giornalismo online vivono dunque di qualità-altre, non-formalizzate, non-formalizzanti. A mio avviso necessitano anche di un tocco di genio, di una capacità tecnica sharp, di una visione kerouachina delle cose della vita e di una naturale inclinazione a non prendersi mai troppo sul serio. Altrimenti è la fine.

Il va sans dire che gestire un sito retto da simili dinamiche larghe non è facile. Per poterlo fare occorre infatti supplire con qualità personali che riguardano l’anima che lo fa vivere. In questo caso la mia. Insomma per tutto ciò che è Rosebud il dito da puntare è nella mia direzione. Io ne sono responsabile. In tutti i sensi. Nel bene e nel male. Da questo punto di vista credo di non avere mai fatto mistero che le mie qualità-personali sono poche. E ho spesso preferito mettere in bella vista gli innumerevoli “vizi” a scapito delle poche “virtù”. Perché lo faccio? Per molte ragioni, tecniche e umane. Tra le ragioni tecniche, per esempio, mi verrebbe da considerare che Rosebud non è un sito “simpatico”. Ecco, nella mia visione delle cose il giornalismo-online (anche quello tradizionale, a dire il vero) NON DEVE essere simpatico. Fare del giornalismo-simpatico, infatti, significa fare del giornalismo-di-casta, fare del giornalismo per gli amici, approvato dagli amici, fare del giornalismo che quando è recensione letteraria diventa marchetta e quando è articolo politico diventa difesa del proprio campanile. Questo non può essere. Per me, il vero giornalismo è sempre stato quello che vive disciplinato dalle regole che ho messo nella pagina dedicata alla “Deontologia” del sito. Ovvero, un giornalismo che non guarda in faccia nessuno ma che è naturalmente portato a rispettare i diritti di tutti. Soprattutto il diritto di replica di tutti. Nient’altro. E vive di fatti, non di parole. O di supposizioni.

Soprattutto, vive liberato da ogni complesso di inferiorità intellettuale e NON CONTEMPLA DOGMI. Di alcun tipo. Inutile quindi – lo dico a proposito di alcune discussioni appassionate che ho avuto nel recente passato con diversi “lettori”  – mandarmi email per dare contro a Tizio o a Caio colpevoli di avere scritto questo o quello su questa o quella “verità rivelata”. Rosebud è un sito mentalmente libero, laico, quando questo termine significa non legato ad alcuna autorità confessionale.  Rosebud rispetta qualsiasi credo per partito-preso ma non accetta intimidazioni religiose o pseudo-religiose da qualunque parte vengano. Fermo restando che se qualcuno ha qualcosa da dire all’autore, questo “qualcosa” dovrebbe scriverlo in calce all’articolo in questione e non mandare email alla redazione. E fermo restando che su Rosebud non verranno MAI pubblicati commenti lesivi della dignità di alcuno, non importa quale sia il suo pensiero. A questo proposito, inutile anche inviarmi note per “lamentare” la qualità “scadente” di alcuni pezzi. Il giorno in cui Rosebud preferità un articolo perfetto, da grande autore (vai a trovarlo di questi tempi!), alla pubblicazione di un testo arrangiato-così-così, grammaticalmente scorretto ma contenente lacrime-di-cuore di un qualsiasi individuo che non ha mai pubblicato alcunché, che non è mai riuscito a “spiegarsi” altrimenti, che non è mai riuscito a far sentire la sua voce tra la folla… be’, quel giorno è meglio che Rosebud chiuda. Perché per dare spazio agli articoli-perfetti ci sono altri luoghi, anche meglio organizzati. Noi invece dovremmo continuare a fare ciò che sappiamo fare e ciò che sentiamo di dover fare. Con la mente. E con il cuore.

Tra le ragioni umane invece… ovvero, tra le ragioni umane che mi impongono di privilegiare gli aspetti meno politically-correct del carattere del moderatore (nel caso specifico, del mio carattere), vi è per esempio la ferma convinzione che l’apparenza non sia sostanza. E viceversa. Che la vera conoscenza tra esseri diversi si può ottenere soltanto attraverso un viaggio, un percorso il più delle volte accidentato ma nobilitato proprio da quelle difficoltà e che, grazie alle stesse, porterà ad una cima da dove si potrà ammirare un panorama senz’altro più… valido. Sicuramente più vero. Non è mai venuto nulla di buono dai viaggi facili! A questo proposito mi ritorna alla mente la grande saggezza di quell’imprenditore italico il quale, pochi anni fa, rinunciò a tutte le sue ricchezze per vivere da barbone nella stazione dei treni romana. Quanto gli chiesero perché lo aveva fatto rispose semplicemente che ad andare in Ferrari si viaggia comodi si va veloci ma non si vede nulla. E non si impara nulla. Lui invece aveva scelto di “vedere” e di “imparare”. Ogni volta che penso a quest’uomo penso a quanto deve brillare la sua anima. Perché l’anima è un concetto più vasto di quanto ne dica una qualsiasi religione o la filosofia più impegnata e le sue necessità sono più profonde. Secondo me, sono meglio raccontate da questo vecchio dialogo:

“Io sono Alessandro Magno, e tu chi sei?”
“Diogene il Cane.”
“Chiedimi quello che vuoi”
“Spostati, che mi togli il sole.”

Be’… time to go back to work. And time to… riprendere la pubblicazione dei bellissimi articoli che mi avete mandato in questi giorni. Grazie anche a chi si è preoccupato per me e mi ha scritto. Che bello et magnifico (nonché scrupolosamente editato) sarebbe questo giornalismo online se la vita reale non decidesse, di tanto in tanto, di intervenire per far sentire le sue ragioni. O magari, no!

P.S. Un grazie di cuore, un abbraccio immenso a tutti coloro che negli ultimi 12 mesi si sono spesi per questo piccolo angolo di mondo virtuale. La mia riconoscenza va oltre ciò che sono capace di spiegare a parole… Del resto basta anche solo dire che vi voglio bene, a tutti, indistintamente, e che senza di voi non si sarebbe potuto fare nulla. Niente. Nada. Baci.

Featured image, il bellissimo e grandissimo Diogene cerca l’uomo, opera di Johann Heinrich Wilhelm Tischbein.

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