Vorrei parlare dell’arancione; ma stranamente è un colore che m’ispira poco. Quando penso all’arancione, credetemi, in mente non mi viene niente. Sì, posso pensare al Tibet, ai monaci buddhisti, al Dalai Lama. Ma non vi sembra un po’ pochino? Poi non mi va di pensare alle cose scontate, i tramonti forti o l’aranciata. Oppure a qualche pubblicità. Infatti, quando vado in giro cerco di notare le cose arancioni. La metropolitana A di Roma è arancione, ma le ha prestato solo la prima lettera. A nessuno viene in mente di chiamarla la metro arancione. Se togliamo queste cose, che poi non sono così tante, è un colore “anonimo”, che non si nota granché. Eppure, la sua anomia è ambigua. Provate a dipingere una casa o un palazzo di arancione! O provate a mettervi dei pantaloni o una gonna arancione: state tranquilli che non passerete inosservati. Ecco perché sostengo che si tratti di un colore ambiguo: anonimo, ma allo stesso sgargiante. Qualcuno si sta domandando ma come mai ho iniziato a parlare di questo colore. È giusto che vi spiego il motivo (sempre se vi va di starmi a sentire). Dunque, in una delle tante mattine della mia vita mi sono alzato abbastanza presto; il sole non era ancora spuntato. Nel cielo vedevo una luce tenue, insomma cominciava ad albeggiare. Aveva piovuto (credo) tutto la notte. Al mattino l’aria era limpida. Faceva molto fresco, sentivo ancora aria frizzante. Comincio a preparare la mia quotidiana tazzina di caffè. Mentre aspetto il caffè mi volto e vedo in cielo stampato un bellissimo arcobaleno doppio.
Niente di straordinario; però, un po’ del bambino rimane sempre. Anche se è un fenomeno che abbiamo visto decine e decine di volte, ogniqualvolta si presenta non possiamo fare a meno di ammirarlo con un certo stupore. Poi, questi due archi inversamente colorati raddoppiano la nostra meraviglia. Allora comincio a individuare i vari colori: il violetto, l’azzurro, il verde, il giallo, il rosso… e l’arancione? Mi sono chiesto? Schiacciato tra il giallo e il rosso, l’arancione mi sembrava che tendesse a scomparire. Ecco, mi dissi, se sta in mezzo agli altri si confonde, non si distingue più, diventa appunto un colore anonimo, senza personalità. Guardavo fisso la bellezza dell’arcobaleno e notavo questo strano fenomeno di non percepire l’arancione. E pensavo, appunto, soltanto quando è isolato riflette la sua luce particolare, riesce a catturare in modo magnetico la nostra attenzione. Allora ho tirato fuori dalla mia libreria un libro dalla copertina arancione e l’ho sistemato in mezzo a libri dalla copertina gialla e rossa. Faceva lo stesso effetto, diventava un libro anonimo. Ma poi guardando meglio la sequenza, ho notato come riuscisse a far risaltare meglio i libri gialli e rossi, quasi che l’occhio per passare da un colore all’altro avesse bisogno di attraversare lo sguardo attraverso quella copertina arancione. Il giallo degradava nel rosso attraverso la mediazione dell’arancione. E riusciva a dare a due colori una loro inspiegabile armonia. Ho fissato la sequenza per un bel pezzo: in mezzo a loro spariva, eppure aveva il potere di far risplendere gli altri due colori. Ed è lì che ho pensato che ci sono persone che quando stanno in mezzo agli altri sanno dare una loro luce particolare, sebbene sembrano del tutto anonime o passano del tutto inosservate.
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