MEETEN NASR
Scorre il giovane tempo
La Vita Felice, Milano 2014
A voler considerare un nucleo propulsivo nella poesia di Meete Nasr, indicherei senza dubbio il viaggio, un viaggio che porta verso innumerevoli direzioni e che corteggia la viandanza, il girovagare persino in posti minimi, vicinissimi.
Ma è un girovagare che investe anche la struttura formale del libro, tutto costruito su un difficile equilibrio tra forme chiuse, (per esempio il sonetto) e un defluire del sentimento verso il delta dell’elegia. Assai evidente appare, soprattutto nella prima parte del libro, l’utilizzo di un’aggettivazione sovrabbondante, la quale ci segnala un turgore dell’esperienza, un colorismo coincidente con la molteplicità della giovinezza.
Questa forma che si espande, trova il suo punto di forza e di momentaneo abbassamento formale in alcune prove della sezione “Atlante del nomade”, passaggio più meditato e riuscito della poesia di Meeten Nasr, si veda il testo “Lucciole”, in cui colpisce la pressoché assenza di aggettivazione, se non quell’ “abbagliante”, a dire l’atmosfera di una scena notturna dove, per meditazione, ogni cosa, nella prima sera, illuminata dai lampioni, si palesa.
Rimane, tuttavia, come musa, la tendenza a descrivere le occasioni, anche in funzione di un resoconto del viaggio della propria vita – in questo senso, l’erotismo evidente va inteso come deflagrazione della memoria in brevi istanti di compimento -.
Ed è tutto da comprendere, allora, il senso del titolo ” scorre il giovane tempo”, come a segnalare non la perdita “tout court”, della vita che si disfa in attesa di un nuovo inizio, ma proprio il tempo della giovinezza, dei suoi vessilli e del suo splendore, l’unico tempo della vita che, forse, valga veramente la pena di offrire al dio del Nulla che ci abita.
Sebastiano Aglieco
pubblicato su IL SEGNALE, percorsi di ricerca letteraria, numero 101
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